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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Medio Oriente: c’è anche il popolo degli Aramei 27/09/2014
 

Medio Oriente: c’è anche il popolo degli Aramei
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico i Dror Peleg, versione italiana di Yehudit Weiz)

                                            Alfabeto aramaico

Una delle ultime decisioni prese dal Ministro degli Interni, Gideon Sa’ar, è stata il riconoscimento ufficiale della cittadinanza aramea a una comunità di Cristiano-israeliani. Decisione che ha sollevato una protesta mediatica, soprattutto tra i cittadini arabo-israeliani i quali, contro il Ministro degli Interni, sostenevano che non esiste il popolo degli Aramei e che in realtà dietro questa operazione, si celava l’obiettivo del governo israeliano di indebolire e controllare i cittadini arabo-israeliani con il sistema del “divide et impera”.

 Esaminiamo la storia del popolo degli Aramei in due diversi ambiti: quello storico-religioso-linguistico e quello civile.
Aspetti storici-linguistici-religiosi
La storia del Medio Oriente racconta della presenza di Aramei fin dalla seconda metà del secondo millennio a.C.: essi vivevano nella “Mezzaluna Fertile” a Ovest e a Nord del Levante, in un’area che oggi comprende in parte la Terra d’Israele, il Nord-Ovest della Giordania, il Libano, l’Ovest e il Nord-Ovest della Siria, il Nord dell’Iraq e la Mesopotamia.
Nella Bibbia e in tarde fonti ebraiche ci sono riferimenti ai Regni degli Aramei e alle zone in cui vivevano: Aram naharaim, Padan aram, Aram zuba, Aram dameseq, ecc.
L’aramaico diventò la lingua comune (lingua franca) in quelle zone, persino tra i popoli non aramaici come il popolo ebraico, ed è per questo che alcuni libri della Bibbia sono scritti in aramaico.
Nel Primo Millennio a.C. sul palcoscenico della storia era salito il popolo assiro, ma il suo dominio non comportò alcun cambiamento nella lingua, e l’aramaico continuò per secoli a essere la lingua prevalente nella “Mezzaluna fertile”: per esempio il Talmud Babilonese, scritto nei primi cinque secoli d.C. è ricco di termini aramaici, così come gli scritti ebraici del “periodo dei Geonim”che videro la luce fin dal nono secolo d.C.

Gli ebrei, in quanto gruppo etnico e religioso, protessero sempre l’aramaico, usandolo ancora oggi come la lingua dello studio e della preghiera. Sotto il dominio assiro, alcuni gruppi ben distinti di Aramei continuarono a mantenere la loro cultura e il loro retaggio in termini di lingua e di religione. Questo fatto è importante per spiegare il rapporto tra Aramei e Assiri fino ad oggi. Neppure i Greci e i Romani, che governarono quella regione tra il quarto secolo a.C. e il quarto secolo d.C., contribuirono alla scomparsa delle comunità di lingua aramaica, alcune abbracciarono il cristianesimo, in particolare dopo che nel tardo quarto secolo d.C., la “Mezzaluna fertile” vide l’ascesa dell’Impero Bizantino (Cristiani d’Oriente).

E’ importante ricordare che gli Arabi arrivarono dalla Penisola Arabica, cioè dal Sud del Medio Oriente, e che le lingue storiche della “Mezzaluna fertile” sono l’aramaico, l’assiro, il babilonese e l’ebraico. Nel settimo secolo d.C. in questa regione arrivarono delle tribù arabo-musulmane, che imposero alla maggioranza della popolazione locale la conversione all’Islam, e l’assimilazione alla cultura arabo-musulmana. L’Islam divenne l’unica religione e l’arabo diventò la lingua più diffusa, cambiando l’identità alle comunità che si convertirono all’Islam e che si fusero con gli arabo-musulmani, perdendo così le loro peculiari caratteristiche.
Al contrario, i gruppi rimasti fedeli al cristianesimo, continuarono a usare la loro lingua aramaica nelle liturgie all'internodella chiesa, come pure l’antico aramaico scritto nei testi religiosi. Gli Aramei-Siriaci sono i Cristiani d’Oriente, e nell’arco del tempo si sono divisi in chiese di rito diverso: la Chiesa Siriaco-Maronita, la Greco-Ortodossa, la Greco-Cattolica, la Siriaco-Cattolica, e la Chiesa Siriaco-Ortodossa di Antiochia.
La loro diversità etnica deriva dalla loro distribuzione geografica e dai rapporti intercorsi con i vari centri religiosi - Roma, Costantinopoli e Antiochia – che si sono evoluti nei secoli. Tale diversità è una riprova del lungo periodo in cui le comunità di Aramei furono presenti nella “Mezzaluna Fertile”. Le peculiarità linguistiche e religiose preservarono queste comunità, separatamente l’una dall’altra, dall’assimilazione alla maggioranza musulmana, in particolare per la proibizione del matrimonio fra etnie diverse, che è una norma per Drusi, Alawiti ed Ebrei. Tutto questo ha consentito alle comunità aramee che vivevano nella “Mezzaluna fertile” di tenersi ben distinte dal punto di vista etnico, linguistico e religioso, e di custodire la loro cultura, perpetuandone la continuità.

Non esiste quindi alcuna ragione per non riconoscere l’esistenza del popolo degli Aramei, data l’unicità della sua lingua, e le sue peculiari caratteristiche in campo religioso ed etnico. Nel 1942 il Dr. Edmond Meir aveva scritto un documento sui Maroniti in Libano e Siria, in cui esplicitamente dichiara che sono loro i discendenti degli Aramei-Siriaci che avevano vissuto in quella regione al tempo della conquista islamica nel settimo secolo.
In uno studio pubblicato nel 2005 dall’Università di Al-Azhar, il Dr. Ahmad Muhammad Alì Algamal parla di un popolo Arameo-Siriaco che di fatto esiste in Libano, Siria e Iraq. Nei Paesi confinanti ci sono molti villaggi i cui residenti sono Cristiani, la cui lingua, non solo quella per uso liturgico, è l’aramaico. In Siria: Maalula, Bh’ah, Hascha, Kamishli. In Turchia: Tur-Abdin, Mardin. Nel Nord dell’Iraq: Krakosh, Elkosh, Erbil (la capitale della regione curda), Ankawa.

 E’ certo che in Libano fino alla fine del 19° secolo sono vissute comunità aramee che a Bashri, Zgrta e sulle alture dei Monti del Libano avevano continuato a parlare l’aramaico. In un servizio trasmesso nel 2008 sul canale televisivo “Russia Today”, a proposito della comunità aramea di Maalula, fu presentata una scuola di lingua aramaica, e sulla lavagna si vedeva la scrittura assira a caratteri “quadrati”, esattamente come quelli usati dagli ebrei fin dal ritorno a Sion agli inizi del periodo del Secondo Tempio e usati a tutt’oggi, che avevano sostituito l’antica scrittura ebraica (“Datz”). Le caratteristiche linguistiche dell’“arabo parlato” dalle comunità cristiane del Levante sono diverse da quelle che appartengono all’”arabo parlato” dalle comunità musulmane, dai Drusi e dagli Alawiti. Tali peculiarità mettono in risalto le differenze culturali delle comunità cristiane e il loro desiderio di preservare la propria autonomia culturale di cui hanno goduto per tutto il tempo della dominazione arabo-islamica nella regione. Per le tradizioni che le distinguono, a queste comunità è stato dato il nome di “Arameo-Siriache”, più comunemente abbreviato in “Siriaci”. Tra esse la più famosa è la comunità Maronita, che in maggioranza vive in Libano. Alcuni testi scritti dei loro libri di preghiera sono in aramaico.

Aspetti civili della Mezzaluna Fertile
Le comunità Arameo-Siriache si trovano principalmente in Iraq, Siria, Libano e nel Nord di Israele. Il comune denominatore è la combinazione della fede cristiana e della lingua aramaica usata essenzialmente nella preghiera e sono riconosciute da questi paesi come comunità diverse. I moderni Stati che sono stati istituiti in Iraq e in Siria circa settanta anni fa, hanno lavorato incessantemente e consciamente per creare una nazione unica e unita, arabo-irachena in Iraq e arabo-siriana in Siria; questa consapevolezza aveva lo scopo di cancellare la tradizionale lealtà dei cittadini nei confronti di tribù, gruppo etnico, religione e setta, sostituendo questa lealtà tradizionale con una che portasse a una moderna fratellanza, alla pace civile e ad una autorità stabile. Per cui si svilupparono nuove ideologie come il nazionalismo, il patriottismo, il socialismo arabo e il “Baath”, che erano una copia delle ideologie europee prevalenti tra gli intellettuali nel XIX° e XX° secolo.

Il tentativo siriano di cancellare tutte le identità particolari e portare tutti i cittadini siriani a essere “Arabi siriani” che credono unicamente nella dottrina “Baath”, è ben descritto nel testo che scrissi nel 1998 sui media siriani: “Il linguaggio pubblico e politico del regime di Assad in Siria”. Negli scorsi tre anni e mezzo, dall’inizio delle rivoluzioni nel mondo arabo, la capacità di governo nei moderni stati di Iraq e Siria è diminuita, e divenne chiaro a tutti che le ideologie importate dall’Europa non erano state veramente assorbite dalle masse, che rimanevano in gran parte legate alle strutture tradizionali, tribù, gruppi etnici, religiosi e comunitari.
La maggior parte delle comunità musulmane si identifica sempre di più in termini religiosi e di setta, per cui i gruppi cristiani che prima erano cittadini-fratelli, diventano infedeli. Le persecuzioni, le vessazioni nei loro confronti, gli attacchi alle chiese, alle proprietà e alle stesse persone, hanno spinto molti a emigrare in altri paesi, specialmente in Europa. Nel tentativo di fermare la fuga di cristiani dall’Iraq, il Parlamento iracheno ha approvato nel gennaio 2014 una legge che conferiva alla lingua aramaico-siriaca un riconoscimento ufficiale, a fianco di arabo, curdo, turcomanno e armeno.

E’ importante ricordarlo, perché lo stato iracheno oggi non ha interesse a dividere la propria popolazione, dato che l’ intenzione è quella di promuovere l’unità tra tutti i cittadini, nel tentativo di creare una identità nazionale. E’ perciò significativo che il parlamento iracheno abbia riconosciuto la lingua aramaico-siriaca, accettando l’esistenza di un gruppo Arameo.
L’aramaico è usato come lingua per la preghiera in ogni luogo in cui vivono comunità aramee, che ebbero origine in M.O. e che appartengono alla Chiesa Arameo-Maronita, Ortodossa e Cattolica: in Svezia, Cipro, Francia, Germania, Olanda, Svizzera, Romania, Brasile, Argentina, Messico, USA, Canada, Australia, Africa dell’Ovest, Sud Africa, e ovunque esiste una chiesa e una comunità arameo-siriaca originaria del M.O. , in particolare da Siria e Libano.

La situazione in Israele
Israele non ha fatto una distinzione particolare tra i cittadini cristiani che parlano arabo, lo Stato li considera tali. Tuttavia ha riconosciuto due gruppi: i Drusi e i Circassi. I Circassi, musulmani per lingua, etnia ed eredità culturale, provengono dal Caucaso e i Drusi, ovunque vivono, si differenziano dai musulmani per religione, abitudini sociali e famigliari, ad esempio nel rito matrimoniale. Una situazione simile avviene per gli aramei, che tendono a sposarsi fra loro, anche se di chiese diverse. Gli aramei non sono una comunità religiosa, dato che sono cristiani come altri cristiani non aramei. D’altra parte non si possono considerare come una derivazione cristiana, perché tra loro vi sono cattolici e ortodossi. Così c’è solo la loro auto-definizione, etnico e linguistica, le stesse tradizioni per la vita in comune, basate sulla loro storia e realtà nella Mezzaluna Fertile.
Gli aramei sono molto simili agli ebrei: Sono una minoranza con radici profonde nella regione; Sono diversi dalla maggioranza demografica locale  dato che sono cristiani; hanno una loro lingua che usano a fini liturgici; Sono stati perseguitati perché “diversi”.
Perciò sarebbe giusto che lo Stato di Israele riconoscesse il gruppo Arameo-Siriaco come una comunità parallela a quella drusa e circassa, e permettesse ai membri cristiani delle Chiese Orientali ricordate, di essere riconosciuti dal Ministero competente come Aramei di religione cristiana, secondo le loro scelte e le caratteristiche della comunità aramea.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.


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