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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Usa & Medio Oriente: un gioco pericoloso 23/03/2014

 Usa & Medio Oriente: un gioco pericoloso
Analisi di Zvi Mazel

http://www.jpost.com/Opinion/Op-Ed-Contributors/Washington-and-the-Middle-East-What-in-the-world-is-the-US-playing-at-346360

(Traduzione di Angelo Pezzana)


Barack Obama

Una fonte anonima del Dipartimento di Stato ha recentemente dichiarato al quotidiano Al Rai del Kuwait che la Fratellanza Musulmana non costituisce un pericolo per gli Stati Uniti, aggiungendo che nessuno a chiesto a Washington di inserirla nell’elenco delle organizzazioni terroriste. Quest’ultima parte della dichiarazione è probabilmente vera, ma non era il momento giusto per renderla pubblica, quando la medesima organizzazione è impegnata in una guerra terrorista contro l’Egitto, il più antico alleato di Washington in Medio Oriente e nel momento in cui il Cairo ha definito la Fratellanza una organizzazione terrorista. Questa dichiarazione assomiglia più a un atto politico piuttosto che a una semplice informazione. I Fratelli Musulmani l’avranno di sicuro interpretata come un segnale di sostegno alla loro causa. E’ un fatto che sin dall’inizio delle dimostrazioni contro Mubarak iniziate nel gennaio 2011, Washington non ha fatto altro che sostenere la Fratellanza, arrivando a sospendere l’assistenza militare all’Egitto dopo l’estromissione di Morsi.

Ci chiediamo che cosa ci sia di razionale dietro a una simile politica. Non molto tempo fa l’Amministrazione Obama si vantava dell’uccisione di Osama Bin Laden, l’arcinemico dell’America e devoto seguace dei Fratelli Musulmani, quali Abdulla Azzam e Mahmoud Qutb. Il primo, un palestinese membro della Fratellanza egiziana, tra i fondatori di Al Qaeda, era il suo maestro e mentore; il secondo, fratello di Sayyed Qutb, era il professore di Bin Laden all’università King Abd AlAziz di Jeddah.  Gli insegnamenti di Sayyed Qutb vengono considerati la base dell’ideologia che diede inizio all’islam estremista nel 20° secolo, con  conseguenze disastrose per il mondo intero.  Omar Abdel Rahman, lo sceicco cieco che aveva architettato il primo attacco al World Trade Center nel 1993 e che sta scontando l’ergastolo in una prigione americana era il leader della Gama’a Al lslamia, una propaggine della Fratellanza, responsabile dell’assassinio di Sadat nel 1981 e amico di Bin Laden sin da quando entrambi si rifugiarono in Afghanistan. È una lunga storia, nei passati 85 anni la Fratellanza e i gruppi ai quali diede origine hanno sparso terrore sia contro i musulmani che contro l’Occidente. Eppure l’Amministrazione americana  afferma pubblicamente che la Fratellanza non è una minaccia. Corrono molte voci sul numero di arabi americani legati presumibilmente alla Fratellanza all’interno della Casa Bianca, nel Dipartimento di Stato e persino nel Centro anti-terrorismo. Circolano liste di nomi, anche se uno è restio a credere che possa essere vero.

L’Egitto è la vittima più evidente di questa assurda politica.  C’è urgente bisogno che entrino in azione le strutture militari - come gli elicotteri Apache e i dispositivi di monitoraggio più sofisticati – negati finora dall’Amministrazione americana, nella guerra contro la Fratellanza e il terrorismo jihadista.

Nabil Fahami, ministro degli esteri egiziano, ha detto recentemente che gli Usa ritardano la consegna di un certo numero di elicotteri Apache che dovevano essere revisionati. Le autorità doganali tedesche hanno di recente sequestrato un carico di armi proveniente dalla Polonia, perfettamente regolare, destinato all’Egitto in base all’embargo sulle armi imposto dall’Unione Europea. In altre parole, Usa e Ue boicottano di comune accordo l’Egitto, il paese arabo più grandemente impegnato nella guerra all’islam estremista.  Senza altre possibilità, l’Egitto si è rivolto alla Russia per una cooperazione più stretta, ottenendo una consistente fornitura di armi. Spinto dalla guerra contro il terrorismo, l’Egitto ora  chiede ai russi di accelerare la spedizione di elicotteri da combattimento.

La politica americana ha anche prodotto una spaccatura con l’Arabia Saudita e I Paesi del Golfo, che si sono sentiti traditi dopo aver constatato che Washington negoziava segretamente con l’Iran, il loro nemico dichiarato, in vista di un compromesso sull’arma nucleare.  Sfidando Washington, l’Arabia Saudita, gli Emirati e il Kuwait hanno fatto sapere che finanzieranno la fornitura di armi russe all’Egitto. La visita di Obama nel regno saudita di metà marzo per discutere di confini è stata cancellata, o almeno rinviata a causa delle profonde differenze di vedute con i Paesi del Golfo.

Le relazioni tra Arabia Saudita e Stati Uniti non sono state le stesse dall' 11 settembre, quando si scoprì che 16 dei 18 terroristi erano sauditi. Ryad cercò inutilmente di tirarsi fuori espellendo la Fratellanza dal regno, gli imam sauditi emisero una fatwa che proibiva il terrorismo, inclusi gli attacchi contro i paesi terzi. Questo spiega perché l’Arabia Saudita abbia applaudito la cacciata di Morsi, al centro della loro ostilità con il Qatar, da sempre sostenitore della Fratellanza. Infatti l’Arabia Saudita, gli Emirati e il Bahrain hanno recentemente richiamato i loro ambasciatori da Doha, ammonendo l’emiro a cambiare politica.

Il Medio Oriente non è mai stata una regione tranquilla. La sua storia, sin dalla prima guerra mondiale, è piena di guerre, colpi di stato militari e massacri. I Paesi di questa regione  non hanno mai sviluppato le loro economie malgrado le grandi risorse naturali, dipendendo sempre dalle grandi potenze come l’Inghilterra, Francia, Usa o Unione sovietica. La scomparsa di Gran Bretagna e Francia quali potenze coloniali e la disintegrazione dell’Urss hanno lasciato l’America quale unico alleato dei Paesi arabi pragmatici di fronte all’Iran e Al Qaeda. Ma ora questo scenario sta scomparendo. Il fallimento della primavera araba ha peggiorato la situazione e il Medio Oriente è nel caos. Somalia, Libia, Iraq, Yemen si stanno disfacendo. Il Libano è sull’orlo del precipizio come il Sudan e l’Egitto è in crisi. Solo le monarchie tradizionali, i Paesi del Golfo, la Giordania e il Marocco rimangono stabili, ma per quanto ? La disintegrazione della Libia rappresenta un disastro, in quanto i suoi sofisticati armamenti sono stati rubati e ora seminano terrore in Egitto e negli altri Paesi arabi. L’alleanza regionale fondamentale che teneva a bada l’Iran non esiste più. Alleati tradizionali come l’Egitto, Arabia Saudita e gli Emirati del Golfo non hanno più fiducia nell’America. Estremismo e fanatismo sono in crescita e il Medio Oriente è diventato una bomba a orologeria.

È difficile interpretare la politica Usa in Medio Oriente. Ma ciò che è sicuro è che il disimpegno americano dal Medio Oriente incoraggerà le forze estremiste. Sappiamo tutti che in natura il vacuum non può esistere. Quel che succederà dopo non lo sa nessuno.

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs.  I suoi editoriali escono sul Jerusalem Post. Collabora con Informazione Corretta 


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