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Ugo Volli
Cartoline
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Fronte del nord, la situazione è più che delicata: pericolosa 13/11/2017
Fronte del nord, la situazione è più che delicata: pericolosa
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: missili di Hezbollah puntati sul Golan

Cari amici,

bisogna continuare a fare molta attenzione ai confini settentrionali di Israele, perché è lì che le minacce si addensano. E ogni giorno emergono particolari nuovi. Il più significativo uscito nel weekend è la costruzione di una base permanente iraniana in una località chiamata Al-Kiswah, una quindicina di chilometri a sud di Damasco, cioè meno di quaranta a nordest dal confine di Israele (potete vedere la mappa qui https://www.google.it/maps/place/Al+Kiswah,+Siria/@33.3292377,36.0216947,8.75z/data=!4m5!3m4!1s0x151922442b227c6b:0xf9d7484995b204b2!8m2!3d33.358433!4d36.2522371, l’articolo da cui ho tratto la notizia è questo: http://www.israelhayom.com/2017/11/12/report-iran-building-military-base-30-miles-from-israel-border/). E’ inutile dire che una base militare in quella posizione ha due significati: da un lato la garanzia di una guardia pretoriana, ma anche la sorveglianza di una forza straniera rispetto al regime di Assad; dall’altro una chiara minaccia a Israele. Fra Al-Kiswah e il Golan non ci sono ostacoli naturali, le vie di comunicazione sono buone, insomma i carri armati possono essere al confine di Al Quneitra, dove si combatté nel ‘56 e nel ‘67 in circa un’ora.

La seconda notizia è che Israele ha abbattuto con un razzo Patriot un drone siriano proprio sul Golan nella zona di Al Quneitra. A quanto pare non era entrato in territorio israeliano, ma stava raccogliendo informazioni sul dispositivo militare di Tsahal (http://www.israelhayom.com/2017/11/12/israel-intercepts-syrian-drone-over-border/). Sul piano giuridico non vi è problema in questo gesto, dato che tecnicamente Israele e la Siria sono ancora in guerra dal 1948. Ma ci si può chiedere la ragione dell’uso di un armamento sofisticato come i Patriot. Forse il drone stava intrudendo in una zona dove si svolgevano attività delicate. O forse Israele ha voluto segnalare ancora una volta la sua volontà di difendere la propria sovranità e di non ignorare nessuna violazione. Certamente quel drone che si avvicinava al confine era un segno della nuova sicurezza di sé del regime di Assad.

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La bandiera dei terroristi di Hezbollah

Infine, la notizia che ha colpito di più i giornali. Hezbollah, sconfessato come un elemento pericoloso e opprimente nella politica libanese dal primo ministro Hariri, che aveva accettato e pensato di aver sottomesso un anno fa, ha reagito con una campagna di stampa. Hariri, hanno detto, si è dimesso su ordine dei sauditi che lo tengono prigioniero. E’ un’affermazione insensata: catturare un primo ministro straniero per costringerlo alle dimissioni è un gesto politicamente privo di ogni vantaggio, anche propagandistico: la prigionia del leader libanese prima o poi dovrebbe essere ammessa e toglierebbe ogni valore alle accuse di Hariri, che verrebbe così facilmente sostituito. Quel che invece sembra ovvio è che Hariri abbia timore per la propria vita, ricordandosi del padre ucciso proprio da Hezbollah su ordini siriani e ha pensato l’esilio che sia preferibile a una bomba.

Ma Hezbollah in questa campagna sostiene anche che l’Arabia starebbe spingendo Israele ad attaccare il Libano (http://www.israelhayom.com/2017/11/12/hezbollah-leader-saudis-pushing-israel-to-attack-lebanon/), che è un’altra insensatezza: ovviamente Israele non prende ordini dai sauditi, che continuano ad essere dei nemici storici con cui c’è un accordo solo parziale e temporaneo. Chiariamo bene, non ci sono santi in circolazione. Né nella politica in generale né in particolare in Medio Oriente. Tanto meno fra gli arabi. Anche quelli che fanno accordi più o meno taciti con Israele di fronte a un nemico comune, l’Iran, se potessero eliminare Israele con una qualche arma segreta, lo farebbe subito, se non altro per l’immenso prestigio e l’universale popolarità che otterrebbe in un mondo islamico addestrato all’odio per gli ebrei dal tempo del Corano e forse anche prima, dalle sue fonti arabe e che negli ultimi settant’anni è stato ingozzato di antisemitismo come Hitler non era mai riuscito a fare.

Israele dunque non fa certo l’esercito mercenario per l’Arabia. Ma Hezbollah lo insinua da un lato per squalificare i sauditi come “amici di Israele”, che nel mondo arabo è un insulto. E dall’altro, questo potrebbe giustificare degli incidenti o degli attacchi (http://www.israelhayom.com/opinions/sculpting-the-north/): non c’è modo migliore per preparare un attacco di insinuare che il tuo nemico ti sta attaccando. Insomma la situazione è più che delicata: pericolosa. Per fortuna Israele è in mano a un primo ministro competente, esperto e abilissimo come Bibi Netanyahu.

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