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Ugo Volli
Cartoline
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La memoria che non si lascia cancellare 12/11/2017

La memoria che non si lascia cancellare
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

a destra Papa Pio V

Cari amici,

scusatemi, sento il bisogno profondo di ritornare su una notizia che voi avete probabilmente letto in una “breve di cronaca” della “Stampa” riportata quattro giorni fa anche da Informazione Corretta (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=68203 ). Per semplicità, dato che sono poche righe, ve la riporto:
“Distrutto nel 1569, se n’era persa ogni traccia: ora il cimitero ebraico medievale di Bologna è stato ritrovato, e con le sue 408 sepolture è il più grande finora noto in Italia. Riscoperto nel corso degli scavi del 2012-2014, rappresenta un’opportunità unica per ricostruire vicende storiche, dinamiche insediative, evoluzione topografica e sociale dell’area. Tra gli obiettivi degli studiosi è la valorizzazione del patrimonio culturale ebraico e della storia della comunità bolognese.”

Sembrerebbe una notizia positiva, che testimonia della larga diffusione del patrimonio culturale ebraico nel nostro paese e del suo recupero, quantomeno in forma museale. Per chi ne fosse curioso, è possibile vedere lo scavo su Google maps, qui: https://www.google.it/maps/place/Via+Orfeo,+40124+Bologna+BO/@44.4862471,11.3522032,24m/data=!3m1!1e3!4m5!3m4!1s0x477fd4c605197935:0x41a44ce1464fa252!8m2!3d44.4861016!4d11.3515216. Dietro a questo recupero, certamente lodevole, c’è però un’altra storia, un po’ più complessa, e molto più amara. Potete leggere sulle pagine locali di “Repubblica” (http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/11/07/news/cimitero_ebraico-180483760/ ) una ricostruzione dei fatti che portarono alla sparizione di quel cimitero che oggi è stato riscoperto e scavato archeologicamente.
Ancora più esplicito è il comunicato stampa del comune di Bologna, da cui tutti i giornali hanno preso (http://www.comune.bologna.it/news/ritrovato-il-cimitero-ebraico-medievale-di-bologna ) .

Immagine correlata
scheletri rinvenuti negli scavi

Per semplicità vi copio qui dal comunicato il punto cruciale che non è arrivata sui giornali nazionali: “Le fonti d'archivio riportano che quest'area fu acquistata nel 1393 da un membro della famiglia ebraica dei Da Orvieto per poi essere lasciata in uso agli Ebrei bolognesi come luogo di sepoltura. Questa funzione permane fino al 1569, quando l'emanazione di due Bolle Papali condanna le persone di religione ebraica ad abbandonare le città dello Stato Pontificio e ad essere cancellate dalla memoria dei luoghi dove avevano vissuto e operato. Uno degli effetti più violenti di queste persecuzioni è l'autorizzazione a distruggere i cimiteri e a profanare le sepolture ebraiche presenti in città. Una damnatio memoriae che riesce solo in parte visto che negli atti e registri degli anni seguenti, ma soprattutto nella consuetudine orale, quell'area continua ad essere indicata come "Orto degli Ebrei".
Con il Breve del 28 novembre 1569, Pio V dona l'area del cimitero ebraico alle suore della vicina chiesa di San Pietro Martire, accordando alle monache la facoltà "di disseppellire e far trasportare, dove a loro piaccia, i cadaveri, le ossa e gli avanzi dei morti: di demolire o trasmutare in altra forma i sepolcri costruiti dagli ebrei, anche per persone viventi: di togliere affatto, oppure raschiare e cancellare le iscrizioni ed altre memorie scolpite nel marmo".

Lo voglio ripetere. Il papa che aveva cancellato la presenza degli ebrei da decine di luoghi come Bologna dove vivano da molti secoli, per concentrarli nella reclusione dei ghetti di Roma, Ancona e Avignone, permise alle monache "di disseppellire e far trasportare, dove a loro piaccia, i cadaveri, le ossa e gli avanzi dei morti: di demolire […] i sepolcri costruiti dagli ebrei,[...] di togliere affatto, oppure raschiare e cancellare le iscrizioni ed altre memorie.”
E perché? Le monache obbedirono entusiaste. Come dice il comunicato del comune “ circa 150 tombe [furono] volontariamente manomesse per profanare la sacralità delle sepolture, nessuna traccia delle lapidi che dovevano indicare il nome dei defunti, forse vendute o riutilizzate.”

Ma non avevano bisogno di quello spazio, non vi costruirono nulla, tant’è vero che ci è arrivato come l’hanno lasciato. Dunque perché? Lo dice ancora il comunicato: gli ebrei non dovevano solo essere cacciati ma “cancellati dalla memoria dei luoghi dove avevano vissuto e operato”. Un progetto, una forma d’odio, che a me fa venire in mente assieme Hitler e i talebani. E’ vero che Pio V fu il pontefice di Lepanto, che sconfisse i turchi in una battaglia importante, ma la sua ferocia non appare diversa dalla loro. Non è solo l’istituzione del ghetto di Roma o la violenza contro i morti di Bologna. Per non parlare della sua opera di inquisitore, dei roghi di umanisti, della censura, delle stragi di “eretici” in Francia (https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Pio_V ) quel che fece fare per esempio ai valdesi della Calabria non può non essere citato: « Ora occorre dir come oggi a buon'ora si è ricominciato a far l'orrenda iustizia di questi Luterani, che solo in pensarvi è spaventevole: e così sono questi tali come una morte di castrati; li quali erano tutti serrati in una casa, e veniva il boia e li pigliava a uno a uno, e gli legava una benda avanti agli occhi, e poi lo menava in un luogo spazioso poco distanle da quella casa, e lo faceva inginocchiare, e con un coltello gli tagliava la gola, e lo lasciava così: dipoi pigliava quella benda così insanguinata, e col coltello sanguinato ritornava pigliar l'altro, e faceva il simile. Ha seguito quest'ordine fino al numero di 88; il quale spettacolo quanto sia stato compassionevole lo lascio pensare e considerare a voi.(...) Ora essendo qui in Mont'Alto alla persecuzione di questi eretici della Guardia Fiscalda, e Casal di San Sisto, contro i quali in undici giorni si è fatta esecuzione di 2000 anime; e ne sono prigioni 1600 condannati; et è seguita la giustizia di cento e più ammazzati in campagna, trovati con l'arme circa quaranta, e l'altri tutti in disperazione a quattro e a cinque: brugiate l'una e l'altra terra, e fatte tagliar molte possessioni. » (https://it.wikipedia.org/wiki/Guardia_Piemontese )

Pio V fu fatto santo un secolo dopo la sua morte, “unico pontefice proclamato santo tra Celestino V (1313) e Pio X (1954)”. Qualcuno ha anche pensato bene di dedicare al suo nome molte vie fra cui quella sul retro dell’Università cattolica di Milano (e si capisce dev’essere stata un’idea di quel fior di antisemita che fu Agostino Gemelli), una anche a Bologna e anche quella antistante la sinagoga di Torino (sarei curioso di sapere quando fu deciso quel nome e da chi, non sono riuscito a saperlo, ma per fortuna poi lo slargo antistante l’edificio è stato dedicato a Primo Levi). Insomma, a quattro secoli e mezzo dalla sua morte, è un uomo onorato.

Ma se vi chiedete perché, nonostante la buona volontà degli ultimi decenni, gli ebrei sono diffidenti rispetto alle dichiarazioni di affetto della Chiesa, che ha memoria lunga, non dei singoli amici cattolici, la risposta potrebbe essere quell’appellativo di Santo che precede il nome di Pio V. Che è solo una tappa, per quanto riguarda gli ebrei di un programma che dura da Paolo di Tarso Giovanni Crisostomo, da Agostino d’Ippona all’Inquisizione, da Pio V fino alla secolare campagna antisemita del giornale dei gesuiti Civiltà Cattolica, fino a ben dopo la Shoah e che si può riassumere in ciò che ha scritto, forse senza sapere quanto esattamente, il comune di Bologna: “cancellare la memoria”.

Per fortuna non ci è riuscito Pio come non ci è riuscito Hitler (o Maometto). Le tombe di Bologna sono spuntate fuori, ma soprattutto è rinato lo Stato di Israele, il luogo della vita e della memoria ebraica. Come usiamo dire in occasioni festive, “am Israel chai”, il popolo di Israele vive. Siamo ancora qui, non solo con le nostre tombe, ma con la nostra vita.

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