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Ugo Volli
Cartoline
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Segnali di protesta 15/10/2017

Segnali di protesta 
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

oggi si vota in Austria e fra una settimana sarà la volta della Repubblica Ceca. In entrambi i casi è prevista una vittoria dei partiti di destra. In Austria non è chiaro se prevarranno i liberali della FPO o i democristiani della OVP, rivitalizzati e spostati decisamente su posizioni contrarie all’immigrazione e alle politiche di Bruxelles da un giovanissimo leader (31 anni) di nome Sebastian Kurz; ma è chiaro che i due partiti sono destinati ad allearsi e a formare un governo di centrodestra. In Cechia è dato per vincente l’imprenditore Andrej Babiš che qualcuno paragona a Berlusconi, anche lui schierato contro l’invasione islamica e il centralismo dell’Unione Europea. Sia in Austria che in Repubblica Ceca si prevede una crisi gravissima dei socialdemocratici, come è già accaduto in Germania, in Olanda, in Francia. Per quel che contano i sondaggi, si registra anche una netta prevalenza del centrodestra alle elezioni regionali siciliane previste per il 5 novembre.

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Già vedo gli ammonimenti dei giornali e degli autonominati maitres-à-penser che ammoniranno con toni catastrofici sul ritorno del fascismo, sui pericoli per la democrazia e magari sul rischio di antisemitismo. Il fatto è che nessuno di questi partiti ha un programma antisemita o antidemocratico, anzi si proclamano amici di Israele. Ma negli ultimi cinque o sei anni (diciamo dall’attentato in Norvegia di quell’Anders Breivik che il 22 luglio 2011 assaltò un campeggio politico del partito socialdemocratico, facendo molti morti; ma si tratta, questa volta sì, di un terrorista isolato e di un evidente caso psichiatrico, come dimostra il suo comportamento successivo) è evidente che in tutt’Europa non vi sono stati né attentati né violenze organizzate da parte di forze di destra, mentre non si contano gli attacchi dell’estrema sinistra a incontri internazionali ufficiali (tutti i G7, G20 ecc.), forze politiche avverse (si pensi in Italia ai tentativi di togliere la parola a Salvini) o a singoli intellettuali e docenti (il caso di Panebianco a Bologna).

Quanto all’antisemitismo, se lo intendiamo nel senso più morbido di impedire agli ebrei di essere presenti e di manifestare coi loro simboli, anche questa è un’azione consueta della sinistra, per esempio durante le manifestazioni per la Resistenza o il Gay Pride; se invece intendiamo il termine nel suo senso più grave di uccidere gli ebrei o tentare di farlo solo per la loro identità, purtroppo bisogna lamentare negli ultimi anni decine di casi (in Francia a Tolosa, all’Hyperkasher di Parigi, nei casi di Ilan e Sarah Halimi, il primo rapito e torturato a morte, la seconda defenestrata); al museo ebraico di Bruxelles, a Malmoe in Svezia e per fortuna solo allo stato di progetti sventati prima di concretizzarsi anche da noi in Italia. Tutti questi casi non provengono dalla destra politica, ma dai musulmani militanti – spesso protetti e “compresi” dall’estrema sinistra. Insomma, se c’è un rischio fascista oggi in Europa, e se fascismo vuol dire violenza politica, antisemitismo, rifiuto della democrazia, attacco violento agli avversari, oggi il fascismo è a sinistra, non a destra.

Ma dato che parliamo dell’Austria, bisogna ricordare che la politica di quel paese richiede particolare attenzione per quanto riguarda l’antisemitismo. Non solo perché a lungo governò Vienna quel sindaco “popolare” (cioè esponente del cattolicesimo politico) Karl Lueger, che fu la bandiera dell’antisemitismo (ma allo stesso tempo il socialista Viktor Adler, di origini ebraiche e convertito al protestantesimo, portò il suo partito al principio dell’indifferenza fra filosemitismo e antisemitismo e all’opposizione frontale al sionismo) e neppure perché vi crebbe Hitler e vi nacquero molti dirigenti nazisti. Ma anche perché il più lungo e popolare cancellerato austriaco fu di quel Bruno Kreisky, anche lui socialdemocratico di origini ebraiche, che fu il primo responsabile (con Olaf Palme e in parte Mitterand, imitati poi dall’italiano Craxi) della svolta antisraeliana e filopalestinese della sinistra democratica europea. I comunisti erano da tempo nemici di Israele e avevano formato e appoggiato il terrorismo palestinista. Ma lo facevano nell’interesse statale della politica di potenza dell’Unione Sovietica. Non so se questa sia un’attenuante, ma certamente è un’aggravante che i socialdemocratici divennero antisraeliani per imitazione, contagio o convinzione ideologica, insomma senza neppure una giustificazione machiavellica, diciamo pure per antisemitismo – nel caso di Kreisky l’odio di sé o piuttosto della sua provenienza etnica, è particolarmente evidente.

Dunque, se guardiamo alla storia dell’Austria non vi sono ragioni speciali per lamentare che stia scomparendo il movimento socialdemocratico. E invece vi sono forti ragioni per giudicare positivamente l’ampliarsi dell’opposizione alle politiche obamiane – diciamo così - di Bruxelles. E’ sempre più chiaro che una parte crescente dell’elettorato europeo si oppone duramente all’appoggio dell’Unione Europea all’invasione islamica, disapprova il suo centralismo e il suo tentativo di snazionalizzare l’Europa togliendole la sua identità – come quel supermercato tedesco Lidl che in Liguria ha pensato bene di pubblicizzarsi con una foto del paese vicino (Dolceacqua) da cui erano state cancellate le croci sulle chiese, salvo poi ripensarci dopo la protesta del sindaco (http://www.lastampa.it/2017/10/13/edizioni/imperia/lidl-foto-sostituita-e-stretta-di-mano-si-chiude-il-caso-delle-croci-cancellate-ePDCjF4qyYpZl5c5NGvK4M/pagina.html). Speriamo che prima o poi la politica europea (e anche quella italiana) faccia come la Lidl, ascolti la protesta della gente che pretende di servire.

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