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Ugo Volli
Cartoline
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Un braccio di ferro che non è finito 26/09/2017
Un braccio di ferro che non è finito
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

noi di Informazione corretta siamo stati fra i pochissimi ieri a dire alcune ovvie verità sulle elezioni tedesche: che Merkel non ha vinto ma ha perso come i socialdemocratici, praticamente con la stessa proporzione numerica di voti andati via; che il risultato era previsto e non c’è stata nessuna sorpresa; che l’Afd non è affatto un partito nazista né sono nazisti quelli che l’hanno votato; che il problema su cui si sono decise le elezioni è stata l’immigrazione; che ancora più sconfitta dei democristiani e dei socialdemocratici è l’Europa di Bruxelles; che la colpa di questo risultato è stata della Merkel che ha tradito il suo mandato.

Fatemi chiarire questo punto. Se in Germania, in Francia, in Olanda ecc. ci fosse stata in questi anni una destra, “democratica” quanto volete, ma capace di fare il suo mestiere, cioè di tutelare la legge e l’ordine, di assicurare i cittadini sulla loro sicurezza, di difendere l’identità e le tradizioni culturali del paese, magari con tutta l’apertura possibile al progresso e alla globalizzazione, non si sarebbero state tutte le vittorie di movimenti alternativi che abbiamo visto negli ultimi anni. Se gli stati europei dall’inizio di questa invasione avessero fatto quello che tutti gli stati del mondo hanno fatto da quando si sono costituiti nel senso moderno del termine, cioè presidiare le frontiere terrestri e marittime, impedendo l’ingresso di persone fuori dai punti di transito stabiliti e soprattutto di quelle sprovviste dei documenti di immigrazione, certamente non sarebbero riusciti a evitarla del tutto, ma a limitarla molto sì. Non si sarebbe creato il sistema logistico criminale che ci spedisce in casa centinaia di migliaia di clandestini, non vi sarebbero le aspettative nei paesi di origine che alimentano l’immigrazione. E naturalmente non vi sarebbero stati gli investimenti di miliardi di euro di cui fruiscono le organizzazioni dell’accoglienza.

Ma Merkel ha deciso diversamente, si è allineata con coloro che vogliono distruggere la nozione di stato territoriale e nazionale che da due secoli è la base del sistema politico europeo. L’hanno preceduta in questo degli utopisti comunisti, cattolici (o cattocomunisti, o magari cattoperonisti), anarchici, che credono davvero che le cose funzionerebbero meglio con “nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà” o con “proletari di tutto il mondo unitevi”. L’hanno accompagnata l’Unione Europea, molti governi, organizzazioni religiose e politiche. Che certamente avevano in mente un’utopia di pace e benessere per tutti, come i vecchi aderenti ai movimenti progressisti a metà del Novecento. Solo che, come quelli facevano il gioco di Stalin, così questi fanno il gioco del l’Islamismo, il terzo movimento totalitario in un secolo (dopo fascismo e comunismo) che cerca di distruggere la libertà occidentale, il capitalismo e la democrazia.

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I bravi ragazzi dell’accoglienza hanno potuto non accorgersene, ma Merkel e gli altri politici e controllori dei media sì, l’hanno certamente capito. Il loro progetto è fare saltare le nazioni europee per sostituirle con un’Europa profondamente rinnovata, in continuità con un Islam considerato vincitore. Questo è probabilmente l’idea dei vertici della Chiesa che hanno fornito la copertura ideologica: meglio avere a che fare con un Islam violento e intollerante che con l’odiato liberalismo della società dei consumi.

Tutti hanno pensato che l’operazione poteva essere condotta con un misto di autorità politica e propaganda buonista dei media. Ma si sbagliano. C’è una fetta crescente della popolazione europea che non accetta di farsi espropriare. Tutto l’Est del continente ragiona e vota in questa maniera, vi sono forze consistenti in tutto l’Ovest. Questo significano la Brexit e le affermazioni elettorali dei “populisti” (parola ridicola se non fosse che tradisce la paura che Merkel e compagni nutrono del “popolo”). L’utopia mondialista e filoislamista non piace come non piaceva il comunismo e il fascismo. Anche perché la violenza intrinseca dell’Islam è tale che i suoi fedeli non riescono a starsene fermi e bravi fino a che le Merkel (e i Bergogli e le Mogherini e…) abbiano terminato la missione che si sono dati di aprire loro gli spazi demografici per divenire almeno minoranza di blocco, se non maggioranza vera e propria. E i buoni immigrati, o i loro figli e nipoti che vogliono recuperare la purezza dell’identità manifestano la loro impazienza e il loro odio per l’Occidente col terrorismo, e poi con gli stupri, l’oppressione delle donne, la violenza sui gay. Ottenendo il risultato paradossale di rafforzare la resistenza all’invasione.

Questa resistenza, lo ripeto, in una situazione normale spetterebbe alle forze di centro-destra che hanno costruito gli stati europei e il nostro modo di vivere. Ma queste forze si sono spostate a sinistra, hanno tradito la loro missione storica. E chi vuole resistere all’invasione va alla ricerca di un’alternativa: buona in certi casi, mediocre o anche molto difettosa in altri. Nessuno di quelli che si sono affermati, peraltro, è davvero fascista, pratica sistematicamente la violenza politica, cerca di rifiutare con la forza i risultati elettorali e le delibere delle istituzioni, ha un’organizzazione paramilitare. Questo accade semmai a sinistra, fra autonomi, “black bloc”, “antifa” ecc., che sono quanto di più simile al fascismo sia oggi in circolazione – se non si considerano gli islamisti, naturalmente.

Ma quel che conta in queste scelte non è l’offerta politica (i movimenti e i partiti) ma la domanda dell’elettorato. Che non vuole il fascismo e non vuole il comunismo (cui certi aspetti del “mostro buono” -così lo chiama Enzesberger- dell’Unione Europea somiglia sempre di più). Non vuole però soprattutto il pericolo più attuale, l’islamizzazione della nostra società, la sua denazionalizzazione, il tecnopotere che ha fatto queste scelte senza consultare nessuno.

Di qui i risultati che si ripetono monotonamente, anche se i “progressisti” ogni volta li dimenticano e si fanno sorprendere dalla nuova puntata. E si scandalizzano se qualcuno come noi, non condanna i “nazisti” in Parlamento. Per la cronaca, dopo la vittoria della destra in Norvegia e in Nuova Zelanda (che non sono in Europa ma hanno problemi analoghi), e dopo la batosta tedesca, ce n’è stata un’altra alle elezioni senatoriali francesi, dove Macron ha preso meno della metà del previsto. Fra due settimane ci sono le elezioni in Austria e fra qualche mese quelle in Italia. Se Renzi ascolterà il Vaticano, ci arriveremo freschi della legge sullo ius soli (disastrosa proprio perché rende impossibile l’espulsione degli islamisti, anche quelli di ritorno che sono buona parte dei terroristi). E in questo caso avremo altre sorprese. Certamente io non voterò per nessun partito che avesse approvato una legge del genere, e conosco molti come me. E’ un braccio di ferro. Non fra nazisti e antifascisti, non fra razzisti e antidemocratici, ma fra chi vuole vivere tranquillamente e democraticamente nel solco della tradizione europea e chi vuole distruggere in nome di una “solidarietà” del tutto utopistica. La posta è la sopravvivenza della nostra civiltà.

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