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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Ugo Volli
Cartoline
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La posta in gioco 20/08/2017

La posta in gioco
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

voglio dirvelo: io capisco gli assassini terroristi di questi giorni. Non nel senso che li approvi, naturalmente, tutto il contrario. Né che li giustifichi. Sono assassini con l’aggravante del numero delle loro vittime e soprattutto del fatto di averle scelte in maniera totalmente astratta, come rappresentanti della categoria “occidentali”, “ebrei”, “turisti”, non come singoli individui, né per una qualche sia pur esile ragione personale.

Sono assassini di massa perfettamente paragonabili alle SS che ammazzavano gli ebrei a migliaia, solo perché odiavano la loro “razza”. Ma li capisco: i loro preti o come si chiamano, i loro media, i loro politici, i loro amici di facebook hanno ripetuto loro che solo ammazzando i nemici (peraltro disarmati) potranno salvare il loro popolo e la loro religione, potranno ottenere il paradiso con le 72 vergini o quel che sono.
In certi casi (per esempio nell’Autorità Palestinese) vi sono meccanismi dettagliati che premiano loro, se sopravvivono, o le loro famiglie; in altri luoghi meno ossessivamente governati da terroristi, i meccanismi sono più informali, ma esistono: il “martire” e la sua famiglia sono onorati, stimati, ricompensati economicamente.
“Martire” naturalmente è il loro nome per terrorista, assassino di sconosciuti “en masse”. La colpa è dunque loro, perché per idioti che si sia (e molti non lo sono) non si può essere assassini innocenti.

Ma è ancora di più dei loro capi, guide spirituali, imam, ayatollah, cadì – quel che sono i preti o gli intellettuali che li hanno spinti al crimine. Sono centinaia, migliaia, dovunque c’è una comunità musulmana: anche da noi o in America, ma soprattutto dove sono liberi di dire quel che pensano. Che poi è una cosa sola che ci interessa: ammazza! Ammazza! Se credete che quel che vi dico sia un’esagerazione, passate un po’ di tempo sul sito del Memri ( https://www.memri.org/ ) e potete ascoltare e leggere decine, centinaia di queste dichiarazioni. E’ gente pericolosa: se esiste il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, dovrebbe esistere lo stesso reato per le associazioni terroristiche e tutti costoro, quando è possibile, dovrebbero essere incriminati per questo. Non vi sarebbero assassini terroristi islamici senza i predicatori islamici del terrorismo.
Ma anche costoro, compatitemi, li capisco. Non li approvo e non li giustifico, spero sia chiaro. Gli assassini per lo più hanno un destino di morte, se hanno un minimo di coscienza saranno tormentati di aver ucciso delle persone innocenti. I predicatori no, hanno le mani pulite e la retorica grassa della tradizione.

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Maometto
Ma quel che dicono e che per me è certamente criminale, viene per loro da fonti sacre. Citano. La fonte è il Corano, i detti attribuiti a Maometto (hadith) e le sue gesta raccontate nelle biografie tradizionali. Il Corano è difficile da leggere, non solo per il linguaggio pesantemente metaforico e “poetico” in cui è scritto, ma anche perché è stato ordinato in maniera bizzarra (per ordine di lunghezza dei capitoli). Se lo si riorganizza in ordine cronologico e si tiene conto che secondo la teologia musulmana le disposizioni più recenti annullano le più antiche, si trova che l’Islamismo rispecchia appieno l’ultima fase testuale, quella in cui Maometto non era un singolo perseguitato alla Mecca, ma il capo delle tribù di Medina e faceva la guerra agli ebrei e ai suoi ex concittadini.

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La morale che emerge da questa fase “jihadista” è quella di una guerra senza quartiere, in cui tutti gli inganni, le nefandezze, le crudeltà sono ammesse, in cui lo scopo è la conquista e il bottino e chi non fa parte del gruppo ha in alternativa alla morte solo la conversione (e neppure questa spesso basta).
E’ una morale da briganti, per l’appunto da terroristi, quella che applica l’Isis, che diffondono i predicatori, che guida gli assassini. Una morale dei nomadi del Settimo secolo, primitiva e violentissima, in cui la vita non conta niente e la parola vale solo dentro il clan, l’estraneo è un nemico e non vi è separazione fra religione, politica, rapina e fede.
L’”Islam moderato”, che molti invocano, è rarissimo, se per moderato intendiamo rinunciare alla violenza e al proposito della conquista del mondo, adeguarsi a ciò che noi consideriamo le regole di base della vita civile. Ci ha provato qualcuno, anche in Italia c’è qualche sparuto gruppo che tenta questa strada, ma finora, per mille e quattrocento anni l’Islam si è rivelato irriformabile, irrecuperabile.
Esistono invece naturalmente i musulmani poco religiosi, che badano ai fatti loro e quindi lavorano onestamente e cercano di adattarsi al loro contesto, di vivere e lasciar vivere. Ma è una situazione precaria, proprio perché priva di una regola e di una teoria.
Un musulmano “distratto” può “risvegliarsi” (i giornali dicono scioccamente “radicalizzarsi”) può farlo suo figlio o suo nipote dopo decenni di “distrazione” familiare. Un’intera società musulmana, per qualche tempo tollerante, può ritrovare la “vera via” per impulso di qualche meccanismo storico, o di un gruppo di intellettuali che lottano per ritrovare la “purezza originaria” (così sono stati i wahabiti, i salafiti, la Fratellanza Musulmana, il clero sciita guidato da Khomeini).
E non si tratta di estremismo o “radicalizzazione”, ma di fedeltà a una cultura che è conquistatrice e dunque violenta e implacabile nella sua natura profonda.

Dietro i terroristi ci sono i chierici musulmani. Dietro i chierici c’è il Corano. Ognuno ha le sue responsabilità e le sue colpe. Ma bisogna sapere che la radice è quella. Il nemico che affrontiamo è quello. Non c’è possibilità di pace, ma solo di vittoria o di sconfitta.
E se non lo battiamo, il nostro destino sarà la morte o l’assimilazione più o meno rapida. Quel che morrà comunque in questo caso, è l’Occidente, la libertà e la cultura dell’Europa, come è morta quella del Cristianesimo del Medio Oriente.

PS: Poi però c’è una categoria di persone in relazione al terrorismo che davvero non capisco. Sono quelli (spesso i giornali) che a ogni attacco dicono “non è terrorismo”, “non bisogna generalizzare”, “ci sono anche i musulmani moderati”, “non riusciranno a farci cambiare idea sull’accoglienza”, “col jus soli non attaccheranno più” e bestialità del genere.
Fin che lo fanno i politici, che sperano di avere i voti degli immigrati, o le cooperative e Ong che sull’”accoglienza” ci campano, lo capisco. Ma i giornali? Perché rinnegano la loro funzione di base che è informare?
Vi faccio un esempio: la Stampa, che non è neanche il giornale peggiore, fin dopo la dichiarazione della polizia finlandese per cui l’attacco di Turku era terroristico, scriveva “Una persona è stata arrestata. Lo ha affermato la polizia, che avrebbe sparato alla gamba dell’uomo e lo avrebbe immobilizzato. Il sospetto sarebbe un giovane straniero. Non confermata la matrice terroristica dell’aggressione.”
(http://www.lastampa.it/2017/08/18/esteri/attacco-in-finlandia-accoltellate-diverse-persone-cmHk2BL7wJfa71p2881qrJ/pagina.html ) Mi chiedo e chiedo ai responsabili della notizia: Perché? Perché hanno più paura delle verità che del terrorismo?

PPS: Ci sono state molte polemiche sulle reazioni “equanimi” di Trump sull’investimento da parte di un estremista di destra che ha ucciso una persona, durante scontri fra opposte manifestazioni estremiste a Chalottesbourg.

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Ora vi prego di leggere la dichiarazione di Papa Francesco su Barcellona; “Papa Francesco si unisce al dolore collettivo per il «crudele» attentato terroristico che ieri pomeriggio ha sconvolto Barcellona e «condanna ancora una volta la violenza cieca» che, afferma, è «un'offesa gravissima al Creatore». In una nota diffusa nella serata di ieri […] il Pontefice diceva di aver appreso con «grave preoccupazione» quanto avvenuto […] Papa Bergoglio, si legge nella nota vaticana, «prega per le vittime di questo attentato e desidera esprimere la sua vicinanza a tutto il popolo spagnolo, in particolare ai feriti ed alle famiglie delle vittime». (http://it.radiovaticana.va/news/2017/08/18/il_dolore_del_papa_per_lattentato_di_barcellona/1331372 ) “ Ci avete trovato qualche accenno alla matrice islamica dell’attentato? Qualche spiegazione sulla sua origine e ragione? No, tutto il contrario, si parla di “violenza cieca”, che vuol dire in sostanza senza progetto e senza perché? Più “neutrali” di così, più incapaci di dare un giudizio morale specifico… Ma nessuno polemizza con Bergoglio. Chissà perché.

 

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