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Ugo Volli
Cartoline
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Un convegno proprio sbagliato 05/07/2017
Un convegno proprio sbagliato
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: la locandina del convegno

Cari amici,

si è svolto ieri a Milano nella sede ufficiale del comune, con l’introduzione ufficialissima del sindaco, un piccolo convegno dal titolo ambizioso: “ANTISEMITISMO E ISLAMOFOBIA: DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA?” (http://www.glistatigenerali.com/integrazione_religione/antisemitismo-e-islamofobia-due-facce-della-stessa-medaglia/). Ne parlo dopo che si è svolto non perché sappia che cosa vi si è detto, dato che non sono a Milano in questo periodo - e probabilmente non ci sarei andato comunque, perché a parte Noemi Di Segni e Vittorio Robiati Bendaud non sono molto interessato alle opinioni dei relatori, che mi sembrano per lo più melanconicamente immersi nelle sabbie mobili del politically correct. Lo faccio invece per dirvi quel che penso su un tema che i sostenitori dell’immigrazione indiscriminata (o se vogliamo dirla chiara: dell’invasione islamica) cercano molto di lanciare.

Intendiamoci: esiste gente che odia sia gli ebrei che i musulmani. Sono razzisti generici, di solito influenzati da un cattolicesimo intollerante vecchio stile. Ma vale la pena di ricordare che il fascismo e il nazismo furono sì antisemiti, ma non islamofobi: vi ricordate Mussolini che brandisce la spada dell’Islam? E Hitler che riceve il Muftì di Gerusalemme, che allora pretendeva di fare il leader di tutto il mondo islamico, non solo degli arabi del mandato britannico di Palestina, facendogli grandi promesse di eliminare gli ebrei da tutto il mondo e anche dalla Terra di Israele, appena le sue forze fossero arrivate da quelle parti? Ancora oggi l’estrema destra di “Forza Nuova” (http://www.milano.forzanuova.info/blog/2014/07/18/palestina-la-tragedia-di-una-questione-irrisolta) e di “Casa Pound” (http://www.valdinievoleoggi.it/a32887-casapound-inaugura-una-mostra-fotografica-sulla-palestina.html) fa il tifo per la “Palestina”, insomma è contro gli ebrei e Israele, ma non contro i terroristi arabi.

Di fatto l’Islam non è una razza ma una forma di vita, un’ideologia che ha una matrice religiosa ma si estende ai rapporti fra i sessi (prescrivendo l’inferiorità femminile), fra le diverse popolazioni (con l’incitamento a fare la guerra agli infedeli), all’organizzazione della proprietà e dello Stato, in termini arcaici e oppressivi. Si può religiosamente riconoscere che l’islam è un monoteismo e rispettarlo per questo, come la tradizione ebraica ha sempre fatto anche quando ne è stata oppressa. Ma questo non vuol dire accettare la sua organizzazione di vita (la Sharya) che l’Islam pretende di estendere, con la forza se occorre, a tutto il mondo (e anche questa è una posizione ebraica: http://www.kolot.it/2017/07/04/ius-soli-una-prospettiva-ebraica/). Ci può essere insomma una legittima opposizione politica all’Islam, come ci fu una opposizione al fascismo e una al comunismo. Sia i fascisti che i comunisti cercarono di trasformare in un insulto e in un reato la condizione di chi vi si opponeva (gli antifascisti e gli anticomunisti), come l’Islam sta cercando di fare con l’islamofobia. Oggi non lo ricorda quasi più nessuno, ma essere definiti antifascisti ottant’anni fa voleva dire il carcere o il confino, e la stessa sorte capitava agli anticomunisti nelle “democrazie popolari"; da noi, grazie all’influenza americana, essere anticomunisti prima di Gorbacev implicava “solo” il boicottaggio politico e culturale, la morte civile.

Immagine correlata
L'antisemitismo nazista, aiutato a risorgere dall'islamismo

L’antisemitismo è tutt’altra cosa, visto che si è sempre rivolto a una piccola minoranza. Da un lato questa minoranza, proprio per le sue dimensioni, non ha mai potuto ragionevolmente aspirare a prendere il potere sui paesi che ospitavano gli ebrei; dall’altro mentre non è possibile distruggere con la forza l’Islam, che ha potere su un quinto del mondo e conta più di un miliardo di fedeli, gli ebrei si potevano cercare di distruggere sia fisicamente (è il caso del nazismo), sia culturalmente e politicamente (questo è il senso delle espulsioni dall’Inghilterra, dalla Francia, dalla Spagna, Portogallo e Sud Italia ecc.), sia infine religiosamente con le conversioni che avrebbero eliminato il popolo ebraico. Questo fu il disegno millenario della Chiesa, che si trasferì nella modernità anche al mondo laico (basta leggere quel che hanno scritto Voltaire e Kant e Fichte e Shopenhauer, prima di Heidegger, per dubitare del valore della filosofia moderna).

L’antisemitismo (un nome inventato verso il 1860) e il suo logico predecessore, l’”antigiudaismo”, miravano a eliminare un popolo, come oggi mirano a distruggere lo stato di Israele che ospita buona parte dei quel popolo. L’”islamofobia” non è un progetto di eliminazione, ma l’espressione della preoccupazione che l’accelerata immigrazione islamica e il terrorismo offensivo che la accompagna, suscitano nelle popolazioni confinanti con i paesi già islamizzati (perché una volta, prima dell’invasione, la Turchia e la Mesopotamia, il Kossovo e il Caucaso, il subcontinente indiano e la Malesia e il Xinjiang non erano affatto islamici). “Islamofobia” è una posizione difensiva contro un’aggressione che è largamente propagandata in tutti i modi, e dunque testimoniata non solo nei libri delle guide intellettuali dell’islamismo storico e contemporaneo, ma anche nei mezzi di comunicazione di massa. Se ne volete vedere rapidamente qualche esempio televisivo, vi consiglio di fare un giro sul canale Memri di youtube, https://www.youtube.com/channel/UCSEH4StvDaM2VLfnm0IMo_A/videos?shelf_id=10&view=0&sort=dd, o direttamente sul sito dell’organizzazione che si è data il compito di monitorare i media islamici www.memri.org).

Insomma, il paragone tentato dal convegno è del tutto improprio. Oggi le statistiche mostrano che la fonte principale dell’antisemitismo in Europa è la popolazione islamica. Trovate un bilancio complessivo in questa ricchissima voce di wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Islam_and_antisemitism; qui qualche dato sulla Francia: https://www.gatestoneinstitute.org/10513/france-islamic-antisemitism; qui nel mondo musulmano: http://www.jewishvirtuallibrary.org/anti-semitism-in-the-arab-muslim-world; qui sull’Italia: http://www.osservatorioantisemitismo.it/articoli/nuova-ricerca-sullislam-in-italia-a-cura-dellesperto-michele-groppi/; si potrebbe andare avanti a lungo ma mi fermo qui per non annoiarvi troppo. Mi sembra che sia chiaro che, al di là di qualche immaginario marginale, non esiste in Europa e nel mondo un problema di “antisemitismo & islamofobia”, ma uno di islamismo (che è l’affermazione militante dell’Islam, niente di più). Si tratta della fonte principale dell’antisemitismo e dell’odio per i cristiani, gli atei, per tutti coloro che non sono devoti musulmani e in genere del terrorismo nel mondo.

Invece di confermare l’odio per i non musulmani ripetendo l’etichetta “islamofobia”, chi vuole aiutare i musulmani a capire il vicolo cieco in cui si trovano, dovrebbe indicare loro i lati della loro cultura che li portano verso la violenza e invitarli al cambiamento. Ma questa non è certo l’intenzione di una forza politica, come il PD milanese, grande sponsor del progetto, che ha scelto di appoggiarsi sui simpatizzanti della fratellanza islamica anche a costo di emarginare le poche voci critiche che hanno potuto svilupparsi nell’ambiente degli immigrati musulmani.

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