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Ugo Volli
Cartoline
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Odio interno 14/12/2016
Odio interno
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

Israele ha tanti nemici, e questo non meraviglia, visto che Israele è l’ebreo delle nazioni e il vecchio antisemitismo si è trasferito dagli singoli ebrei e dalle piccole comunità in cui erano dispersi per duemila anni di esilio allo stato che li raggruppa. Meraviglia certo di più che fra i nemici si trovino e spesso siano in posizione eminente, coccolati dai media e dalla politica, alcuni ebrei e anche alcuni israeliani. Non voglio rifare il solito elenco, che tutti conosciamo, da Chomski, Butler e Pappe fino ai commedianti nostrani. Ci aggiungo solo uno studentello inglese, tale Eran Cohen, che si è candidato a fare il presidente del sindacato degli studenti inglesi, vantando il suo appoggio al movimento antisemita BDS, ma ciò nonostante è arrivato solo al terzo posto nelle elezioni, forse per il nome che porta (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/bds-jackal-eran-cohen-gets-rolled-up-newspaper-smack-from-uk-jewish-students/2016/12/12/). Perché puoi essere un ebreo antisemita fin che vuoi, ma per gli antisemiti sei sempre un ebreo, e tanto basta.

Oggi voglio parlarvi degli israeliani che praticano l’odio per Israele e cercano di propagandarlo all’interno del paese. E’ un caso interessante, perché in genere si tratta di una figura molto particolare, che definirei “odio di sineddoche”. Per chi non lo sapesse, la sineddoche è quella “figura retorica per la quale si usa figuratamente una parola di significato più ampio o meno ampio di quella propria: per es. una parte per il tutto”. l’amore o forse la passione per sineddoche è ben nota col nome di feticismo; chi la pratica non si innamora di una persona, ma delle sue scarpe, dei guanti o della biancheria intima. Chi odia per sineddoche non confessa neppure a se stesso l’oggetto evidente del suo odio (nel nostro caso Israele e gli ebrei), ma si concentra su una parte, per esempio le “colonie” e chi le abita. Ma di recente l’oggetto di un furioso odio antisraeliano per sineddoche è stato Bibi Netanyahu, che come primo ministro può ben impersonare l’oggetto che i feticisti dell’odio per Israele devono nascondere, per non confessare che odiano se stessi e doversi porre la domanda difficile del perché di quest’odio. Netanyahu invece è quello che amano odiare, vilipendere, disprezzare.

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Una immagine di odio contro Netanyahu

Vi parlo di quest’odio per due episodi simbolici che sono avvenuti negli ultimi giorni, ma si tratta solo della punta dell’iceberg, di ciò che è fatto perché si veda e comunichi; dietro a queste storie buffe c’è un lungo percorso di demonizzazione più pratico e concreto, di denunce politiche e giudiziarie, di propaganda vecchio stile. I due episodi recenti sono invece “artistici”, o si autodefiniscono come tali. Il primo consiste in una statua di legno dorata di Netanyahu in stile nordcoreano che un “artista” o sedicente tale ha eretto in piazza Rabin a Tel Aviv, per denunciare evidentemente il ruolo di dittatore che il primo ministro ricoprirebbe. Si tratta infatti di una citazione di una statua analoga (ma di oro vero) che un tiranno postcomunista di uno stato dell’Asia centrale si è fatto erigere (https://www.theguardian.com/world/2016/dec/06/king-bibi-netanyahu-statue-attacked-by-israeli-culture-minister). La statua è stata in piedi poco tempo, perché quasi subito dei passanti hanno provveduto a tirarla giù (http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/israel-benjamin-netanyahu-king-bibi-statue-art-protest-culture-a7459616.html). E’ inoffensiva, certamente. Ma qual è il suo senso politico evidente? Che Bibi Netanyahu è un dittatore senza vergogna, che Israele è una dittatura di stile centro-asiatico. E’ un’affermazione che abbia qualche rapporto con la realtà? Evidentemente no, e l’atto stesso di compiere indisturbato una provocazione del genere lo dimostra. Ma in realtà probabilmente non si tratta di un atto politico, ma per l’appunto di pura espressione d’odio e di pubblicità per l’autore (Informazione Corretta ne ha discusso nei giorni scorsi: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=41&sez=120&id=64645).

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La statua dorata nel centro di Tel Aviv

Passano alcune settimane e un altro “artista” pubblica un’altra immagine di Netanyahu, questa volta con un cappio davanti alla faccia, con l’indicazione evidente che dovrebbe essere impiccato, come in Medio Oriente è stato giustiziato Saddam Hussein (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/national-academy-bezalel-posts-image-of-netanyahu-with-hangmans-noose/2016/12/12/). L’opera proviene dall’accademia Bezalel di Gerusalemme, che dovrebbe essere il vertice della formazione artistica di Israele. E’ evidentemente il frutto di una propaganda che fa sembrare interessante, positivo, coraggioso comporre un’immagine del genere (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_opinion.php?id=17867). Ma implica anche una certa idea dell’arte e della cultura che è diffusa, in Israele e non solo. Nei mesi scorsi vi è stato il caso di un altro “artista” che fece rumore con una performace in cui letteralmente si puliva il sedere con la bandiera di Israele, vi fu poi il caso di quel teatro di Haifa che presentò una biografia teatrale di esaltazione per un terrorista omicida, vi è stato lo scandalo perché il teatro nazionale Habima è andata a recitare a Kiriat Arba vicino a Hebron, eccetera. Insomma vi è una “cultura”, naturalmente libera, che pensa di avere la missione di spandere l’odio contro Israele, di giustificare il terrorismo e prende di mira direttamente Netanyahu. Ripeto, in Israele c’è la libertà e questo è un bene essenziale. Ma ci dovrebbe essere una rivolta contro queste provocazioni, in cui anche gli intellettuali e gli artisti veri, che sono ben diversi dai pagliacci di cui vi ho raccontato, prendessero posizioni e denunciassero l’intollerabilità di azioni del genere. Invece silenzio e più o meno sotterranea solidarietà. Come è avvenuto da parte dell’opposizione politica.

Bisognerebbe aprire a questo punto una riflessione sulla degenerazione dell’arte contemporanea, sulla passione pornografica per l’uso provocatorio delle passioni collettive e dei simboli (si pensi solo al “Hitler che prega" di Cattelan). Ma qui non ne ho lo spazio. Mi limito a dire che questi fenomeni isolano la cultura e non la popolazione. Che il ritratto di Netanyahu con il cappio non fa danno a Netanyahu, né ai suoi elettori, ma alla possibilità di criticarlo seriamente. E che Israele è forte abbastanza per resistere all’odio interno che ogni tanto emerge.

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Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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