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Ugo Volli
Cartoline
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La posta in gioco 01/02/2016
La posta in gioco
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

immaginatevi che settantacinque anni fa, quando esplose la rivolta del ghetto di Varsavia, un governo straniero, per esempio spagnolo, esprimesse in un comunicato ufficiale la propria condanna per i crimini nazisti, “motivati dall'odio” e di natura “terrorista”, ma insieme facesse presente la propria preoccupazione per la perdita di giovani vite tedesche e chiedesse di interrompere “il ciclo della violenza”. Immaginate poi che una dichiarazione perfettamente analoga fosse fatta a un livello ancora più alto, quello del “governo del mondo” che oggi è rappresentato dalle nazioni unite.

Be', settantacinque anni fa il governo spagnolo presieduto da Franco pensava a condurre una durissima repressione sui suoi nemici, e anche oggi quello spagnolo, senza cadere nei crimini di Franco, avrebbe ottime ragioni per pensare a casa sua, dove la situazione è confusissima, fra gli sviluppi del tentativo di secessione catalano e il rischio di un governo pesantemente condizionato da un movimento demenziale come Podemos, per di più ripetutamente associato sulla stampa a finanziamenti iraniani e venezuelani. Per non parlare di immigrazione, crisi economica, follie varie dell'Unione Europea che coinvologono la Spagna come noi.

E invece no, il governo spagnolo ha sentito l'impellente necessità di pubblicare un comunicato in cui sì, condanna i crimini d'odio e il terrorismo degli arabi che danno la caccia agli ebrei in Terra di Israele, andando per le case o alle fermate degli autobus a trovare le proprie vittime, che spesso sono donne, madri, ragazzini o anziani; e fin qui si tratta del riconoscimento di un dato di fatto. Ma poi ha espresso la propria preoccupazione per “l'uso della forza” da parte israeliana e la perdita delle vite umane dei poveri ragazzi palestinesi e ha chiesto, per l'appunto, la fine del ciclo di violenza (http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Spain-deeply-worried-over-Palestinian-deaths-from-Israels-use-of-force-443263). Il fatto è che non c'è nessun ciclo, c'è quello che una canzone di grande successo fra gli arabi di Giudea e Samaria chiama “amore dei pugnali” (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/hottest-new-arab-hit-on-youtube-lovers-of-stabbing/2016/01/30/). C'è un metodo sicurissimo e non troppo difficile sul piano intellettuale perché questi ragazzi non corrano il rischio di essere arrestati o di riceversi una pallottola di reazione. Basterebbe che evitassero di rincorrere con un coltellaccio in mano i primi ebrei che trovano e le probabilità cambierebbero radicalmente. Se poi evitassero di portarsi in tasca delle lame pericolose e magari andassero a scuola, a lavorare o perfino al caffè invece di “cercare il martirio”, il loro rischio a Gerusalemme, Tel Aviv e anche a Hebron sarebbe basso come quello dei loco coetanei che giocano a pallone alla periferia di Treviso (Italia). Questa semplice precauzione diminuirebbe drasticamente, vi assicuro, l'uso della forza da parte israeliana.

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Ban Ki-Moon, Segretario generale dell'Onu

Settantacinque anni fa non esisteva neanche un organismo internazionale che provasse a funzionare come “governo del mondo”. Oggi invece c'è, si chiama Onu e ha posizioni politiche chiaramente antisraeliane, che si potrebbero facilmente dimostrare statisticamente. Dal segretario generale Ban Ki-Moon, all'Unesco, dall'Assemblea generale all'Unrwa, fino agli uscieri, l'ossessione antisraeliana è universale sotto la bandiera azzurra dell'Onu. L'ultimo caso è proprio quello delle dichiarazione della settimana scorsa in cui anche Ban, bontà sua, esprimeva “preoccupazione” per la “violenza” in Israele, badando bene a non darne la colpa ai tagliagole arabi e a chi li incita al sangue. La colpa sarebbe invece dei cattivi coloni che occuperebbero i “territori palestinesi”, cioè quelle zone che l'Autorità Palestinese desidererebbe ricevere subito e per carità, priva di ebrei. Tant'è vero che Netanyahu ha ritenuto di dover intervenire e far presente che una posizione del genere non aiuta affatto la pace, ma incoraggia invece i terroristi (http://www.nytimes.com/2016/01/27/world/middleeast/israeli-palestinian-attack-beit-horon.html).

Inutile dire che a soccorso del povero segretario generale è accorso immediatamente il ministro degli esteri francese, accurando Netanyahu “di essere arrivato fino al punto di rimproverare al segretario generale dell'Onu di incoraggiare il terrorismo per aver ricordato l'illegalità dell'occupazione e chiesto la sua fine” (http://fr.timesofisrael.com/etat-palestinien-israel-rejette-les-propos-de-laurent-fabius/). La Spagna, l'Onu, la Francia, non vi parlo oggi dell'Unione Europea e degli Usa, ma ci tornerò presto sopra: è un vero e proprio assedio. E ha ragione Netanyahu, incoraggiano tutti il terrorismo. Anzi, di più: ne condividono l'obiettivo immediato. Che è il seguente: costringere Israele a ritirarsi nei “confini di Auschwitz” della linea verde degli armistizi del '49, senza ottenere dall'Autorità Palestinese nulla in cambio, nemmeno l'impegno a smettere la violenza e a chiudere le rivendicazioni. Questo è l'obiettivo tattico dei palestinisti, in attesa di poter finalmente buttare a mare gli ebrei; questo è quello che vogliono Unione Europea, Francia, Spagna, Onu, Usa. E questo è lo scopo (immediato, lo ripeto, quello a lungo termine è più sanguinosamente ambizioso) degli accoltellatori e di chi li manda, li incoraggia e li premia. Il ragazzino intontito dalla pornografia della violenza che riempie le tv e i social media palestinisti ammazza una madre davanti ai suoi bambini; il pomposo ministro degli esteri francesi Fabius fa il suo comunicato pieno di ricatti e di albagia, l'untuoso Ban dichiara ipocritamente. Sono mezzi diversi, ma lo scopo è unico: cacciare via gli ebrei, ripulire la Giudea e Samaria dalla presenza ebraica. Indebolire e rendere vulnerabile lo stato di Israele. Questo è ciò intorno a cui si gioca la partita oggi.

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Ugo Volli


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