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Ugo Volli
Cartoline
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Con amici così... 15/12/2015
Con amici così...
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: la bandiera di Israele, ammainata per volontà degli ospiti palestinesi della conferenza organizzata a New York da New Israel Fund e Haaretz

Cari amici,

come sapete bene, questi sono tempi difficili per Israele. E' circondato da “entità non statali” pericolose e molto bene armate su quattro lati (Hezbollah al confine libanese e siriano e sullo stesso confine, poco più indietro, le forze dell'Isis; Hamas a Gaza, forze fedeli all'Isis in Sinai). Parte di queste forze (Hamas e Hezbollah) sono appoggiate dall'Iran, votato alla distruzione di Israele, che anche a questo fine continua a lavorare alla bomba atomica, ormai sdoganato dall'accordo voluto da Obama; e l'Iran stesso è appoggiato dalla Russia, che con Israele ha un rapporto ambiguo, ma comunque determina un pericolo oggettivo con la sua presenza in Siria in appoggio a forze violentemente ostili a Israele come l'esercito di Assad e soprattutto Hezbollah. All'interno si svolge una campagna terroristica “popolare”, cioè a bassa intensità, favorita se non organizzata dall'Autorità Palestinese, con attacchi quotidiani, indiscriminati, vigliacchi. Proprio ieri c'è stato un attentato a Gerusalemme (un investimento volontario alla fermata dell'autobus) che ha colpito una decina di persone, lasciando in fin di vita un neonato di un anno e mezzo.

Tempi duri, anche se non incontrollabili. Comunque, guerra. Se c'è un posto dove davvero si fa la guerra al terrorismo è Israele oggi. E quindi uno si aspetterebbe di trovarsi di fronte all'unità nazionale, a una coscienza del pericolo che portasse solidarietà. E invece... nei giorni scorsi si è svolta una conferenza politica, una specie di congresso aperto con invitati eccellenti, che è una forma di azione politica molto diffusa in Israele. La organizzava il quotidiano Haaretz, il preferito dall'intellettualità progressista di Tel Aviv, insieme a un'entità chiamata New Israel Fund. La manifestazione si è fatta a New York, il teatro politico forse più importante oggi per Israele, dato che dalla politica - diciamo così - estremamente ambigua dell'amministrazione americana, dipende buona parte della sua condizione strategica.

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Bene, sapete chi c'era fra gli ospiti? In primo luogo è venuto Saeb Erekat, il segretario generale dell'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina, cioè la casa madre dell'Autorità Palestinese), successore più o meno naturale di Abu Mazen, che ha chiesto e ottenuto per parlare che fosse ammainata dalla sala la bandiera israeliana (http://lphinfo.com/2015/12/13/conference-de-haaretz-le-drapeau-israelien-retire-a-la-demande-darekat/). Poi è intervenuto Roger Waters, ex batterista dei Pink Floyd, che attualmente si occupa soprattutto di promuovere il movimento di Boicottaggio Disinvestimento, Sanzioni (BDS), che in sostanza si propone la distruzione economica e culturale di Israele (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/roger-waters-aggressive-bds-advocate-at-haaretz-ny-conference/2015/12/14/). Naturalmente non poteva mancare Jeremy Ben-Am, direttore e fondatore di J Street, l'organizzazione che cerca di rompere l'appoggio degli ebrei americani a Israele, su cui Obama si è appoggiato per giustificare l'accordo con l'Iran, insieme ad altri personaggi del suo stampo del mondo ebraico americano (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/dozens-of-idf-officers-protest-rivlins-presence-at-haaretz-nif-meeting/2015/12/13/0/?print). Infine erano presenti anche rappresentanti di “Breaking the silence”, il gruppo che negli ultimi anni si è dedicato specialmente a diffamare l'esercito israeliano, ispirando molte delle menzogne del rapporto Goldstone su Gaza (http://www.timesofisrael.com/yaalon-bans-breaking-the-silence-ngo-from-engaging-soldiers/).

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Una platea che ben giustifica l'appellativo che è stato usato spesso per Haaretz, anche da me, come “giornale arabo in lingua ebraica", e anche gli appelli a non contribuire al New Israel Fund, che è finanziato prevalentemente da Soros e di questi organizzatori è un contributore decisivo. Il problema è che alla riunione c'era un altro ospite imprevedibile, il presidente di Israele Reuven Rivlin, che ha sì una storia di difensore dello stato, ma da quando si è insediato nella residenza del presidente della repubblica dev'essere stato contagiato da qualche esempio lasciato da Peres, diciamo il virus della pacifistite: nel senso di mostrare un attivismo politico che l'organizzazione dello Stato di Israele non prevede per il presidente, e di farlo su posizioni di estrema sinistra. Rivlin ha sì difeso Tzahal, l'esercito israeliano (http://www.timesofisrael.com/in-controversial-appearance-at-haaretz-conference-rivlin-defends-the-idf/) e non si è incontrato con gli ospiti più estremisti; ma la sua presenza li ha in qualche modo legittimati, suscitando proteste da parte di politici (http://www.israelnationalnews.com/News/Flash.aspx/345452) e anche di un gruppo di ufficiali dell'esercito, che hanno fatto una manifestazione davanti alla presidenza dello stato (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/dozens-of-idf-officers-protest-rivlins-presence-at-haaretz-nif-meeting/2015/12/13/), un evento del tutto eccezionale.

Conclusione: con amici come Haaretz e il New Israel Fund, chi ha bisogno di nemici?

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Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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