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Ugo Volli
Cartoline
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Nomina sunt consequentia rerum, i nomi derivano dalle cose cui si applicano, o almeno dovrebbero. Perché nel caso dell'Isis... 24/11/2015
Nomina sunt consequentia rerum, i nomi derivano dalle cose cui si applicano, o almeno dovrebbero. Perché nel caso dell'Isis...
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

permettetemi di citare quasi integralmente un articolo di “Avvenire” che non è solo il quotidiano dei vescovi, ma con alcuni altri giornali cattolici (uno per tutti, “Famiglia cristiana”) e comunisti (“Il manifesto” e i suoi fratelli) purtroppo anche l'organo più eminente del filoislamismo di maniera e dell'odio per Israele. Mi spiace dirlo, perché ogni tanto ho collaborato con questo giornale e dialogato con alcuni redattori intelligenti, ma questi sono i frutti di un fenomeno bizzarro ma significativo: se una volta il cattocomunismo con la famiglia Rodano e la sua influenza su Berlinguer, sottilmente dominava il Pci, dando un profumo di sagrestia al moralismo e alla “differenza” comunista, oggi invece domina sul Vaticano e dintorni, confondendo la religione con il terzomondismo e l'odio per la modernità. Ecco il testo:

“Anche noi di Avvenire abbiamo deciso, come altre testate italiane e straniere, di adottare d'ora in poi l'acronimo arabo DAESH per designare il gruppo terroristico finora indicato come Is o, in precedenza, Isis. Ecco, in breve, i motivi della scelta.
1) Non riconoscere a questo gruppo terroristico la dignità esplicita di Stato, nell'uso linguistico internazionale, neppure attraverso una semplice sigla (Is sta per Islamic State, ovvero Stato islamico).
2) Dismettere l'acronimo inglese (Islamic State, Is) dal momento che in aree linguistiche diverse, in particolare in Francia e nei Paesi arabi, non viene utilizzato.
3) Privilegiare l'uniformità: in un mondo in cui l'informazione arriva da tante fonti diverse (anche in lingue diverse) sarebbe fuorviante doversi destreggiare fra più sigle che indicano la medesima entità: Isi (Islamic State of Iraq), Isis (Islamic State of Iraq and Siria), Isil (Islamic State of Iraq and Levant), Is (Islamic State), Sic (State of Islamic Califate), Daesh.
4) Seguire l'uso ufficiale, vigente negli ambienti governativi e investigativi internazionali. Il Pentagono ha ufficializzato l'uso di Daesh il 19 dicembre 2014 su richiesta degli alleati in Medio Oriente (Isis o Isil "legittimano le aspirazioni a stabilire un califfato"). Se Obama e Hollande parlano di Daesh, perché tradurre diversamente?” (http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/lo-chiameremo-daesh-ecco-perche.aspx)

Permettetemi di definirlo un capolavoro di ipocrisia. Il solo motivo vero per cui il Pentagono (buffo pensare che sia un modello per i vescovi italiani, non vi pare?), Hollande e naturalmente Obama usano l'acronimo arabo Daesh, è che non si capisce e in particolare che vi sparisce non tanto la definizione di Stato (se può adoperarla Abbas per la sua piccola dittatura personale, perché non dovrebbe usarla chi controlla mezza Siria e mezzo Iraq?) ma di nascondere la dichiarazione esplicita che vi è contenuta per cui l'Isis è lo stato ISLAMICO della Siria e del Levante. Come scrive lo stesso “Avvenire”, infatti Daesh “è l'acronimo dell'arabo Al dawla al islamiya fi al Iraq wal Sham (che in definitiva significa sempre "Lo Stato islamico dell'Iraq e della grande Siria che corrisponde al Levante"). "Solo che non si capisce.”

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Quel che non vogliono i cattolici sottomessi di “Avvenire” (e gli americani sottomessi dell'amministrazione Obama e tutti i politically correct del mondo) è che si capisca il nesso fra Isis e l'Islam: cioè che l'Isis ha la pretesa di incarnare l'Islam fedele alle sue tradizioni e che questa pretesa è riconosciuta dalle decine di milioni di musulmani che lo sostengono nel mondo. Preferiscono che si pensi che un misterioso Daesh è fatto di “folli” di “malvagi”, che senza alcun progetto politico, solo per sfrenata cattiveria e follia, producono danni nel mondo, senza avere nulla a che fare con l'Islam, che è "religione della pace”. Pensiero magico? Wishful thinking, cioè scambio fra desiderio e realtà? Esorcismo verbale di chi ha troppa paura per guardare in faccia la realtà? Tentativo di rabbonirsi quelli che vengono percepiti già come i nuovi padroni cui piegarsi? Fate voi. Probabilmente una mistura di tutte queste cose.

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Barack Obama

Fin che si tratta di Obama, si capisce: il suo antioccidentalismo ideologico è così evidente che non c'è bisogno di parlarne, e neppure di citare i suoi legami familiari islamici (suo fratello è addirittura un islamista militante https://dietrolequintee.wordpress.com/2013/08/22/malik-obama-fratello-di-barack-obama-legato-ai-fratelli-musulmani-in-egitto/, http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/obama-mancava-solo-fratellastro-musulmano-malick-finanzia-61559.htm). Il suo scopo non è di rafforzare l'America ma di indebolirla e bisogna dire che nei sette anni della sua presidenza ci è riuscito benissimo. Fin che si tratta di Hollande, si capisce pure: l'antisemitismo di stato francese, la sua profonda inimicizia per Israele, è emersa con chiarezza. Fosse poi “Il manifesto” a parlare così, non mi meraviglierei: finito il proletariato che ha da perdere solo le proprie catene (perché gli operai occidentali per fortuna in genere possiedono un appartamento, un'automobile e un cellulare per membro della famiglia) i comunisti hanno pensato che l'Islam potesse sostituirli (https://forum.termometropolitico.it/319353-la-nuova-lotta-di-classe-chiedete-all-islam-di-massa.html).

Ma che pensi così il quotidiano dei vescovi, dovrebbe proprio meravigliare. Perché fra le principali vittime dell'islamismo ci sono proprio i cristiani (https://www.youtube.com/watch?v=ByZbenlX8I8) e non per caso, ma per un progetto molto preciso ed esplicitamente dichiarato (http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=3895). Non mi resta che riprendere un pacato, ma piuttosto scoraggiato commento del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: Avremmo voluto scendere in piazza per manifestare solidarietà con i cristiani uccisi e perseguitati così come molti hanno fatto con noi ebrei quando siamo stati colpiti, ma “trovare qualcuno a cui esprimere solidarietà, per non parlare di una sponda organizzativa, è stata un’ardua impresa” (http://comunitambrosiana.org/2015/11/22/perche-non-ci-stiamo-accorgendo-della-persecuzione-anticristiana-nel-mondo/). Certo non è “Avvenire” il soggetto cui si può esprimere solidarietà per le persecuzioni islamiche anticristiane, dato che fa il possibile per nasconderne la natura. Per fortuna il mondo cattolico non è tutto lì.

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Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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