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Ugo Volli
Cartoline
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Non Isis ma Islam 22/11/2015

Non Isis ma Islam
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

Riflettiamo: che cosa vuol dire che gli attentatori di Parigi erano “dell'Isis”? Essere “dell' Isis” significa avere in tasca una tessera come quella del Pd e magari aspirare a fare il consigliere di circoscrizione o l'amministratore di qualcosa, aspirando magari a diventare onorevole nel parlamento di Raqqa o maresciallo nel suo esercito? Non è un'ipotesi realistica, sarete d'accordo.
A Raqqa scelgono probabilmente i consiglieri dell'azienda dei rifiuti con criteri diversi, se pure ce l'hanno. Non parliamo di marescialli. Il parlamento poi gli piace pochissimo, come i consigli di zona. Detto più seriamente, l'Isis aspirerà magari a essere un'organizzazione politica (questo significa la sigla, al di là di tutte le ipocrisie: Stato ISLAMICO della Siria e del Levante), ma certo non ad avere una militanza fatta di tessere e carriera da portaborse.
E allora? Che significa essere “dell'Isis”? Chi sono quelli che la stampa si ostina a descriverci come “folli”, “individui isolati” e via chiacchierando? In Siria forse si capisce. Sei “dell'Isis” se sei un loro suddito, combatti per loro o almeno gli obbedisci se ti dicono di fare qualcosa. Alla periferia del loro stato terrorista magari te ne puoi andare “dall'Isis”, o magari prima “appartenevi” a un altro gruppo e “entri” nell'Isis e “ti sottometti” al Califfo.
Ma in Francia? In Italia? Magari sei un giovinastro di periferia imbevuto di odio, che guardi certi siti web (a proposito, con tutta la tecnologia informatica che abbiamo, non dovrebbe essere difficile per la polizia ottenere dai provider l'elenco di quelli che guardano quei siti lì, o che usano certi browser speciali per rendersi anonimi...).
E scopri che la tua identità etnica e religiosa consiste nell'odiare gli ebrei e l'Occidente. Fino a che entri in un gruppo di teppisti organizzati nel tuo quartiere, ti fai un viaggetto in Siria, impari a come usare le armi. E ti dici “dell'Isis”.
O di qualunque altra cosa, questo è il punto, di Al Queida, della Fratellanza Musulmana, di quel che raccoglierà la loro eredità.

Non sei “dell'Isis”. Sei antisemita, antioccidentale, violento, disposto a imbarcarti con chiunque condivida i tuoi impulsi omicidi. Ecco, il punto che voglio sottolineare è questo: i terroristi islamici che agiscono in Europa non “appartengono” all'Isis, lo usano come etichetta. L'Isis è probabilmente qualcosa di abbastanza simile a una marca di franchisng, come Benetton (senza alcuna insinuazione, è solo un paragone tecnico sulla distribuzione) che non possiede affatto la grande maggioranza dei negozi che portano il suo nome, ma li rifornisce, dà loro consulenza sul marketing e l'arredamento, obbliga i loro proprietari per contratto a rispettare certi criteri e a vendere solo la loro merce.
O forse anche meno, i terroristi “dell'Isis” fuori dal territorio del Califfato non hanno neppure questi obblighi commerciali. Fino a qualche anno fa si riferivano ad Al Queida o ai talebani, andavano a far pratica in Afghanistan invece che in Siria. Magari le istruzioni vere le avevano da qualche imam delle moschee vicine, o a contatti in rete.
Qualche volta, per sottolineare che l'Islam “vero” non c'entrava, i giornali e magari anche le forze dell'ordine li hanno definiti “lupi solitari”; adesso fa comodo dirli “dell'Isis”.

Immagine correlata
Maometto

Ma sono musulmani che credono di applicare il Corano, imitano le azioni di Maometto e dei suoi compagni, continuano una tradizione millenaria di guerre di conquista degli infedeli. E' al di là delle parole ipocrite che escono da intellettuali, politici (per esempio del PD) e organizzatori profondamente ambigui, sono riconosciuti dalle loro comunità come nobili combattenti ed eroi, al pari dei tagliagola che cercano di ammazzare gli ebrei in Israele. Su quest'ambiguità trovate qui un'analisi (http://www.difesa.it/SMD_/CASD/IM/CeMiSS/Pubblicazioni/Documents/Contributi/dossierislamita.pdf) Se quest'analisi che vi ho esposto è almeno in parte giusta, bisogna ammettere che il problema terrorista non si risolve affatto “eliminando l'Isis” e men che meno “facendo la pace in Medio Oriente”. La sola strada non per eliminarlo, che è impossibile, ma per controllarlo è tenere sotto strettissimo controllo le popolazioni islamiche. Perché è un dato di fatto che non tutti i musulmani sono terroristi (anzi le brave persone non mancano e va reso onore a chi resiste alla spinta culturale alla violenza), ma tutti i terroristi (o se volete la grande maggioranza, qualche eccezione non manca, ci sono anche i nazisti alla Breivik ecc.) sono musulmani.

Dunque il problema è cogliere i nuclei di organizzazione mentra ancora si formano, prima che siano operativi e svuotare le vasche in cui per dirla con Mao Zedong, il terrorista (lui diceva guerrigliero) deve "muoversi come un pesce nell'acqua".
Queste vasche sono le enclaves in cui gli immigrati vivono separati, senza confrontarsi con il resto della società né provare per essa alcuna solidarietà.
L'immigrazione, in particolare l'immigrazione accelerata di questi mesi, provoca inevitabilmente queste vasche, che saranno fonte di terrorismo futuro. Chi come il governo italiano e quello tedesco nei mesi scorsi ha favorito l'invasione islamica in Europa, porta una responsabilità morale pesantissima. Perché senza dubbio, nel milione e mezzo di persone (in grande maggioranza giovani maschi, come si vede in questo filmato che vi invito a guardare con attenzione:
https://www.youtube.com/watch?v=44vzMNG2fZc )

Ugo Volli


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