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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Luciano Tas
Le storie raccontate
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1994: Rabin e Arafat firmano l’accordo sulla autonomia palestinese 16/04/2009
Proprio il penultimo giorno del 1993 veniva firmato tra Vaticano e Israele un accordo che intendeva mettere fine al tragico bimillenario capitolo delle relazioni tra cattolici ed ebrei. Il riconoscimento dello Stato ebraico da parte del Vaticano non è giunto all’improvviso. Dalla visita del 1986 di Giovanni Paolo II al Tempio Maggiore di Roma (la prima che un Pontefice compiesse in una sinagoga in tutta la storia della Chiesa) è stato tutto un susseguirsi di segnali incoraggianti. A parte il riconoscimento, l’aspetto più importante di questo accordo (che sollevava dure proteste da parte di tutto il mondo islamico) è il suo preambolo, come rilevava il Vescovo Ausiliare di Roma Mons. Clemente Riva. Nel preambolo si afferma che si è “consci del carattere unico del rapporto tra Chiesa cattolica e popolo ebraico e dello storico processo di riconciliazione e crescita della reciproca comprensione e dell’amicizia tra cattolici ed ebrei”. Importante è poi dove si dice che “la S.Sede coglie l’occasione per riaffermare la propria condanna dell’odio e delle persecuzioni”. Un ulteriore riconoscimento di quanto la Chiesa ebbe a infliggere agli ebrei, direttamente o indirettamente, nei secoli. L’accordo tra due Stati sovrani, quale il Vaticano e Israele, va dunque bene al di là dell’aspetto diplomatico e politico, ma sottolinea la necessità di continuare il difficile e complesso dialogo tra Chiesa e mondo ebraico, evidenziandone gli aspetti positivi. Di parere diverso i paesi islamici. Il quotidiano iraniano “Kaihan International” criticava violentemente il Papa. La decisione di riconoscere lo Stato ebraico da parte del Vaticano, scriveva con qualche approssimazione logica, “costituisce un secondo tradimento di Gesù da parte del popolo deicida”. Dialogo da una parte, dall’altra feroce guerra in Ruanda tra due etnie, gli Hutu e i Tutsi,. Il 1994 è segnato da infinite crudeltà, tanto sangue e tante fughe. Il costo di questo conflitto è di un milione di morti tra caduti in combattimento, trucidati e falcidiati da epidemie. Due milioni i profughi riversati sugli stati africani confinanti, la cui miseria impedisce una vera politica panafricana di aiuti alla marea umana sfuggita al massacro. A maggio al Cairo Yitzaaak Rabin e Yasser Arafat firmano l’accordo sulla autonomia palestinese sotto i flash di centinaia di fotografi e decine di telecamere. Ma Arafat non ha intenzione – e sicuramente non può perché al di fuori del suo personale carisma non ha altri mezzi concreti per ridurre alla ragione gli estremisti della sua parte, cui improvvide elezioni democratiche daranno la maggioranza – di arrivare ad un accordo di pace. E giungerà a rifiutare qualsiasi accordo, qualsiasi pace. Chi di pace non vuole nemmeno sentire parlare sono gli estremisti della stessa OLP, e tra le molte sigle di fanatici andranno assumendo sempre maggiore autorità gli uomini di Hamas, portatori di un fanatismo para-religioso che ha come unico obbiettivo la morte, il nichilismo totale. E infatti s’infittiscono gli attentati contro Israele, in Israele. E sono mercati, fermate d’autobus, ristoranti, pizzerie, discoteche ad essere prese di mira da attentatori-suicidi, che imbottiti di tritolo, ideologia e forse droghe, si fanno esplodere dove c’è più gente, dove si può procurare la morte al maggior numero di persone. Dove invece, e quasi miracolosamente, va a posarsi la colomba della pace, è il Sudafrica. Sempre a maggio Nelson Mandela che nella sua lotta contro l’apartheid si era fatto 27 anni di carcere, sale alla Presidenza della Repubblica sudafricana. Ma il suo vice si chiama Fredrik De Klerk, che era stato proprio il presidente uscente, quello che era riuscito a preparare il “traghetto” in modo da evitare ogni violenza. Davvero, quasi un miracolo. Lunedì 18 luglio, ore 10 del mattino, micidiale attentato a Buenos Aires alla Associacion Mutual Israelita che rappresenta i 400.000 ebrei che vivono nel paese sudamericano. L’esplosione sgretola e fa crollare il palazzo di sette piani di Calle Pasteur dove ha sede l’Associazione. Sotto le macerie si contano decine di morti e si estraggono 150 feriti. L’attentato è rivendicato da gruppi islamici e si riallaccia agli attentati compiuti in Israele. Il premeditato sabotaggio al negoziato israelo-palestinese è in piena attuazione, ma molti in Occidente fingono di non vedere. Ma quali complici possono avere avuto gli attentatori? Se si considera che il Presidente Peron aveva accolto migliaia di nazisti in fuga (purtroppo facilitata anche dal Vaticano) dalla Germania sconfitta, non è difficile cercare a lungo. Il 3 agosto un gruppo di parlamentari italiani, tra cui Piero Fassino, interroga il ministro degli esteri Antonio Martino per sapere “visto che nel 1997 si svolgeranno a Bari i Giochi del Mediterraneo”, dai quali Israele è stato escluso dai paesi arabi con la distratta acquiescenza degli altri paesi mediterranei, “come il governo italiano intenda agire per assicurare che ai Giochi del Mediterraneo del 1997 possano partecipare tutti i paesi mediterranei”. Non risulta che ai Giochi del ’97 abbia partecipato Israele, e non per sua volontà (e nemmeno a quelli del 2009). Chissà come mai. A ottobre presenta le sue credenziali l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, Shmuel Hadas. Un avvenimento che è una prima assoluta nella storia. I rapporti tra Stato ebraico e Vaticano saranno poi oscillanti, ma i passi compiuti verso relazioni davvero normali sono stati importantissimi. Per Natale a Piazza S.Pietro l’israeliana Achinam Nini (Noa) sarà invitata ufficialmente e canterà davanti ad una fitta folla l’Ave Maria di Bach: l’ascolterà anche il Papa. Una curiosità per finire l’anno. A NewYork Bill Gates, il padrone dell’impero Microsoft, acquista ad un’asta il celebrato Codice Hammer di Leonardo da Vinci. Lo paga 48 miliardi delle vecchie lire (poco meno di 24 milioni di euro).

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