Guerra al terrorismo: Beirut, nuovi raid di Israele Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 27 settembre 2024 Pagina: 14 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Beirut: nuovi raid di Israele. Niente tregua con i jihadisti»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/09/2024, a pag. 14, con il titolo "Beirut: nuovi raid di Israele. Niente tregua con i jihadisti", il commento di Amedeo Ardenza.
Battaglia sul terreno da Beirut fino al nord d’Israele e battaglia diplomatica alle Nazioni Unite. Ieri la Israeli Air Force (Iaf) hanno eliminato Mohammed Srur, nome di battaglia Abu Saleh, comandante dell’unità droni di Hezbollah. Nel pomeriggio di giovedì la Iaf ha compiuto un’incursione aerea sopra Dahiyeh, un sobborgo della capitale libanese già colpito nei giorni passato per eliminare altri capi militari della milizia sciita.
Le forze armate israeliane (Idf) hanno spiegato che sotto la guida di Srur, in anni recenti Hezbollah ha iniziato la produzione di droni esplosivi, allestendo alcuni laboratori sotto edifici civili a Beirut.
È la quarta volta in pochi giorni che Israele prende di mira i comandanti di Hezbollah: prima era stato eliminato il capo delle operazioni militari della forza armata, Ibrahim Aqil, e martedì scorso il comandante delle operazioni missilistiche, Ibrahim Qubaisi. Giovedì sera i media libanesi hanno scritto che le Iaf hanno condotto una seconda operazione sui cieli di Beirut.
Nonostante la forte pressione cui è sottoposto da lunedì scorso, quando Israele ha cominciato a bombardare centinaia di obiettivi di Hezbollah in Libano, il gruppo sciita continua a sparare contro il nord dello stato ebraico: nel corso della giornata di ieri ha lanciato 175 missili.
IN FUGA DA ASSAD
Dal Libano, ha intanto reso noto la Protezione civile del Paese dei Cedri, negli ultimi due giorni 31 mila persone sarebbero scappate verso la Siria: metà di loro sarebbero cittadini siriani, l’altra metà cittadini libanesi. Mala guerra contro Israele, non va dimenticato, è multifronte: nella notte fra mercoledì e giovedì un drone esplosivo ha colpito il porto di Eilat, città israeliana sul Mar Rosso, ferendo due persone e causando dei danni.
Un secondo drone è stato invece intercettato dalla corvetta israeliana Sa’ar 5 che incrocia nel Mar Rosso. La novità è che i due droni erano partiti dall’Iraq: il loro lancio è stato rivendicato dalla “Resistenza islamica in Iraq”, l’ennesimo gruppo di insorti sciiti addestrati e armati dall’Iran per attacare Israele per interposta persona. La guerra contro Hamas e gli Huthi a sud, contro Hezbollah a nord e contro le altre milizie regionali filo-iraniane rappresenta un grave impegno umano ed economico per Israele, il cui ministero della Difesa ha annunciato ieri che gli Stati Uniti hanno accettato stanziare altri 5,2 miliardi di dollari a favore dell’apparato israeliano di sicurezza ponendo fra l’altro l’accento sulla tecnologia laser. «I 5,2 miliardi di dollari», scrive il Jerusalem Post, «sono un aumento significativo rispetto ai 3,3 miliardi di dollari all'anno a cui gli Stati Unitisi sono impegnati in un accordo decennale per il periodo 2019-2028».
SCONTRO ALL’ONU
Sul piano diplomatico la battaglia si sposta all’Assemblea Generale dell’Onu in corso a New York. Qua il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ha affermato che lo stato ebraico dovrebbe essere cacciato dall’Onu perché non ne rispetta le risoluzioni; quindi ha accusato Israele di aver approfittato del 7 ottobre «per muovere una guerra totale contro Gaza». Atterrato ieri New York, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha smentito che Israele sia interessato all’iniziativa francese per un cessate il fuoco di tre settimane fra lo stato ebraico e Hezbollah: colpiremo la milizia sciita «con tutta la nostra forza» finché raggiungeremo i nostri obiettivi, ha affermato.
Sempre ieri i rappresentanti delle famiglie degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas hanno esortato il governo israeliano a garantire che qualsiasi possibile accordo di cessate il fuoco con Hezbollah includa disposizioni simili per la guerra a Gaza.
«Sappiamo che queste cose sono collegate tra loro, quella settentrionale e quella meridionale sono tutte parte della situazione in cui ci troviamo dal 7 ottobre». Mentre le notizie sulla disponibilità di Hamas a firmare una tregua con Israele sono contrastanti, di Hezbollah si conoscono solo i proclami minacciosi del suo capo Hassan Nasrallah.
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