La Nato si schiera con l’Ucraina Analisi di Alberto Simoni
Testata: La Stampa Data: 01 settembre 2024 Pagina: 9 Autore: Alberto Simoni Titolo: «La Nato si schiera con l’Ucraina,»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/09/2024, a pag. 9, con il titolo "La Nato si schiera con l’Ucraina, "Legittimo attaccare la Russia" l'analisi di Alberto Simoni.
La Nato dà il suo assenso alle operazioni ucraine nel Kursk ed è il segretario generale uscente, Jens Stoltenberg, in un’intervista al settimanale tedesco Welt am Sonntag a spiegare che Kiev «ha il diritto di difendersi. Secondo il diritto internazionale questo diritto non si esaurisce al confine». È la prima volta che la Nato si espone pubblicamente sulla vicenda. L’Alleanza però, ha precisato l’ex primo ministro norvegese, non solo non è stata coinvolta nella pianificazione dell’offensiva ma nemmeno è stata allertata. L’idea di Zelensky è quella di creare una zona cuscinetto in territorio russo così da limitare futuri attacchi verso l’Ucraina, ha spiegato Stoltenberg che non ha nascosto i rischi di una simile operazione ma passato l’intera responsabilità a Kiev, «è una loro decisione come difendersi». L’operazione nella regione del Kursk è scattata il 6 agosto in risposta alle pressioni russe sul nodo strategico di Pokrovsk nell’Est dell’Ucraina. La situazione militare è stata al centro delle discussioni del Consiglio Nato-Ucraina mercoledì scorso a Bruxelles. Ed è stata il cuore degli incontri che il ministro della Difesa di Kiev, Rustem Umerov e il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak, hanno avuto a Washington venerdì. Con il capo del Pentagono Lloyd Austin, Umerov ha fatto un’analisi sulla situazione sul campo di battaglia e secondo alcune fonti avrebbe presentato un elenco di obiettivi in territorio russo da colpire per potere «cambiare la dinamica del conflitto». Austin, secondo un comunicato del Pentagono, ha confermato il sostegno «americano per una libera e sovrana Ucraina», ma gli Usa non hanno assunto una posizione ufficiale sul blitz nel Kursk. Il numero due della Cia, David Cohen, in un recente in- contro con le aziende militari in Maryland ha detto che «Putin sicuramente farà la controffensiva» per riprendersi il territorio. Questa settimana ci sarà il ventiquattresimo meeting dei 50 Paesi del Gruppo di contatto. Nella base Usa di Ramstein in Germania verranno definite le priorità per la difesa dell’Ucraina. Uno degli elementi su cui Washington rinnova l’attenzione sono le difese antiaeree dopo l’inasprimento degli attacchi con droni e missili sulle infrastrutture civili e le città da parte russa. L’Ucraina continua a chiedere l’allentamento delle restrizioni nell’utilizzo di missili a lunga gittata in territorio russo, ma gli Stati Uniti hanno ribadito a ogni livello che «la nostra politica su questo non cambia». Resta però costante il flusso di stanziamenti di armi, sistemi di trasporto, addestramento, medicinali e munizioni per l’Ucraina: venerdì scorso l’Amministrazione Biden ha autorizzato il sessantaquattresimo pacchetto di armi per un valore di 125 milioni di dollari. Mentre Umerov era al Pentagono, Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, riceveva Yermak e i consiglieri militari e strategici di Francia (Emmanuel Bonne), Germania (Jens Ploetner) e Regno Unito (Tim Barrow). Tre le questioni sul tavolo: la prima il potenziamento della difesa antiaerea e il rafforzamento della rete energetica; quindi, il “Quad” ha discusso del sostegno all’industria militare ucraina. Infine, le prospettive di una «pace giusta e duratura basata sui prin- cipi della sovranità e dell’integrità territoriale». La visita della delegazione ucraina arriva sullo sfondo della battaglia nel Kursk e dell’incidente a un F-16 costato la vita al pilota Oleksey Mes. Sono sei finora i jet made in Usa consegnati a Kiev sugli 80 promessi. Manca ancora una scadenza. L’incidente ha riportato a galla la questione della manutenzione dei velivoli. Washington ha bocciato - la rivelazione del Wall Street Journal – l’idea di inviare “contractor civili” sul campo per le operazioni. È stata l’intelligence a fermare il piano in discussione al Consiglio per la Sicurezza nazionale ritenendo un rischio. I contractor sarebbero diventati bersaglio dei russi, la valutazione degli 007. Il portavoce dell’NSC Sean Savett in una nota ha confermato la discussione e che non è stata presa alcuna decisione. Washington comunque è riluttante e vorrebbe che fossero gli europei a farsi carico della manutenzione dei jet. Yermak ha incontrato anche Phil Gordon, consigliere per la sicurezza di Kamala Harris, e secondo alcune fonti potrebbe andare in Florida per illustrare le opzioni ucraine (dal piano di pace alla situazione sul campo) anche a Donald Trump. Non c’è però conferma. Volodymir Zelensky quando sarà a New York per l’Assemblea generale dell’Onu (23-30 settembre) vedrà Biden e gli sottoporrà il piano di pace. La delegazione ucraina sta lavorando anche per un faccia a faccia anche con Harris e Trump.
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