Riprendiamo da LIBERO di oggi 12/03/2024, a pag. 15, con il titolo "Il gruppo terrorista arabo dell’Aquila", la cronaca di Simona Pletto.
Simona Pletto
Il gip Marco Billi: Anan Kamal, Afif Yaeesh e Ali Saji Ribhi Irar «organizzavano in tempi brevi attentati suicidari, anche mediante l’impiego di autobombe. Il fatto che tanta gente si sia mobilitata per questi terroristi la dice lunga sui "pacifisti" di casa nostra. Si dicono contro la guerra, ma sono a favore del terrorismo.
Per lui hanno fatto addirittura un presidio davanti al carcere di Terni, con manifesti e musica a tutto volume, «per dire no alla sua estradizione in Israele, dove “avrebbe subìto trattamenti inumani e degradanti”». Era sostenuto da una ventina di parlamentari di sinistra tra cui Boldrini, Bonelli, Fratoianni e Stefania Ascari del M5S. Peccato che il cocco della sinistra, arrestato il 27 febbraio a l’Aquila, si è scoperto che in Italia preparava attentati anche kamikaze, con autobombe (o «pacchi dell’amore»). Contro obiettivi civili e militari israeliani in Cisgiordania.
Anan Yaeesh, palestinese nato a Nablus 37 anni fa, dal 2017 lavorava come pizzaiolo a l’Aquila; oggiè accusato dalle autorità israeliane di avere finanziato un gruppo armato del campo profughi Tulkarem Brigade. E non operava da solo. Insieme a lui, sono finiti in manette altri due palestinesi, residenti sempre nel capoluogo abruzzese. Sono Doghimosh Mansour, 29 anni, e Irar Ali Saji Ribhi, 30 anni.
Gli arresti sono stati messi a segno su richiesta della Dda dell’Aquila, con la procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Le indagini della Digos, hanno accertato la costituzione di una struttura operativa militare, il Gruppo di Risposta Rapida-Brigate Tulkarem, articolazione delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa (organizzazione terroristica secondo l’Ue).
Tutti e tre gli indagati, possessori di permesso di soggiorno per protezione internazionale, sono accusati di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale e di eversione dell’ordine democratico.
Dall’ordinanza di misura cautelare del gip Marco Billi, Anan Kamal Afif Yaeesh e Ali Saji Ribhi Irar: «organizzavano in tempi brevi attentati suicidari, anche mediante l’impiego di autobombe nella città di Tulkarem, su obiettivi israeliani civili e militari».
I MARTIRI
In particolare, Anan e Irar intrattenevano relazioni con Munir, riconosciuto quale capo militare delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, mentre Anan guidava il Gruppo di Risposta Rapida - Brigate Tulkarem, come emerge, tra l’altro, nella conversazione whatsapp intercettata il 9 gennaio dagli inquirenti.
Chiedeva Anan: «Se vuoi divulgarne un altro comunicato al nostro nome, pure... a nome del Comando Centrale per la Risposta Rapida. Si tratta di una unità di suicidi pronti ad agire in profondità e la nostra azione sarà prossima». Secondo il gip, venivano svolte anche «attività finalizzate alla creazione di video di propaganda in cui figurano miliziani armati intenti in attività di addestramento, anche giovani reclute e bambini, corredato da canti e musica nashid di adesione ideologica e identità combattente». I tre arrestati individuavano i nemici da colpire identificati nel capo del governo israeliano, nei componenti del Gabinetto di Guerra, nei vertici del governo, facendo riferimento alla simbologia delle carte da gioco, come emerge, tra l’altro, nella seguente conversazione: «Se il tuo amico fa delle foto a tutti quelli del gabinetto di guerra, a Netanyauh e la sua banda... come le carte da gioco... qualcuno come jolly, allo stesso modo come fanno loro e fai un elenco di loro».
Poi inneggiavano ripetutamente al martirio quale forma di lotta politica: «Informiamo tutti che il nostro movimento non avrà orari, per dare al nemico una lezione che non dimenticherà». E inviavano soldi: «Se Dio vuole riceverete il bonifico e quando arriveranno mi manderai un messaggio specificando quanto ha preso ciascuno. La cifra totale che riceverai è di 51 mila dollari...».
E poi la promessa-minaccia ai complici: «Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, se dice di farlo, lo fa, se promette lo mantiene, e se colpisce fa male, ed è una rivoluzione fino alla vittoria».
Inoltre pianificavano un’azione terroristica nell’insediamento israeliano di Avnei Hefetz, mediante l’utilizzo di autobomba; filmando l’attentato tramite telecamere installate sui fucili di precisione e sui berretti per riprendere ogni fase dell’azione terroristica, come emerge, tra l’altro, nella seguente conversazione: «Come l’ultima volta però, questa volta ad Avnei c’è molta gente»; e «Prepara qualcosa di forte per Avnei...», «Magari, o una macchina sulla strada come Hamzi...»; ed altresì: «va bene, ti manderò il prezzo per il pacco dell’amore e me lo devi procurare domani appena arrivano i soldi...».
ALTRI MISTERI
Dal profilo Facebook di Anan è emerso anche un post con la foto di quattro persone che il 6 novembre 2023 erano state uccise a Tulkarem in un conflitto a fuoco con l’esercito israeliano. Intanto i legali di Anan hanno presentato istanza alla corte d’appello dell’Aquila per chiedere la revoca della misura cautelare, che verrà discussa proprio oggi.
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