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La Repubblica Rassegna Stampa
30.01.2024 Putin ostacola la pace a Gaza
Analisi di Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 30 gennaio 2024
Pagina: 14
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Ian Bremmer: a Gaza sta vincendo il Cremlino. Non ha alcuna fretta che si arrivi alla pace»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/01/2024, a pag. 14, con il titolo "Ian Bremmer: a Gaza sta vincendo il Cremlino. Non ha alcuna fretta che si arrivi alla pace" l'analisi di Paolo Mastrolilli.
 
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Paolo Mastrolilli
Ian Bremmer
Ian Bremmer

NEW YORK — La guerra a Gaza è stata «una chiara vittoria per Vladimir Putin, che ora trae vantaggio dall’aumento del caos nell’ordine internazionale». Così il fondatore dell’Eurasia Group Ian Bremmer spiega a Repubblica la sua analisi, che ha spinto l’ex Speaker della Camera Nancy Pelosi ad accusare il capo del Cremlino di fomentare le proteste negli Stati Uniti contro l’assistenza fornita a Israele, al probabile scopo di boicottare il presidente Joe Biden e favorire la rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Parlando domenica con la Cnn, Pelosi ha commentato così: «Chiedere un cessate il fuoco è il messaggio di Putin. Non commettete errori: questo è direttamente collegato a ciò che il presidente russo vorrebbe vedere». L’ex Speaker della Camera, già terza carica dello Stato, ha ammesso che «alcuni di questi manifestanti saranno spontanei, organici e sinceri». Poi però ha aggiunto: «Alcuni credo siano collegati alla Russia». Quindi ha sollecitato le autorità investigative a fare chiarezza: «Si dovrebbe indagare su alcuni finanziamenti. Voglio chiedere all’Fbi di aprire un’inchiesta su questo». Le sue parole hanno provocato reazioni, dentro e fuori il Partito democratico. Alexandria Ocasio-Cortez, deputata leader dell’ala sinistra spesso in contrasto con Pelosi, ha sostenuto la versione contraria: «L’opposizione è basata sulla perdita indiscriminata di vite umane. Penso che quanto stiamo vedendo nel Paese siano giovani sconvolti dalla violenza». Il Council on American-Islamic Relations l’ha criticata così: «Siamo profondamente turbati dai commenti dell’ex presidente della Camera. L’affermazione della Pelosi secondo cui alcuni americani che protestano per un cessate il fuoco a Gaza stanno lavorando con Putin sembra delirante, e il suo appello all’Fbi di indagare su quei manifestanti senza alcuna prova è assolutamente autoritario». È un problema imbarazzante anche per il presidente Biden, in vista delle elezioni del 5 novembre, perché la sua linea di appoggiare Israele gli sta facendo perdere i voti della minoranza arabo-americana, che potrebbe risultare decisiva in Stati chiave come il Michigan. Il portavoce di Pelosi, per giustificare le sue parole, ha usato questo tweet di Ian Bremmer: «Putin trae vantaggio dalla continuazione della guerra a Gaza e dall’espansione del caos in Medio Oriente». Quindi Repubblica ha chiesto al fondatore dell’Eurasia Group di spiegare la sua posizione,e lui ha risposto con queste parole: «Cosa ancora più importante, Putin capisce che la guerra in Medio Oriente ha tolto la sua invasione dell’Ucraina dai titoli dei giornali, e l’ha retrocessa al secondo posto come priorità politica per gli Stati Uniti, molto distanziata». Quindi la strage di Hamas del 7 ottobre, e la conseguente guerra a Gaza, «è stata una chiara vittoria per lui». Ora Bremmer non entra nel merito dell’indagine chiesta da Pelosi all’Fbi, o dello sfruttamento dei sentimenti antisemiti per boicottare la rielezione di Biden. Però è noto che le agenzie dell’intelligence americana erano arrivate alla conclusione che Mosca aveva interferito nelle elezioni del 2016, attraverso i social e altre operazioni, anche se poi l’inchiesta sul “Russiagate” non avevascoperto un collegamento organico tra Trump e Putin. Il fondatore di Eurasia quindi conclude la sua analisi con questo ragionamento: «Più in generale, il leader del Cremlino trae vantaggio dall’aumento del caos nell’ordine internazionale, e dalle perdite percepite degli Stati Uniti e dei loro alleati». E aggiunge: «Per non parlare poi dei benefici economici a favore della Russia, derivanti da un prezzo del petrolio più alto. Per tutte queste ragioni, Putin non ha alcuna fretta di vedere la fine dei combattimenti in Medio Oriente», o di evitare il loro allargamento nella regione. Nello stesso tempo non gli dispiacciono le proteste, che quindi avrebbe tutto l’interesse ad aiutare con ogni mezzo a sua disposizione, perché «trae vantaggio dall’aumento del caos nell’ordine internazionale, e dalle perdite degli Stati Uniti».

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