sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.01.2024 Mattarella confonde Israele con gli arabi terroristi
Cronaca di Monica Guerzoni

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 gennaio 2024
Pagina: 1
Autore: Monica Guerzoni
Titolo: «Israele, chi ha sofferto non neghi uno Stato ad altri»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/01/2022, a pag.1, con il titolo "Un popolo che ha sofferto non neghi lo Stato ad altri", cronaca di Monica Guerzoni.

Concedeteci l'ironia: sarebbe più corretto che Mattarella quando parla di "popolo" che nega lo Stato ad altri, facesse riferimento a quello palestinese. Sono loro a predicare e operare da sempre per cancellare Israele dalle loro mappe e dalla faccia della terra.

monica guerzoni, giornalista del 'corriere della sera': 'matteo renzi era  nella lista di coloro...' - Dagospia
Monica Guerzoni
Mattarella: “Israele ha sofferto, non neghi a un altro popolo il diritto a  uno Stato”
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia per il "Giorno della Memoria", di memoria però il nostro presidente deve averne poca. Qualcuno gli spieghi che i terroristi palestinesi non hanno in calendario nel modo più assoluto l'esistenza di uno dei due Stati: Israele.

Roma. La gigantografia della Gazzetta Ufficiale con il regio decreto che emanò le leggi razziste, le valigie dei reclusi nei campi di sterminio, il filo spinato di Auschwitz dentro una teca di vetro. E la voce del presidente Sergio Mattarella che scolpisce parole definitive sulla tragedia della Shoah, sulle responsabilità del fascismo e della Repubblica di Salò, sul perché nel nostro Paese ci siano ancora tanti che «coltivano in modo inaccettabile simboli e tradizioni di ideologie nefaste e minacciose, che hanno portato soltanto dolore, distruzione e morte». Il capo dello Stato non nomina Acca Larenzia, ma il riferimento a quelle braccia alzate nel saluto romano è evidente. Come chiaro e forte è il monito a chi non ha condannato le immagini dei nostalgici del Ventennio, che han fatto il giro del mondo. Al Quirinale si celebra la Giornata della Memoria, la prima dopo la sconvolgente mattanza del 7 ottobre compiuta da Hamas contro il popolo ebraico, «immagine di una raccapricciante replica degli orrori della Shoah». Siamo di fronte a un «crinale apocalittico». E l’angoscia cresce anche davanti alla reazione dell'esercito israeliano con «drammatiche conseguenze sui civili». Mattarella implora Gerusalemme perché riconosca l’esistenza della Palestina: «Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato». Un discorso senza sconti, da una parte e dall’altra, accolto con calore e condivisione dalla comunità ebraica milanese e meno da quella romana. Agli ebrei italiani, rappresentati da Noemi Di Segni, Mattarella promette che non saranno tollerate «minacce, intimidazioni e prepotenze» e che l’Italia sarà sempre impegnata per la sicurezza di Israele. Ma la sua angoscia per gli ostaggi nelle «mani crudeli» di Hamas non è diversa da quella «per le numerose vittime civili a Gaza». In prima fila c’è Sami Modiano, 93 anni, matricola B7456 a Birkenau, superstite e testimone dell’Olocausto. Ci sono Lorenzo Fontana, Augusto Barbera e c’è Ignazio La Russa, che custodiva in casa il busto di Mussolini e che nel marzo scorso, al Muro del Pianto, rifiutò di dichiarare che «il fascismo è il male assoluto». La premier Giorgia Meloni filerà via alla fine della cerimonia con il presidente del Senato, senza aver parlato con Mattarella né prima, né dopo. Lo staff di Palazzo Chigi ha notato con disappunto che la Rai, in diretta, ha dimenticato di citare la premier: una piccola gaffe, che ha costretto il cerimoniale del Colle a correre ai ripari nei saluti finali.

Commozione e imbarazzo, nella stessa sala. «La storia della deportazione e dei campi di concentramento non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa», tuona Mattarella citando Primo Levi e addossando a Mussolini la sua parte di colpa per «il più grave sterminio nella storia dell’umanità». Quell’orrore assoluto, ammonisce il capo dello Stato, ha i suoi fondamenti nel «nazionalismo predatorio», nella supremazia dello Stato e del partito e in quel «virus micidiale» che è «il culto della personalità e del capo». La cerimonia è dedicata a tutti coloro che «non hanno volto lo sguardo altrove» e Mattarella ricorda Giorgio Perlasca, Gino Bartali e altri «giusti» che rischiarono o persero la vita per salvare quella degli ebrei. Condanna la «complessiva indifferenza» con cui l’Italia accolse le «ignobili reggi razziste, capitolo iniziale del terribile libro dello sterminio». Mette in guardia dal ritorno di «pericolose fattispecie di antisemitismo», del razzismo, del nazionalismo, dai pregiudizi antiebraici rilanciati «senza pudore» dai social e ammonisce chi coltiva nostalgie per un passato che ci interroga tutti: «Gli appartenenti alla Repubblica di Salò collaborarono attivamente alla cattura, alla deportazione e persino alle stragi degli ebrei. Un portato inestinguibile di dolore, sangue, morte sul quale mai dovremo far calare il velo del silenzio». Applaude mezzo governo, da Crosetto, a Piantedosi. Il ministro Valditara esprime parole di ferma condanna. Tajani, responsabile degli Esteri, è di ritorno da Gerusalemme. Gli chiedono con che animo abbia ascoltato i durissimi moniti di Mattarella su fascismo, Salò e saluti romani e il vicepremier si tira fuori: «Non mi tocca. Non mi sono sentito chiamato in causa perché non sono parte di quella storia. Mio padre era ufficiale in un campo di concentramento e quando gli fu chiesto di scegliere andò col Regno del Sud».

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT