Iran: dal carcere Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace Appello disperato, ma l'Occidente non l'aiuta
Testata: Corriere della Sera Data: 26 gennaio 2024 Pagina: 15 Autore: Narges Mohammadi Titolo: «L’apartheid di genere diventi crimine contro l’umanità. Sosteniamo le donne»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/01/2024, a pag. 15, con il titolo "L’apartheid di genere diventi crimine contro l’umanità. Sosteniamo le donne", di Narges Mohammadi: dalla cella di Evin, il suo appello alla comunità internazionale.
Ad António Guterres, segretario generale dell’Onu, e agli onorevoli rappresentanti degli Stati membri delle Nazioni Unite, è venuto il momento di condannare ufficialmente l’apartheid di genere come crimine contro l’umanità. Per decenni, le donne iraniane si sono scontrate con varie forme di discriminazione in base al sesso e al genere, istigate dal governo della Repubblica islamica. Sistematicamente e deliberatamente, l’Iran ha imposto la sottomissione delle donne con tutti gli strumenti e i poteri dello Stato, in particolare tramite le leggi, al fine di perpetuare la negazione dei diritti umani delle donne. Sotto tali circostanze, non sono solo le donne, bensì l’intera società iraniana porta il fardello delle conseguenze strazianti e irreparabili di discriminazioni diffuse e profondamente radicate. In una società dove metà della popolazione vede negati i suoi diritti naturali, ogni dibattito sulla democrazia, sui diritti umani, sulla libertà e uguaglianza appare irrilevante. In Iran e in Afghanistan, entrambi i governi della Repubblica islamica e dei talebani hanno sfruttato con cinismo la sottomissione delle donne come mezzo per instaurare i loro programmi oppressivi ed esercitare controllo e repressione sull’intera società civile. Costoro si servono della religione per camuffare le mire dittatoriali e il loro governo totalitario. E tutto ciò accade mentre si compiono atrocità inenarrabili contro la popolazione femminile, sotto gli occhi di un mondo incredulo. Le discriminazioni di genere, economiche e sociali contro i singoli individui, a causa del loro sesso o genere, vengono compiute direttamente attraverso mezzi fisici o legali allo scopo di relegare costoro a posizioni di inferiorità: questo si chiama apartheid di genere, che sfocia non soltanto in fragilità sociali ed economiche, ma porta anche a danni fisici, talvolta irreversibili e mortali. Pertanto, siamo convinti che l’apartheid di genere debba essere riconosciuto come vero e proprio crimine contro l’umanità, in tutto e per tutto simile all’apartheid fondato sull’appartenenza razziale. Ci appelliamo con urgenza alla comunità internazionale, affinché si affronti tale questione e si intraprendano interventi decisivi per metter fine a questa discriminazione in Iran e Afghanistan. È indispensabile intraprendere misure per assicurare la vittoria della giustizia e dell’uguaglianza. Quindi, ci aspettiamo che le Nazioni Unite dichiarino l’apartheid di sesso e genere un crimine contro l’umanità in tutti i documenti legali internazionali. Noi affermiamo che questi governi — tra i quali la Repubblica islamica — hanno perpetrato questi crimini contro le donne a causa del loro sesso o genere, e i nostri argomenti poggiano sulla comprovata esistenza di politiche a scapito della popolazione femminile in ogni settore, politico, economico, sociale, culturale e scolastico, così come nelle loro leggi discriminatorie. Le passate azioni del regime della Repubblica islamica, in questi 45 anni di governo religioso e autoritario, fondato sull’apartheid di sesso e genere, si traducono nei molteplici aspetti della legge, delle strutture governative e dei comportamenti, che dimostrano chiaramente la volontà di segregazione e sottomissione delle donne.
La sottomissione
Iran e Afghanistan hanno sfruttato la sottomissione per instaurare i loro programmi oppressivi ed esercitare controllo e repressione.
In questo momento, è auspicabile che le Nazioni Unite, riconoscendo e prendendo atto delle discriminazioni sistematiche presenti nelle leggi, nelle politiche e nei comportamenti dei governi di Iran e Afghanistan contro le donne, agiscano immediatamente per contrastarle. È essenziale che l’Onu dichiari tali pratiche come criminali. La mancata criminalizzazione di queste azioni assicura l’impunità dei responsabili, abbandonando le vittime al loro destino, senza nessuna forma di indennizzo. Ciò significa che oppressione e discriminazione saranno ancora praticate contro decine di milioni di donne iraniane e afghane, e non solo. Abbiamo urgentemente bisogno di interventi per metter fine a questa repressione crudele e disumana. Dichiarando reato l’apartheid di sesso e genere, introducendo definizioni legali più precise nelle leggi internazionali, emanando dichiarazioni di condanna dei sistemi di apartheid in Iran e Afghanistan, diffondendo le esperienze e i resoconti delle donne che vengono sempre di più sottoposte a questa tirannide distruttiva, sostenendo le istituzioni civili delle donne nella società iraniana e afghana, e appoggiando e proteggendo i difensori dei diritti umani perseguitati e imbavagliati dai regimi repressivi. È sufficiente modificare la bozza dei crimini contro l’umanità delle Nazioni Unite per includervi l’apartheid sessuale e di genere. Non è un percorso difficile ed è realizzabile. Le donne in Iran e Afghanistan aspettano l’attenzione immediata e l’azione dell’Onu per compiere questo passo irrinunciabile. È venuto il momento di criminalizzare l’apartheid di sesso e genere. È venuto il momento di far sentire la nostra voce e far valere le nostre ragioni. (Testo raccolto da Greta Privitera)
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