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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.01.2024 Vicenza: la città nelle mani dei centri sociali da tutta Italia, stra conosciuti dalla polizia
Cronaca di Andrea Pasqualetto

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 gennaio 2024
Pagina: 6
Autore: Andrea Pasqualetto
Titolo: «Vicenza, dopo gli scontri le denunce. Nella lista almeno venti nomi»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/01/2024, a pag. 6, con il titolo "Vicenza, dopo gli scontri le denunce. Nella lista almeno venti nomi", la cronaca di Andrea Pasqualetto.

Andrea Pasqualetto
Andrea Pasqualetto


Scontri tra Centri sociali contro Israele e forze dell'ordine.

Milano Di qua i centri sociali che moltiplicano gli slogan e i documenti a favore della Palestina: «Intifada subito», «Israele assassino», «Free palestine», «Sacrifichiamo la vita per la nostra Gerusalemme...»; di là le Digos che monitorano i loro movimenti e, in queste ore, cercano di dare un volto ai responsabili degli scontri di Vicenza con il ferimento di dieci poliziotti. E poi c’è la questione politica: la dura presa di posizione di Matteo Salvini sui centri sociali mentre, a livello locale, si scatena la bufera sul Bocciodromo, realtà vicentina salita d’importanza nella galassia antagonista dopo aver organizzato la protesta finita in guerriglia e finalizzata a bloccare il padiglione israeliano di VicenzaOro.

Dopo aver fermato e denunciato cinque attivisti, la polizia sta analizzando i video dei disordini. Erano stati lanciati petardi, bombe carta, fumogeni. La lista dei denunciati si sta allungando e alla fine sarà di almeno una ventina di nomi, da sottoporre alla Procura berica. Le accuse? Violenza, resistenza a pubblico ufficiale, violazione delle disposizioni della Questura che prevedevano un certo percorso del corteo.

A Vicenza erano arrivati in 700, da una decina di centri sociali. Il Bocciodromo aveva lanciato il primo sasso, spiegando così le ragioni della protesta: «In un contesto di economia di guerra come quello israeliano gli introiti della fiera vanno direttamente a finanziare il genocidio in corso a Gaza e in Cisgiordania». Terreno fertile per gli autonomi del Nord Est e non solo, che si sono aggregati. C’erano quelli del Pedro di Padova, del Laboratorio occupato Morion di Venezia, del Django di Treviso, dell’Arcadia di Schio, del Bruno di Trento. C’erano gruppi anche di Torino, con Askatasuna che desta sempre allarme nelle forze dell’ordine, Bologna, Roma, Napoli. Sulla guerra i Centri Sociali del Nord Est avevano prodotto un documento che attaccava pesantemente anche la premier Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto.

Nell’occhio del ciclone è finito il Bocciodromo. «Il sindaco e la maggioranza di centrosinistra che spesso lo frequenta, chiariscano la loro posizione e tolgano la concessione dello spazio», sono insorti i leghisti.

«L’opposizione, quando era al governo, non l’ha fatto, perché sa bene che i presupposti giuridici di un’azione del genere non ci sono», ha replicato il sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai (Pd), che ha condannato fermamente i fatti di sabato: «Non esiste giustificazione alcuna per le scene di guerriglia che abbiamo visto». Ma il centrodestra ha attaccato comunque il partito ed Elly Schlein: «Le sue parole e la mancata presa di posizione sull’antisionismo dilagante nella galassia dei centri sociali della sinistra antagonista e pro Palestina, hanno concesso copertura politica agli antisemiti di Vicenza. Ci aspettavamo una condanna netta anche alle violenze di ieri. Il silenzio è pericoloso come le parole dette senza accortezza», è stata la stoccata di Marco Silvestroni, senatore di FdI e segretario dell`Ufficio di Presidenza.

Da Firenze, Salvini non ha usato mezzi termini: «Dei centri sociali penso il peggio possibile e uno che aggredisce un poliziotto è un deficiente a prescindere. Ha fatto bene la Polizia a intervenire».

Con lui il ministro degli Esteri e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani: «Tutta la mia solidarietà alle forze dell’ordine che hanno impedito a 200 delinquenti dei centri sociali di assaltare il luogo dove c’erano anche imprenditori israeliani».

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