Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/01/2024, a pag.9, con il titolo "Tajani: "Cagliari, l'Università contro Israele: niente accordi con i loro atenei" la cronaca di Federico Capurso.
Federico Capurso
Francesco Mola, rettore di Cagliari. Dopo il massacro del 7 ottobre bloccò la solidarietà a Israele richiesta dai colleghi. E lo dice pure. Un rettore senza pietà umana. Poveri università di Cagliari, in che mani è finita....
Il rettore dell'Università di Cagliari, Francesco Mola, lascerà cadere i ponti costruiti in questi anni con le università israeliane. È ciò che da mesi chiedono gli studenti di numerose università italiane, da Bologna a Bari, da Roma a Torino, nel nome di un boicottaggio che finora, però, non aveva ancora trovato sponde nelle istituzioni universitarie. Adesso, invece, Mola assicura ai suoi studenti che «non stipuleremo nessun nuovo accordo con atenei israeliani e non rinnoveremo gli accordi scaduti». E se qualcuno dell'ateneo manterrà dei rapporti, «lo farà a titolo personale», precisa il rettore. Insomma, per la prima volta sembra essersi aperta una breccia nel mondo universitario italiano.
Le richieste degli studenti sono più ampie e sono state presentate in una mozione che verrà discussa il 30 gennaio in una riunione del Senato accademico. Si chiede di esprimere «solidarietà alla popolazione di Gaza», di «condannare «l'apartheid e l'occupazione israeliana dei territori palestinesi» e di «impegnarsi in atti tangibili di solidarietà e partnerships con le istituzioni universitarie palestinesi». L'università - viene fatto sapere - condannerà gli atti di guerra e di violenza, ovunque avvengano, che siano commessi da Hamas o dall'esercito di Tel Aviv, ma non verrà presa una posizione netta a favore della Palestina, né a favore di Israele.
Per Mola, però, sembra essere quasi una questione formale, perché «abbiamo già preso una posizione», sostiene discutendo con gli studenti. «All'indomani del 7 ottobre - spiega - c'erano state pressioni da parte di colleghe e colleghi per prendere una posizione in favore di Israele e io ho detto di no, perché questa è una situazione particolare, difficile, con una certa complessità internazionale». Fa di più, per mostrare sensibilità nei confronti della questione palestinese: «Non sono mai andato in vita mia in Israele. Nel mio piccolo…». E ripete, ancora una volta, che c'è stato qualcuno che ha chiesto all'università di pubblicare «un documento pro Israele, ma molti di noi - racconta Mola - si sono sollevati dicendo: "Non se ne parla proprio"».
Nessun nuovo legame con istituzioni universitarie israeliane, dunque. E l'unico accordo rimasto ancora attivo, tra l'Università di Cagliari e quella di Haifa, è ormai prossimo alla scadenza. Cancellarlo, come chiedono gli studenti con una lettera presentata al rettore, «non è così semplice», ammette Mola, eppure dall'ateneo sardo viene spiegato che quell'intesa scadrà a breve e verrà semplicemente lasciata esaurirsi, senza essere rinnovata.
«Il problema si sta ponendo un po' in tutti gli atenei», ricorda Mola. È da mesi, infatti, che l'opinione pubblica si confronta su questo tema. Già a novembre, poche settimane dopo l'inizio dei bombardamenti israeliani su Gaza, oltre 4 mila accademici italiani avevano sottoscritto una lettera, indirizzata al ministro per gli Affari Esteri Antonio Tajani e alla ministra dell'Università Anna Maria Bernini, per chiedere «un cessate il fuoco immediato e il rispetto del diritto umanitario internazionale», denunciando, al tempo stesso, «un illegale regime di oppressione militare e Apartheid in Palestina» e un «chiaro intento di pulizia etnica» da parte del governo israeliano. Sono seguite, una dopo l'altra, le occupazioni degli atenei da parte degli studenti, con la richiesta di tagliare ogni ponte con le università israeliane, colpevoli, ai loro occhi, di aver supportato il governo nelle sue operazioni nella Striscia di Gaza. Proteste a cui si è risposto con una raccolta firme contro il boicottaggio delle università israeliane, sottoscritto da 7308 persone sulla piattaforma «Change.org». Si rinnova così un dibattito antico, in cui si discute se le università debbano avere anche un ruolo attivo e prendere posizione sui grandi avvenimenti della storia o se invece sia più corretto avere un atteggiamento neutrale, lasciando che la vita negli atenei rimanga impermeabile alle influenze politiche esterne. L'Università di Cagliari, intanto, muove un primo passo. E la speranza degli studenti, ora, è che questo mandi «un segnale» al mondo accademico italiano.
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