Ultimo orrore sulle teste, Hamas come l'Isis Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 19 gennaio 2024 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Ultimo orrore sulle teste, Hamas come l'Isis»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 19/01/2024 a pag.12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Ultimo orrore sulle teste, Hamas come l'Isis"
Ancora orrori inenarrabili, stavolta le immagini trasmesse dalla CNN in cui uno dei terroristi di Hamas taglia la testa degli abitanti del kibbutz Nir Oz. Notizie rivoltanti circondano queste immagini. Ma prima di tutto: la guerra non è finita dopo 104 giorni, e non può esserlo, qualsiasi cosa desiderino e vogliano pianificare gli amanti della pace: non lo è perché i missili seguitano a piovere su Israele (50 su Netivot solo due giorni fa tutti insieme, e ogni poche ore una pioggia minore che deve dimostrare che Sinwar è vivo, che Hamas spara da Jabalia e da Khan Yunes; al nord lo scontro con Hezbollah non accenna a diminuire); e soprattutto perché ogni giorno si conferma l’impossibilità di convivere con la perversione che ha segnato il 7 di ottobre e di cui non finiscono mai a uscire alla luce gli incredibili, inenarrabili particolari e le conseguenze. Ha ragione il presidente Isaac Herzog che parlando al Forum di Davos vicino alla foto del piccolo Kfir Bibas rapito con la famiglia intera e il fratello di 4 anni che ha compiuto ieri un anno nelle grinfie di Hamas, che ha detto “Se chiedi a un israeliano medio sano di mente di pensare a quale soluzione vede per un accordo di pace, ti risponderà che al momento vuole sapere solo una cosa: “Potrò vivere in sicurezza nel futuro?”. La risposta può venire solo dalla realizzazione dello scopo che si è dato il governo di Israele, quello di obliterare i nemici e consentire così il ritorno di duecentomila persone a casa a sud e a nord e di scoraggiare senza equivoci il terrorismo ovunque. Come potrebbe fermarsi adesso, con tutto quello che ancora, giorno dopo giorno si impara sulla natura di Hamas? La pace non è un’icona in cui primeggia una Autorità nazionale palestinese che non ha mai condannato gli orrori del 7 ottobre, e la cui popolazione tiene per Hamas. Occorre una soluzione possibile, non utopistica. Sui tagliatori di teste di Hamas adesso si sa che sono anche peggiori di quelli dell’Isis: come loro tagliano le teste, ma non si è mai saputo che l’Isis ne commerciasse. Invece qui testimonia una nuova parte della vicenda David Tahar il cui figlio Adir di 19 anni fu ucciso in una base sul confine di Gaza durante il devastante attacco. Il suo corpo distrutto dalle granate è stato anche sfregiato col taglio della testa, e identificato solo col DNA, come centinaia di persone sfregiate e fatte a pezzi. David dopo aver seppellito con amore i resti del figlio, ha ricevuto a dicembre una notizia pervenuta dall’interrogatorio di un prigioniero di Hamas: ha cercato di vendere la testa prevedendo di ricavarne 10mila dollari, e ha detto dove si trovava. Recuperata dai soldati d’Israele con dedizione incredibile, la testa a sua volta mutilata e massacrata è stata infine riunita al corpo di Adir. David ha fondato a Gerusalemme un centro in sua memoria in cui si cura la gioventù a rischio. Ogni giorno si vive qui il “day after”: gli ospedali contano almeno 8000 feriti solo militari, è incredibile il numero dei ragazzi senza uno o più arti ormai parte di un mondo da curare e da riavviare alla vita sociale. Ventimila sono i curati per post trauma. Le famiglie dei rapiti devono ogni giorno affrontare, via via che le persone liberate prendono coraggio, i racconti delle torture che si soffrono nelle gallerie di Hamas: Aviva Siegel ha raccontato come ha visto personalmente torturare una ragazza e come vengono violentate le ragazze in cattività; la polizia ha raccolto più di 1000 testimonianze e più di 60mila videoclips sulle violenze sessuali accompagnate da delitto, decapitazione, esecuzioni con spari in testa, smembramenti che un numero assurdo di donne bambine bambini ragazzi hanno subito. Le famiglie raccontano ogni giorno, come ogni famiglia di rapito racconta come i rapimenti siano avvenuti mentre sotto gli occhi dei disperati nelle mani di Hamas, venivano giustiziati i loro cari, figli, genitori. Ovvero, ogni giorno si viene a sapere di nuove incredibili crudeltà, e questo devono sapere gli esseri umani degni di questo nome, capendo che garantisce la pace e la civile convivenza di tutti solo la sconfitta di chi ha saputo concepire e portare a compimento tutto questo male. Il resto, è commento.
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