MOSCA — Il trionfo di Donald Trump ai caucus dell’Iowa ha ringalluzzito Vladimir Putin. Lo riprova il lungo confronto con i sindaci russi trasmesso in tv martedì sera: la vittoria del tycoon al primo round delle primarie statunitensi era stata proclamata solo da poche ore che già il leader del Cremlino si lanciava in dichiarazioni sulle «precedenti elezioni truccate negli Usa» e in velate minacce ai Paesi Baltici e alla Nato: una mano tesa al suo vecchio sodale e uno sguardo al vagheggiato possibile futuro. “Trump Put ”, così l’ha battezzata l’ex assistente segretario alla Difesa americana Graham Allison suForeign Affairs prendendo in prestito il termine finanziario “put” o “opzione put”, contratto che dà il diritto di vendere nel futuro un’azione a un prezzo predeterminato. La lunga corsa verso le presidenziali di novembre è appena iniziata e Putin già tiene conto della possibilità che Trump torni alla Casa Bianca e perciò «ritarda le scelte nella speranza di negoziare accordi migliori con gli Usa tra un anno».
Parlando con i sindaci, Putin ha fatto risalire alle porte aperte dalla Nato a Ucraina e Georgia nel 2008 non solo l’inizio del conflitto in Ucraina, ma anche «una serie di decisioni che hanno portato a ciò che sta accadendo ora in Lettonia e in altre Repubbliche baltiche: quando i russi vengono cacciati via. Cose molto serie che influiscono direttamente sulla sicurezza del nostro Paese». Un riferimento alla minaccia di Riga di espellere 1.200 russi che lo scorso 30 novembre non hanno completato la procedura richiesta per ottenere il permesso di soggiorno permanente. Le parole di Putin sono tanto più inquietanti perché da tempo sostiene che la «Russia non ha confini » rivendicando il diritto di «difendere i compatrioti all’estero». Tutelare la popolazione russofona nel Donbass fu, del resto, il pretesto usato due anni fa per lanciare l’offensiva contro Kiev. Se Putin applicasse la sua versione armata della storia imperiale russa, l’elenco dei suoi potenziali obiettivi spazierebbe dalla Finlandia all’Asia Centrale fino all’Alaska. E benché, anche a detta dell’ Institute of Study of War «non ci siano indicazioni di un attacco imminente contro i Baltici», Putin semina. Pianta germogli nello spazio informativo per future aggressionicon il pretesto di difendere i suoi “compatrioti” sperando un domani di poter giocare l’“Opzione Trump”.
L’ex presidente Usa ha promesso di poter «raggiungere un accordo entro 24 ore» dal suo reinsediamento e Putin, davanti alla prospettiva di una pace alle sue condizioni, aspetta. Il tempo è dalla sua. Può contare sulla superiorità demografica russa e su più munizioni grazie a un’economia militarizzata e a forniture da Iran e Corea del Nord. Kiev, invece, dipende dall’Occidente. Certo, come osserva la politologa Tatiana Stanovaja del think tank R.Politik, Putin non si fa illusioni sulla capacità di Trump di «impegnarsi pragmaticamente con la Russia, inparticolare in termini di seria presa in considerazione dei suoi interessi strategici». Ma, se anche il tycoon non mantenesse le promesse di un accordo, la sua rielezione sarebbe già di per sé un assist alle mire del leader del Cremlino.
Un secondo mandato di Trump prelude al disordine sulla scena internazionale. Senza parlare della minaccia ventilata a Ursula von der Leyen nel 2020: «Se l’Europa venisse attaccata, gli Usa non andrebbero in suo aiuto. Tra l’altro, la Nato è morta e noi la abbandoneremo». Già adesso i ricatti dell’ungherese Orbán a Bruxelles e le divisioni a Washington tengono in ostaggio i nuovi pacchetti di aiuti. Con una Nato disgregata, Putin avrebbe gioco facile per puntare su Kiev e magari minacciare i confini Ue. Scenario prospettato da un documento del ministero della Difesa tedesco diffuso da Bildche potrebbe influenzare anche le dinamiche della sicurezza nell’Indo- Pacifico e modellare quel mondo multipolare tanto agognato da Putin e dal “caro amico” cinese Xi Jinping. Senza guardare troppo lontano, osserva Allison, l’Opzione Trump sta già svantaggiando Biden perché «le sue controparti valutano le promesse e le minacce Usa con la probabilità di avere un governo molto diverso tra un anno». Anche il 2024 rischia di essere «pericoloso».
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