Riprendiamo da LIBERO di oggi, 14/01/2024, a pag. 12, con il titolo "Lesbiche australiane rifiutano il donatore: è ebreo", il commento di Amedeo Ardenza.
Jay Lazarus, una coppia di lesbiche ha rifiutato il suo seme perché è ebreo.
Tra le forme di pregiudizio, l’antisemitismo ha una caratteristica non comune: la pervasività. Difficilmente si potrà professare l’odio per le persone di colore, per i disabili o per il mondo lgbt spacciandosi allo stesso tempo per progressisti. Quando si tratta di discriminare gli ebrei, invece, lo si potrà tranquillamente fare anche quali membri di un’altra minoranza, con tanti saluti al messaggio di amore per tutto il genere umano professato da Martin Luther King Jr. il cui compleanno si celebra domani, festa nazionale negli Usa. Anche il mondo dello sport, che più di altri è chiamato a unire l'umanità con l’atletismo, il gioco e la competizione, non si fa problemi a mettere nell’angolo l’ebreo di turno. In queste ore il primo esempio arriva dall’Australia. Nel Queensland, nel nord est del paese, una coppia di lesbiche decide di avere un bambino e si mette alla ricerca di un donatore. La scelta cade su Jay Lazarus, parrucchiere di Perth, in Australia Occidentale. A dispetto della grande distanza, i tre si sentono, si consultano, si piacciono. Loro hanno bisogno di una donazione, e Jay, che è omosessuale, è felice di poter a sua volta procreare. Lo scorso settembre le parti decidono di procedere con la donazione. Jay si è già sottoposto a una serie di test medici e genetici e a sedute di counseling psicologico, si tiene in forma, controlla la salute, assume vitamine. Poi la doccia fredda: a dicembre la coppia gli scrive «caro Jay, grazie mille per quanto hai fatto», ma poiché c’è la guerra a Gaza «non siamo in condizione di gestire parti della tua identità in questa relazione di donazione». Traduzione: il tuo seme di ebreo non lo vogliamo più. L’uomo selezionato per diventare il padre del tanto programmato bebè viene scartato perché di “razza ebraica”. Non importa se alla coppia il parrucchiere di Perth piace: dopo il 7 ottobre l’idea di procreare con un ebreo fa loro ribrezzo anche se si dicono dispiaciute: «Siamo per l'empatia e la gentilezza e le nostre azioni sono basate sull’amore per il genere umano». Di conseguenza, «chiederemo alla clinica Monash che ti contatti affinché tu possa decidere cosa fare del tuo sperma». È stato lo stesso Jay a sfogarsi su Instagram: «Eravamo molto vicini ed ero felice di aiutarle a coronare il loro sogno... il loro messaggio mi ha sconvolto: l’odio prevale anche nei circoli che professano la gentilezza e l’amore. Non pensavo che sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrei dovuto postare una storia come questa soltanto per il fatto di essere ebreo». In confronto a questo esempio di razzismo biologico, il caso di discriminazione antiebraica in arrivo dal Sudafrica sembra acqua fresca: il paese che ha denunciato Israele per genocidio davanti al Tribunale internazionale dell’Aja sta ospitando il campionato internazionale di cricket under 19. Quale occasione migliore per togliere a David Teeger, numero uno della squadra di casa, il grado di capitano? La sua colpa è grave: il giovane ebreo di Johannesburg, che mangia kasher e osserva le regole dello Shabbat, ha dedicato un premio sportivo tributatogli lo scorso dicembre a Israele, ai suoi cittadini e alle sue forze armate «che ci permettono di vivere al sicuro nella diaspora». Il ragazzo la deve pagare. Cricket South Africa lo ha dapprima sospeso. Poi, viva il garantismo, dopo un’accurata indagine ha deciso che può tornare a giocare ma senza i gradi da capitano «nell’interesse di tutti i giocatori, della squadra, e di David stesso».
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