Putin e Erdogan difendono i terroristi Commento di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 13 gennaio 2024 Pagina: 14 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Americani e inglesi bombardano gli Houthi. Erdogan e Putin difendono i terroristi»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/01/2024, a pag. 14 con il titolo "Americani e inglesi bombardano gli Houthi. Erdogan e Putin difendono i terroristi" il commento di Mirko Molteni.
L’attacco aereo con cui la notte tra giovedì e venerdì Stati Uniti e Gran Bretagna hanno danneggiato basi dei ribelli sciiti yemeniti Huthi sulle coste del Mar Rosso, era prevedibile come avvertimento affinché cessassero i lanci di missili con cui gli Huthi cercano d'interdire la rotta navale del Canale di Suez.
Col favore delle tenebre, americani e britannici hanno lanciato «oltre 100 armi teleguidate», stando al generale americano Alex Grynkewich: «Sono stati colpiti 60 obiettivi in 16 siti militari Huthi nello Yemen, fra droni aerei, droni marittimi, missili da crociera e basi di sorveglianza antiaerea e costiera».
Per il portavoce degli Huthi, Yahya Saria, «la brutale aggressione ha colpito con 73 raid la capitale Sanaa e i governatorati di Hodeidah, Taiz, Hajjah e Saada, uccidendo 5 martiri e ferendo altri 6 membri delle nostre forze».
Testimoni hanno riferito di 5 esplosioni nella sola Hodeidah, maggior base navale di Ansar Allah, “Partigiani di Dio”, nome ufficiale del movimento fondato dalla tribù Huthi. Gli americani hanno usato missili da crociera BGM-109 Tomahawk lanciati da incrociatori classe Arleigh Burke presenti nel Mar Rosso e anche dal sottomarino nucleare Florida. Dalla portaerei Eisenhower sono decollati forse 15 aerei da caccia F/A-18 Super Hornet, armati con missili AGM-88 HARM che vengono attirati dalle emissioni delle stazioni radar nemiche, centrandole e accecando le difese antiaeree di Ansar Allah. Gli inglesi hanno usato 4 caccia Eurofighter Typhoon della Royal Air Force, stesso tipo impiegato anche dall'Aeronautica Italiana.
LA RAF DA CIPRO
I velivoli britannici sono decollati dalla base di Akrotyri, nell'isola di Cipro, e si sono spinti sullo Yemen rifornendosi in volo di carburante da due aerocisterne Airbus A330 Voyager della RAF.
I Typhoon sono passati sull'Egitto, previa telefonata di avvertimento al presidente Abdel Al Sisi. Gli aerei inglesi hanno sganciato bombe a doppia guida, GPS e laser, Paveway IV centrando i bersagli. L'attacco ha avuto il supporto logistico di Australia, Bahrein, Canada e Olanda. Il presidente americano Joe Biden ha spiegato che i raid sono «la risposta agli assalti Huthi e non esiteremo a prendere ulteriori misure per proteggere il libero flusso del commercio internazionale».
Stando al giornale USA Politico, Biden avrebbe preso la decisione di attaccare fin da martedì. Per il premier britannico Rishi Sunak «è stata un'azione di autodifesa», inoltre Londra «esclude per ora ulteriori incursioni». Poiché, tuttavia, gli Huthi hanno alle spalle l'esperienza di anni di guerra civile in Yemen, è plausibile che il raid abbia solo scalfito le loro capacità belliche, disponendo essi di molti arsenali nascosti. Annunciate ritorsioni di Ansar Allah non si sono fatte attendere e nel pomeriggio l'agenzia inglese UKMTO, che monitora la sicurezza del traffico marittimo, ha segnalato che dallo Yemen un missile ha sfrecciato verso il Golfo di Aden, inabissandosi a 500 metri di distanza da una nave cargo. Gli yemeniti filoiraniani, quindi, proseguono a mettere in crisi la rotta di Suez, spalleggiati da vari paesi.
Era scontata la condanna dei raid anglo-americani da parte dell'Iran, che parla di «azione arbitraria che crea instabilità», sebbene gli iraniani abbiano essi stessi sequestrato una petroliera USA al largo dell'Oman. Anche l'Iraq, che contesta la presenza di basi USA sul suo territorio, storce il naso. Hezbollah, la milizia libanese sciita pure alleata di Teheran, tuona con un paragone forzato, tra «l'aggressione anglo-americana contro la sovranità dello Yemen» e «i massacri commessi dal nemico sionista (Israele) a Gaza».
«BAGNO DI SANGUE»
La Russia ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, mentre l'Arabia Saudita è cauta. Riad teme un'escalation, anche se invoca «la libertà di navigazione». I sauditi sono usciti nel 2022 da una lunga guerra con gli Huthi, iniziata nel 2015 e in cui Riad era nel mirino dei loro missili di origine iraniana. I sauditi non vogliono quindi che si riaprano ostilità sul loro fronte Sud. Dal quartier generale della Nato, a Bruxelles, il portavoce dell'alleanza Dylan White afferma: «Questi attacchi erano difensivi e progettati per preservare la libertà di navigazione in una via d'acqua vitale». Ma proprio un pilastro della Nato, cioè la Turchia, ancora una volta si smarca, come già sulla guerra Israele-Hamas, tanto che il presidente Recep Erdogan dice che «queste azioni rappresentano un uso sproporzionato della forza» e che USA e Gran Bretagna «vogliono un bagno di sangue nel Mar Rosso»
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