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Libero Rassegna Stampa
03.01.2024 Shaul non canta più, lo faremo noi per lui
Commneto di David Zebuloni

Testata: Libero
Data: 03 gennaio 2024
Pagina: 13
Autore: David Zebuloni
Titolo: «Eroe caduto in guerra Shaul non canta più. Lo faremo noi per lui»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/01/2024, a pag.13 con il titolo 'Eroe caduto in guerra Shaul non canta più. Lo faremo noi per lui' l'intervista di David Zebuloni.
 
Inseguire il sogno di Israele, tra realtà e illusioni | Kolòt-Voci
David Zebuloni

Shaul Greenglick, il cantante che ha scelto di combattere per il proprio Paese. Caduto il 26 dicembre in battaglia.

Il 26 dicembre, Shaul Greenglick è caduto in combattimento a Gaza contro i terroristi di Hamas. Shaul è uno dei 507 soldati israeliani che hanno perso la vita dal 7 ottobre a oggi, nella battaglia che vede coinvolta la democrazia di Israele contro il fondamentalismo di Hamas. Shaul è uno dei tanti, ma è unico nel suo genere: era un amico. Un amico speciale. Dolce, talentuoso, profondo, esilarante raro e prezioso. Un ragazzo pieno di sogni rimasti incompiuti. Nell’ultima settimana il suo volto, la sua storia, la sua voce, hanno fatto il giro del mondo, entrando nei cuori di coloro che, diversamente da me, non hanno avuto il privilegio di incontrarlo in vita. Shaul sognava di fare il cantante. Poco prima dell'inizio della guerra, ci siamo incontrati per parlare dei suoi progetti futuri. Appena tre settimane prima della sua morte, infatti, la stella emergente aveva superato con successo l’audizione a The Next Star: il programma tv canoro più seguito del paese, il cui vincitore rappresenta Israele all’Eurovision Song Contest. Un’audizione presto diventata virale in rete, che oggi funge da testamento morale. Una traccia del suo passaggio in questo mondo. Un segno indelebile che ci ha lasciato prima di andarsene per sempre. Tuttavia, con grande sorpresa, due settimane fa Shaul mi aveva telefonato per confidarmi di aver deciso di lasciare il talent show per continuare a combattere a Gaza al fianco dei suoi compagni. «Non posso cantare mentre loro rischiano la vita per il paese», constatò lui, irremovibile, mentre io protestavo. Era l’occasione della vita, a cui stava rinunciando. «Non si abbandonano i sogni», gli spiegai, provando pateticamente a farlo desistere. «Ora sto realizzando un sogno più antico: difendere il mio Paese», rispose lui sereno senza alcuna retorica. Poi mi mandò un messaggio: «Grazie di non avermi dato ragione, avevo bisogno di sentirti dire che sto sbagliando. Ti voglio bene». L’ultimo messaggio. Shaul era un giovane eroe che si è battuto in nome della libertà e della democrazia. Che ha sacrificato la sua vita per difendere Israele e l’Occidente dalla minaccia del terrorismo islamico che bussa alle porte di tutti, americani, europei, israeliani. Non è stata la morte ad aver reso Shaul un eroe. In Israele, i martiri non esistono. In Israele esistono solo morti ingiuste, che lasciano vuoti incolmabili. Shaul, in realtà, era un eroe già in vita. Soprattutto in vita. Un ragazzo conciliante e brillante, anima da artista. Da poeta. Desiderava cantare. Nient'altro che cantare. Non potrà più farlo. Continueremo noi a cantare per lui.

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