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Libero Rassegna Stampa
03.01.2024 Beirut: numero 2 di Hamas eliminato da Israele
Commento di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 03 gennaio 2024
Pagina: 13
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Israele elimina il numero 2 di Hamas»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/01/2024, a pag. 13, con il titolo "Israele elimina il numero 2 di Hamas", il commento di Amedeo Ardenza.


Al-Arouri, anello di congiunzione tra l’Iran e Hamas

Non è il ricercatissimo Yahya Sinwar, il leader politico di Hamas nella Striscia di Gaza ritenuto la mente del massacro di israeliani dello scorso 7 ottobre ma era il numero due del gruppo terroristico al potere nell’enclave: Israele ha reso noto di aver eliminato Saleh el-Arouri, il numero due dell’ufficio politico di Hamas. L’uomo, nato nei pressi di Ramallah 58 anni fa, è stato ucciso da un attacco israeliano alla periferia sud di Beirut. La testata libanese L’Orient-Le jour lo descrive come uno degli interlocutori privilegiati del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah. La notizia dal Libano fa il paio con quella della USS Gerald Ford che lascia le acque al largo del Paese dei Cedri. Era stato il segretario Usa alla Difesa, Lloyd Austin, a inviare la portaerei a propulsione in quel quadrante per mettere in guardia proprio Hezbollah dall’attaccare Israele impegnato a reagire contro Hamas. Oltre due mesi dopo poco è cambiato: le “punzecchiature” quotidiane di Hezbollah contro Israele non cessano. Eppure, la Gerald Ford, da dove a novembre è partita anche un’azione dell’aeronautica contro milizie antiamericane in Siria, fa rotta verso la Virginia. «Non è un buon segnale per Israele», commenta il quotidiano progressista Haaretz. L’allontanamento della portaerei fa pensare a un accordo dietro le quinte fra la Casa Bianca e l’Iran. Non è da escludere che gli Usa abbiano ottenuto garanzie sulla permanenza di Hezbollah ai margini del conflitto.

I TENTACOLI DI TEHERAN

Agli ayatollah rispondono infatti gli Hezbollah in Libano come anche il Jihad islamico in Cisgiordania, Hamas a Gaza e gli Huthi nello Yemen. La milizia yemenita è anzi la protagonista di una escalation con missili a lungo raggio sparati contro Israele – uno è stato abbattuto anche dai sauditi – e attacchi contro le navi nel Mar Rosso. Per garantire in traffici in quel mare, lo scorso 19 dicembre gli Usa hanno lanciato l’operazione Prosperity Guardian, una coalizione internazionale alla quale partecipa anche l’Italia. Con una nota la Difesa a stelle e strisce ha rassicurato Israele: «Collaboriamo con gli alleati e i partner per aumentare la sicurezza marittima nella regione. Il ministero della Difesa continuerà a far leva sulla sua postura di forza collettiva nella regione come deterrenza», ma di certo la presenza della USS Gerald Ford mancherà allo Stato ebraico. Perché lo stillicidio di attacchi di Hezbollah non impegna le Idf come la guerra a Gaza ma tiene in scacco il nord di Israele, e migliaia di civili che rifiuta di tornare alle proprie case e attività. Intanto il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen (51 anni) ha ceduto la guida della diplomazia nelle mani di Israel Katz (69). In passato Katz è stato titolare degli Esteri, delle Finanze, dei Trasporti e dell’Energia. Come Cohen – che perde il dicastero ma rimane membro del gabinetto di guerra – anche Katz è un membro del Likud, il partito del premier Benjamin Netanyahu. La staffetta era prevista da un accordo di partito e non è saltata a dispetto del conflitto con Hamas. Un segnale, ha osservato il presidente dell’Istituto israeliano per la politica estera regionale, Nimrod Goren, di come Netanyahu tenda a centralizzare gli affari diplomatici lasciando che il balletto di ministri indebolisca il dicastero in questione – se la coalizione sarà ancora in piedi è previsto che nel 2026 Cohen raccolga di nuovo il testimone da Katz. La linea politica, comunque, non cambia. Katz ha affermato che Israele è «sull'orlo della Terza guerra mondiale contro l’Iran e l’islam radicale». Durante la cerimonia di insediamento il ministro ha assicurato che Israele «raggiungerà l'obiettivo di rovesciare Hamas».

GLI OSTAGGI DA LIBERARE

Rivolto ai diplomatici e ai dipendenti del ministero, Katz ha sottolineato che la massima priorità è riportare a casa gli ostaggi in mano ad Hamas dal 7 ottobre scorso: «Il nostro impegno riportali a casa gli ostaggi con nuove iniziative, esercitando una pressione globale». Un mese fa l’appena eliminato Saleh el-Arouri aveva spiegato ad al-Jazeera che «i prigionieri restano nelle nostre mani». Perché fra di essi, donne anziani e bambini vi «sono soldati ed ex soldati, e non ci saranno negoziati su di loro prima della fine delle ostilità». A dimostrazione che in Palestina non si riesce a distinguere fra i civili e i militari.

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