Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 23/12/2023 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Gli eroi che salveranno Israele".
Fiamma Nirenstein
Gli ostaggi uccisi per errore
Si chiama Iris Haim. È la madre che ha perduto il figlio nel modo più atroce, Yotam, un ostaggio rapito da Kfar Aza il 7 ottobre; per sbaglio, scambiato per terrorista, è stato ucciso dai soldati, dopo essere sfuggito a Hamas, mentre cercava di farsi riconoscere dai soldati, insieme a altri due ragazzi. Sventolavano una bandiera bianca, ma non è servito. A Gaza, la confusione della guerra, le trappole perverse, i travestimenti di Hamas, hanno giocato un effetto mortale: e il batterista coi capelli rossi, insieme a Alon Shamriz e a Samar Talaka è stato ucciso. La sua mamma, dal 7 ottobre fra le famiglie dei rapiti con dolcezza e senza risparmio stavolta, si è rivolta così ai soldati del diciassettesimo battaglione della Brigata Bislamach: “Sono la mamma di Yotam, voglio dirvi che vi voglio tanto bene, quello che è accaduto non è colpa vostra, la colpa è solo di Hamas che il loro nome sia eraso dalla storia; non esitate se vedete un terrorista, tutti abbiamo bisogno di voi, venite ad abbracciarmi”. Iris ha lasciato tutti senza parole, in un Paese in cui oggi, tuttavia, si richiede miracoli da ciascuno: se la maggioranza in una situazione difficile cerca il riparo, l’eroe o l’eroina invece si espone. Così Iris, invece di polemizzare come hanno fatto in molti (il Capo di Stato maggiore ha ammonito che non si spara a chi ha le mani in alto!) ha preferito perdonare l’errore: ai ventenni che in divisa sfidano la morte che esce dai cunicoli o si avvicina travestita, ha suggerito di difendersi per il bene di tutti, nonostante l’atroce dolore per il figlio. Iris ha costruito così un ponte fra la battaglia straziante delle famiglie dei rapiti e il sacrificio terribile dei soldati: indispensabile, e per niente ovvio. Proclamare “beato il popolo che non ha bisogno di eroe” significa privare il popolo di una grande risorsa, a volte indispensabile. Israele in particolare dal 7 di settembre, ha bisogno di eroi per risorgere da quelle ceneri: a loro è affidata il recupero della forza, dell’onore stesso. Dal 7 di ottobre le storie del valore civile e militare sono un’enciclopedia. Se proviamo a scegliere le donne risplendono: per esempio, il 7 di prima mattina la bella Amit Mann di 22 anni, infermiera, si è fatta strada mentre le sparavano fra i feriti e i cadaveri fino all’ambulatorio, e là ha preso cura di tutti quelli che si sono trascinati da lei, finché al telefono ha detto ai suoi “siate forti sono entrati i terroristi”; è stata uccisa col dottore. Gli arabi israeliani, specie i beduini, sono corsi in tanti ad aiutare: Awad Darawshe, paramedico, corso alla festa Nova, ha curato le orribili ferite dei ragazzi uno dopo l’altro mentre Hamas faceva strage, è stato ucciso mentre fasciava un ragazzo; il tassista Yussef Alzianda, beduino, che aveva portato una dozzina di ragazzi alla festa, per fuggire ne caricava trenta per volta e tornava ogni volta per una spoletta di salvataggio.
È sopravvissuto; Or Ben Yehuda, una bella ragazza madre di tre bambini, comandante di un tank, si è bittata a combattere al kibbutz Sufa e con i suoi dodici soldati e li ha uccisi e messi in fuga salvando la gente, mentre il suo collega Avi Kolelashvili, di 24 anni, tentando lo stesso tipo di attacco, invece è caduto. Al Kibbutz Kfar Aza, il comandante dei Golani Tomer Greenberg, ha combattuto senza ordini salvando decine di persone, e poi ha portato in salvo due piccolissimi gemelli ritrovati fra i loro genitori, ambedue morti per terra. Greenberg, al comando del tredicesimo battaglione Golani dentro Gaza, cercando di salvare un soldato caduto in un’imboscata è stato ucciso da Hamas. A ogni funerale dei soldati uccisi i loro colleghi raccontano nei particolari, uno ad uno, che la fine di questi ventenni è quasi sempre legata alla scelta di lanciarsi al salvataggio dei compagni. Ma dentro casa il sangue freddo non è diverso: Rachel Edri di Ofakim, un’anziana signora, per ventiquattro ore, come in un film dell’orrore, ha servito cibo, raccontato storie, cantato canzoni frenando i terroristi, finché è arrivato l’esercito che ha perduto nello scontro due uomini. Israele risuona di episodi stupefacenti, che sanno di un’epopea antica e nuovissima, antica e in costruzione. Achille scelse una vita breve ma valorosa piuttosto che lunga e inane. Le sue imprese si leggono da millenni.
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