È con ritardo e non certo con la pompa magna che si sarebbe previsto che apre le porte, dopo venticinque anni di preparazione, la nuova sede della Biblioteca Nazionale di Israele a Gerusalemme.
Il presidente del consiglio della Biblioteca ed ex ambasciatore statunitense negli Stati Uniti, Sallai Meridor, ha descritto questo risultato come un lungo processo che ha coinvolto comitati internazionali, comitati israeliani e persino l’approvazione di una legge della Knesset. Ha osservato che ci sono voluti 131 anni per raggiungere questo obiettivo, facendo risalire le radici storiche della Biblioteca nazionale israeliana al 1892, quando, ancor prima del Primo Congresso sionista del 1897, i primi sionisti iniziarono a inviare libri a Gerusalemme dalla diaspora. Il desiderio era quello di preservare il patrimonio del Libro ebraico, immaginando una biblioteca per il futuro Judenstaat.
Il nuovo edificio di 46.000 metri quadrati è situato nel quartiere dei musei di Gerusalemme, vicino alla Knesset e al Museo d’Israele. Progettato per assomigliare a un libro aperto dallo studio di architettura svizzero Herzog & de Meuron, autore tra l’altro di opere internazionali come la Tate Modern di Londra, l’Elbphilharmonie di Amburgo e lo Stadio Nazionale (Nido d’Uccello) a Pechino, è costato 860 milioni di shekel (225 milioni di dollari). Sarà casa per oltre quattro milioni di libri, giornali storici, fotografie, collezioni personali e vari manufatti.
Il piano principale della biblioteca comprende un auditorium, un centro educativo, un ristorante, una caffetteria e una libreria. L’edificio si sviluppa su undici piani, cinque dei quali sottoterra. Gli spazi sono progettati con legno, vetro e pareti tessili imbottite per assorbire i suoni. Una sala lettura centrale con facciata in vetro funge da cuore dell’edificio ed è progettata per ospitare circa 200.000 libri. Un sistema robotizzato invisibile al pubblico gestirà l’immagazzinamento e il recupero dei libri. La Sala di Lettura delle Collezioni Speciali contenente oggetti rari e materiali d’archivio rimarrà chiusa in questa fase.
La biblioteca prevede di esporre le sue opere più rare in mostre permanenti, offrendo ai visitatori un’esperienza simile a quella sperimentata in un museo. Tra i suoi, tesori un manoscritto della Torah millenario conosciuto come la Corona di Damasco, un’edizione della Mishnah con le correzioni scritte a mano di Maimonide e un’Haggadah pasquale illustrata del 1270, nascosta in una cattedrale durante la Seconda guerra mondiale. Oltre alle sue collezioni storiche, la biblioteca abbraccia l’era digitale con un’esposizione che presenta le opere di autori famosi come S.Y. Agnon, David Grossman e A.B. Yehoshua, così come i fratelli Yeshayahu e Nechama Leibowitz. Gli scaffali digitali della galleria, che possono essere ruotati premendo un pulsante, ospitano la prima bozza di “Jerusalem of Gold” di Naomi Shemer e il manoscritto di un racconto di Lea Goldberg.
Le istruzioni dell’Home Front Command a partire dal 28 ottobre limitano l’ingresso alla Biblioteca a 300 persone, compreso il personale, e sarà richiesta la registrazione per garantire il rispetto delle normative dell’Home Front Command. Tuttavia, la splendida sala di lettura a scaffale aperto è già piena di lettori, che si aggirano increduli per le stanze che profumano di legno nuovo. Commossi nel rivedersi, sembrano dover prendere le misure del nuovo ambiente. Nella sala sono state trasferite le collezioni Israel, Judaica, Humanities, Islam e Gershom Scholem, che erano divise in zone differenti nella sede precedente. Ogni sala aveva una sua “anima” e l’intento di questo nuovo progetto era, fra gli altri, quello di mescolare i lettori. Ebrei ed arabi, religiosi e laici. La speranza è che la biblioteca si riaffermi come luogo di incontro per gruppi diversi. E che continui a valer la pena visitarla, come suggeriva Martin Buber, anche solo per dar un’occhiata ai suoi lettori.
La Biblioteca Nazionale di Israele ha avviato un’iniziativa senza precedenti, la costruzione di un archivio che raccolga testi, foto, audio, video e posts sui social media, creando un database esaustivo per la memoria collettiva e la ricerca storica degli eventi del 7 ottobre 2023. Tale sforzo mira a rendere disponibili e accessibili le prove a lungo termine, a beneficio della comunità ebraica e della ricerca storica.
Già dalle prime ore del massacro del 7 ottobre e delle conseguenti fasi belliche è stato evidente quanto la guerra di Israele contro Hamas sia il primo evento di questo tipo documentato quasi interamente in formato elettronico, destinato a scomparire se non adeguatamente organizzato e preservato per le future ricerche storiche, “considerata la natura mutevole dei media digitali.”
Questa iniziativa si allinea all’impegno della Biblioteca come “custode dinamico della memoria ebraica,” offrendo i suoi contenuti a un vasto pubblico per una “democratizzazione della conoscenza”.
Tra i partner di questa iniziativa figurano numerose organizzazioni in Israele e all’estero: dalla Israel Oral History Association (ILOHA) alla Divisione di Storia Orale presso l’Avraham Harman Institute of Contemporary Jewry presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, fino alla Fondazione USC Shoah e molte altre.
L’amministrazione civile israeliana ha già trasferito circa 200.000 foto e video alla Biblioteca, raccogliendo decine di migliaia di testi, registrazioni audio e video delle vittime e dei combattenti caduti, interviste con sopravvissuti e famiglie, oltre a registrazioni create dalle forze di sicurezza. La Biblioteca si impegna a documentare e preservare anche i siti web, i post sui social media e le pubblicazioni governative e locali correlati agli eventi, oltre a offrire assistenza agli archivi storici danneggiati durante l’attacco di Hamas.
Il progetto accoglie contributi da parte di organizzazioni, iniziative o individui interessati a preservare la memoria di questi eventi.
Per ulteriori informazioni o per contribuire al progetto, si invita a visitare il sito web della Biblioteca Nazionale di Israele:
www.nli.org.il/en.