Testata: Il Giornale Data: 17 dicembre 2023 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Ostaggi uccisi, choc Israele, bandiera bianca ignorata»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 17/12/2023 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Ostaggi uccisi, choc Israele, bandiera bianca ignorata".
La spiegazione è venuta in un minuto dopo il disastro: è nostra responsabilità, ha detto l’esercito israeliano, è una tragedia e ve ne diamo conto. Ma è il cuore del dramma attuale che è ferito: il nesso fra la guerra e la questione dei rapiti. Tre giovani che cercavano di fuggire sono stati uccisi per sbaglio dalle truppe in guerra dentro Gaza, scambiati per terroristi. Peggio ancora di soffrire una ferita dal nemico, è il dolore inferto da una persona cara: e nessuno è più caro a Israele in questo momento dei soldati che 24 ore al giorno combattono a rischio della vita e perdono i loro compagni dentro Gaza. Ma nessuno è più importante degli ostaggi selvaggiamente trattenuti, comma coerente della strage del 7 ottobre, da Sinwar. Ma è accaduto: ed è un paradosso quasi insostenibile quando sei in guerra, come è Israele, contro il più feroce di tutti i nemici. Il gabinetto si è riunito, Netanyahu in un messaggio televisivo ha abbracciato le famiglie dei rapiti (“piango con voi”) e ha ribadito la sua fiducia nei soldati che rischiano la vita sul campo, e poi, anche in polemica con gli Stati Uniti, ha ribadito senza sconti la strategia oggi discussa duramente dalle famiglie e da parte del Paese: “Seguiteremo a combattere mentre ci impegniamo a riportare a casa i rapiti, ai nostri cari amici americani che ringraziamo dell’aiuto diciamo che l’Autorità nazionale palestinese che differisce da Hamas solo nei tempi, e non nel fine, non potrà prenderne il posto sulla Striscia. Saremo noi a controllarne la sicurezza in modo che non si possa minacciare la nostra vita”. Ma al di là dei programmi di lungo termine il clima di contestazione è inquieto, le famiglie dei rapiti hanno incontrato oggi il Gabinetto protestando duramente. Il Paese aspetta un’accelerazione sui rapiti. Venerdì, mentre Hamas sparava 6 missili su Gerusalemme, tre ragazzi caduti nelle mani di Hamas dal 7 di ottobre, Yotam Haim, di 28 anni, noto a tutti ormai, capelli rossi e mestiere di batterista, Alon Lulu Shamriz, di 26anni, un sorriso solare, studente di ingegneria dei computer, rapiti dal Kibbutz Kfar Aza, Samar Talalka di 22 anni, beduino israeliano agricoltore nel kibbutz Nir Am, si sono trovati liberi nei vicoli di Gaza, fra le pallottole e la polvere della battaglia. Forse erano fuggiti, forse erano stati buttati nel mezzo dello scontro. Avanzavano, secondo il primo rapporto, senza camicia per segnalare di non essere terroristi suicidi, e con uno straccio bianco su un bastone: ma un soldato non si è fidato. Si tratta di un terreno su cui gli agguati nei vicoli e dai cunicoli sono continui, i soldati che combattono 24 ore su 24 dal 7 di ottobre hanno visto uccidere giorno dopo giorno 116 compagni. Hamas non indossa divise, i terroristi sono irriconoscibili, la tensione è terribile. Il soldato spara, uccide due delle persone che avanzano, il terzo ferito si è nascosto nell’edificio da cui era uscito. Il cuore si spezza al racconto di come gridasse “Azilu”, aiuto, in ebraico e non è stato sentito o creduto. IL comandante aveva ordinato l’alt vedendolo, ma quando è uscito un terzo soldato ha sparato lo stesso. La tragedia si è compiuta: sono altri ostaggi morti, solo il 14 dicembre altri 2 corpi di ragazzi rapiti e tre giorni fa i corpi di Eden Zakaria, 28 anni, una bellissima ragazza seppellita solo ieri, e di Zvi Dado, soldato. Per recuperare i loro colpi due soldati sono stati uccisi, fra cui il figlio di Gadi Eisekot, membro del Gabinetto. Adesso si indaga, si risponderà sulla dinamica della vicenda, ma le famiglie chiedono adesso in grande polemica col governo che ci si decida, ci si muova subito per un nuovo scambio, qualsiasi scambio collettivo: ciascuno, dicono, è in pericolo immediato di vita e non si riesce a recuperarli con lo scontro bellico, come ripete Netanyahu. Anche il capo di Stato Maggiore Herzi Halevi ha ribadito che l’errore è terribile, non si deve sparare di fronte a una bandiera bianca. Ma ha detto che la battaglia continua con determinazione. Un altro annuncio tragico giunto da dentro Gaza ieri è stato quello della morte nelle mani dei Hamas di una ragazza rapita alla festa di Reim, Inbar Haiman di 27 anni. Oggi i prigionieri sono ancora 128: Israele ha sempre sostenuto che Sinwar è stato costretto a cederne una parte in stato di choc e di necessità: i 105 tornati a casa sono stati scambiati perchè l’esercito aveva colpito a tutta forza, Hamas aveva bisogno di tempo. Adesso, a Oslo Primo Ministro del Qatar ha incontrato i maggiori rappresentanti della sicurezza Israeliana, forse si arriverà a un nuovo accordo, certo Hamas chiede un alto prezzo per lo scambio. Può esigere la liberazione di un gran numero di terroristi di prima linea, chiedere una lunga tregua con cui rimettersi in piedi e restare al potere. Due giorni fa nel Nord Europa è stata scoperta una congiura, Hamas aveva organizzato attacchi armati a istituzioni ebraiche in vari Paesi; venerdì, Sinwar, il “difensore della Moschea di Al Aqsa” ha bombardato Gerusalemme. La scelta è, comunque, sempre fra lasciare sopravvivere un’organizzazione come l’ISIS, pericolosa per tutti, o combatterla a prezzi anche molto amari.
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