Roma. Le autorità tedesche hanno arrestato quattro membri di Hamas accusati di pianificare un attacco alle istituzioni ebraiche. Il procuratore federale tedesco ha detto che uno degli uomini, agendo su ordine dei leader di Hamas in Libano, aveva iniziato in primavera a cercare un deposito di armi che l’organizzazione aveva clandestinamente assemblato in passato. Le armi dovevano essere portate a Berlino per essere successivamente utilizzate in un possibile attacco contro le istituzioni ebraiche in Europa. Gli arresti segnano la prima volta dall’inizio della guerra di Gaza che le autorità affermano di aver scoperto un complotto di Hamas per colpire l’Europa. L’inchiesta coinvolge anche l’Olanda, mentre la Danimarca arresta una cellula simile e in Austria c’è stato un arresto per un piano di attentato alla sinagoga di Vienna.
Nel frattempo, gli attacchi contro i residenti e le istituzioni ebraici sono aumentati vertiginosamente in tutta Europa.
Il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Josef Schuster, ha definito le notizie “scioccanti” e alla Welt spiega: “Dal 7 ottobre assistiamo a un aumento delle dichiarazioni e delle azioni antisemite da parte della sinistra, purtroppo anche negli ambienti accademici”. Schuster ha detto che la situazione è peggiorata in diverse grandi città, come Berlino, e in molte altre nella regione del Nord Reno-Vestfalia dicendo: “Là, gli ebrei che indossano una kippah o una stella di David sulle loro catene devono temere di essere insultati o attaccati”.
Ieri a Monaco, un giovane ebreo è stato aggredito da un gruppo di sei persone perché indossava una kippah. Stava camminando sulla Landwehrstrasse vicino alla stazione ferroviaria quando è stato insultato, aggredito e gettato a terra, e poi preso a calci. Intanto si è svolto un incontro su “Palestina libera” presso l’Università libera (Fu) di Berlino e agli studenti ebrei e ai sostenitori di Israele è stato negato l’ingresso. Dopo i numerosi episodi di antisemitismo, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha assicurato agli ebrei tedeschi un sostegno illimitato. “Per essere chiari: la Germania rimarrà la patria degli ebrei. Mi sconvolge il fatto che scolari e studenti non osano più andare a scuola o all’università e non mostrano più apertamente la loro ebraicità. Non dovrebbe essere permesso che ciò accada e non accadrà”. Eppure accade e la sveglia dovrebbe suonare per tutti.
La Bild, il più diffuso quotidiano tedesco, ha raccontato le “zone vietate agli ebrei in Germania”. Il settantacinque per cento degli ebrei tedeschi si astiene dall’indossare in pubblico i simboli ebraici e il quarantasei per cento di loro “evita di entrare in determinate aree”. In parole povere significa che in Germania ci sono zone “vietate” agli ebrei. Il commissario contro l’antisemitismo della Repubblica federale tedesca, Felix Klein, aveva dovuto ammettere, quasi una capitolazione: “Non posso consigliare agli ebrei di portare la kippah ovunque in Germania”. A Bonn, la comunità ebraica ha consigliato di non indossare i simboli della fede in pubblico. Lo stesso hanno fatto l’Abraham Geiger College a Potsdam, che ha invitato gli studenti a non portare la kippah per strada e la scuola Or Avner di Berlino.
Hanukkah, la festa ebraica delle luci, si celebra a Neukölln, il quartiere della capitale tedesca dove dal 40 al 50 per cento dei bambini in età scolare è musulmano e che è noto anche come “il principato ottomano” di Berlino. Tutto dovrebbe sembrare normale, se non fosse per la massiccia protezione della polizia. Sono il rabbino Jeremy Borovitz e la sua kippah a rendere speciale la serata. “Il tempo di nascondersi è finito”, dice il rabbino. Borovitz vive a Neukölln. Ci sono posti più facili per un rabbino. Eppure non aveva mai voluto trasferirsi da quando è arrivato da New York cinque anni fa. Indossava sempre con orgoglio la kippah per le strade del quartiere anche a costo di essere colpito da sputi e insulti. Qualunque cosa fosse accaduta il giorno prima, Borovitz sarebbe uscito dalla porta di casa la mattina dopo con la kippah in testa.
Fino al 7 ottobre. Un amico ebreo che gestisce una società di sicurezza gli ha parlato dell’attacco terroristico di Hamas, delle persone morte e rapite. Nel frattempo, una rete palestinese che celebrava gli omicidi distribuiva dolcetti sulla Sonnenallee a soli cento metri dal loro appartamento. “Niente più kippah per le strade, non una parola di ebraico nella metropolitana”, lo supplicò l’amico. E anche Borovitz e sua moglie hanno nascosto la loro ebraicità. “Ho sentito come la paura attanagliava gli ebrei a Berlino”. Ebrei da tutto il mondo gli scrissero esortandolo a lasciare il paese. Borovitz due sere fa ha ballato con i bambini al ritmo di musica klezmer, sono state serviti ciambelle e vin brulé kosher e, per qualche breve istante, tutto è sembrato normale anche a Neukölln. Domani è un altro giorno.