Shejaiya è un quartiere a est di Gaza City, nel nord della Striscia, dove Hamas è storicamente forte – e infatti i soldati israeliani non ne hanno il controllo completo. Ma non è chiaro come sia successo l’errore. I tre si erano già liberati da solie stavano vagando nella zona? Erano assieme ad altri? Perché sono stati scambiati per una minaccia? Hagari nel briefing serale ha dichiarato che in quella zona i soldati hanno incontrato anche attentatori suicidi.
Da quando è finito il cessate il fuoco e con esso lo scambio quotidiano di prigionieri, nessun ostaggio è stato più trovato vivo. Interessante notare come i tre prima di essere uccisi fossero nel settore Nord di Gaza, quindi isolati dal settore Sud dove si dice si siano nascosti i leader di Hamas, e lontani da dove sono avvenute tutte le liberazioni finora. L’episodio ha provocato una manifestazione di protesta a Tel Aviv, dove alcune centinaia di persone hanno chiesto l’immediata riapertura del negoziato sugli ostaggi.
Sul fronte diplomatico, dopo avere incontrato i leader politici israeliani, il consigliere per la Sicurezza nazionale americano Jake Sullivan è andato a Ramallah per incontrare il capo dell’Autorità palestinese (Anp) Abu Mazen. Sullivan spinge ancora la soluzione sponsorizzata dall’Amministrazione Biden per il dopoguerra a Gaza, che non piace al governo israeliano: un allargamento del potere dell’Autorità anche alla Striscia. Ma chiede un profondo rinnovamento dell’Anp, un’Autorità “2.0” che sia «rivitalizzata e più rappresentativa» dei palestinesi. L’Anp in questo momento è considerata troppo debole per assumere questo ruolo e la Cisgiordania, dove dovrebbe esercitare il suo controllo, è nel caos: il numero di attacchi di estremisti israeliani è in aumento e ci sono operazioni in corso dell’Idf nei campi palestinesimotivate dal fatto che il lavoro delle forze di sicurezza locali è considerato insufficiente. Il progetto prevede che l’Anp come primo passo riattivi almeno 3.500 uomini sui 15.000 che appartenevano alle sue forze di sicurezza, per occuparsi della Striscia (dove però vivono due milioni e trecentomila palestinesi).
Il premier Netanyahu raffredda subito questo processo ipotetico di “rivitalizzazione” e fa trapelare, da una sua deposizione riservata alla Knesset, che esiste un piano nel caso le forze di sicurezza palestinesi in Cisgiordania passino dalla parte di Hamas e attacchino Israele. La notizia ha creato discontento a Ramallah e un funzionario palestinese ha commentato così: potrebbe essere «una profezia che si autoavvera».