sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Giornale Rassegna Stampa
14.12.2023 Israele piange i suoi eroi e giura di combattere fino alla vittoria
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 14 dicembre 2023
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele piange i suoi eroi e giura di combattere fino alla vittoria»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 14/12/2023 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Israele piange i suoi eroi e giura di combattere fino alla vittoria".

Fiamma Nirenstein
Fiamma Nirenstein
Biden cerca di influenzare Netanyahu
Biden cerca di influenzare Netanyahu

Israele combatte con una mano legata dietro la schiena: tutti gli israeliani, di destra e di sinistra, dopo il 7 di ottobre, sentono di combattere una guerra di sopravvivenza. Vorrebbero che lo sentisse anche il vecchio amico americano, dall’inizio il più fedele, ma non è facile per Biden: l’opinione pubblica mondiale, e forse anche il suo elettorato, stanno dimenticando il senso del conflitto. Si dice spesso in guerra, come ha detto ieri Netanyahu, parlando con gli strumenti gracchianti dei soldati dentro Gaza: “Continueremo fino alla vittoria”. Ma ieri questa frase, ormai controversa fuori da Gerusalemme, ha suonato come una doppia promessa: la prima quella di non piegarsi di fronte a una guerra difficilissima, che ieri ha fatto altri dieci soldati, cinque della mitica unità Golani, uccisi in un giorno, fra cui due comandanti. La seconda promessa, fronteggiare la vasta critica internazionale che sale dalle Nazioni Unite che, ignorando il pericolo vitale per Israele, in maggioranza hanno votato per il cessate il fuoco; e barcamenarsi di fronte alle ultime dichiarazioni di Joe Biden, che ha mandato martedì avvertimenti molto severi, parlando di “bombardamenti indiscriminati” e del rischio che “questo governo renda a Israele molto difficile muoversi”. Ieri tutta Israele stupefatta piangeva di fronte alla strage di Sujaya, dove una parte dei soldati procedendo in un vicolo è caduta in una trappola. Feriti da terroristi usciti da una galleria e edifici sono stati soccorsi dai compagni corsi eroicamente in loro aiuto: tutti sono caduti fra le trappole esplosive e i cecchini. Israele discute mentre piange: si chiede perché il territorio in cui si sapeva che si dovevano cercare gli uomini di Sinwar, ancora molti nonostante gli arresti, e forse gli ostaggi (nel recupero di due corpi dei prigionieri due soldati hanno perso vita il giorno avanti) non era stato spianato per l’operazione. L’esercito ha addosso gli occhi di tutto il mondo mentre si batte su un terreno da cui spuntano i terroristi dalle gallerie e dagli edifici pubblici che Hamas ha fatto perché i cittadini diventino scudi umani. Hamas spara missili su Tel Aviv e Israele non ha il permesso di fermarli. Tomer Grinberg, di 35 anni, solo qualche giorno fa nell’ultima intervista raccontava di come aveva salvato due bambini piccoli, fra gli altri, in un’eroica impresa di scontro personale coi terroristi nei kibbutz: “Li ho portati fuori dicendogli di appoggiarmi il viso sulle spalle per non vedere l’orrore, e mi hanno sorriso attraversando la strage. Ho pensato alla mia bambina, e sono dentro Gaza per difenderla”. Biden ha due punti centrali che deve presentare agli elettori ormai molto preoccupati dalla sofferenza dei palestinesi dentro Gaza: Hamas deve essere eliminato, spiega, ma vuole che “Bibi” come lo chiama, si impegni nell’aiuto umanitario e coinvolga meno i civili. Israele ci prova con i corridoi e le tregue umanitarie, i camion di aiuti gli avvertimenti prima delle bombe e le zone di rifugio. Ma Biden vuole garanzie storiche sullo scopo finale della scelta americana: riaprire la strada tramite il restauro della PA alla soluzione dei “due Stati per due popoli”. Bibi è duro su questo, non intende impegnarsi su chi sostiene il terrorismo e non ha mai riconosciuto lo Stato d’Israele. Biden forse corre troppo. Meglio per ora sperare in una compartecipazione del mondo arabo che ha scelto la pace con Israele. Forse così la sceglieranno anche i palestinesi di Abu Mazen.

Per inviare la propria opinione al Giornale, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT