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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.12.2023 Il Nobel a chi lotta in Iran
Cronaca di Greta Privitera

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 dicembre 2023
Pagina: 15
Autore: Greta Privitera
Titolo: «La sedia vuota di Narges. Il Nobel a chi lotta in Iran»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/12/2023, a pag. 15, con il titolo "La sedia vuota di Narges. Il Nobel a chi lotta in Iran" di Greta Privitera.
 
Nobel per la pace 2023: sedia vuota a Oslo per Narges, «Iran tirannia  misogina» - Il Sole 24 ORE
 
Nel municipio di Oslo, Kiana e Ali Rahmani siedono composti sul palco, a lato del leggio. A separare i due gemelli, una sedia vuota. È per la madre Narges Mohammadi, l’attivista iraniana di 51 anni, premio Nobel per la Pace 2023, in carcere a Teheran dove sta scontando una condanna a 31 anni di reclusione, che ha appena annunciato uno sciopero della fame in solidarietà con la minoranza religiosa bahai.
Si trovano in Norvegia per ritirare il premio dell’Accademia e per leggere il lungo messaggio che Mohammadi è riuscita a far scivolare fuori dalla microscopica cella della prigione di Evin. Non la vedono da otto anni, da quando hanno raggiunto il padre Taghi Rahmani a Parigi, dove vivono, studiano e crescono. «Non so se la incontreremo di nuovo. Forse succederà fra 30, 40 anni, o forse mai più», dice Kiana. Ali ha ancora speranza: «Sono ottimista».
I gemelli scandiscono le parole della mamma-eroina davanti a centinaia di persone, tra cui la famiglia reale norvegese, Shirin Ebadi — amica di lotte e, 20 anni prima di lei, premio Nobel per la Pace nel 2003 — e Marjane Satrapi, autrice del capolavoro «Persepolis». Parte Kiana, in farsi: «Jin, Jîyan, Azadi». Tradotto «Donna, vita, libertà», il nome e slogan del movimento nato dopo l’uccisione di Mahsa Amini. Ringrazia per il premio «dedicato al movimento iraniano» ed emozionata, in francese, legge: «Scrivo questo messaggio da dietro le alte e fredde mura di una prigione. Sono una donna mediorientale proveniente da una regione che, nonostante la sua ricca civiltà, è oggi intrappolata tra la guerra, il fuoco del terrorismo e l’estremismo». Kiana si fa portatrice di un racconto doloroso, che è l’amara realtà del popolo d’Iran: in platea scendono lacrime. Poi, è il turno di Ali: «Il movimento “Donna, vita, libertà” ha accelerato il processo di transizione verso democrazia, libertà e pari diritti in Iran dando chiarezza e significato alla richiesta storica del popolo iraniano. La resistenza è viva e la lotta persiste. La resistenza, continua e non violenta, è la nostra strategia migliore. Sono fiduciosa che la luce della libertà e della giustizia risplenderà sulla terra d’Iran». Scatta un lungo applauso e i due fratelli tornano alle parole dell’inizio — «Donna, vita, libertà» —, protetti dallo sguardo orgoglioso del padre, nel pubblico.
 
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