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Il Foglio Rassegna Stampa
11.12.2023 Le Point-Parla Kamel Daoud
Analisi da Le Point

Testata: Il Foglio
Data: 11 dicembre 2023
Pagina: 10
Autore: Le Point
Titolo: «Un intellettuale algerino denunciala “giudeofobia d’atmosfera”»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 11/12/2023, a pag.10, con il titolo "Un intellettuale algerino denuncia la giudeofobia d’atmosfera”, articolo uscito il 27/11/2023 su Le Point.

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Anche tra i nostri amici più sicuri, l’odio verso gli ebrei fa il suo ritorno, dallo scorso 7 ottobre, nella scelta delle uniche vittime degne di solidarietà. La cronaca sul settimanale Le Point dello scrittore e intellettuale algerino Kamel Daoud, che nel 2014 ha ricevuto il Goncourt du Premier roman per “Meursault, contre-enquête” (Actes Sud). In un mondo dove quasi tutti gli uomini diventano da un giorno all’altro dei rinoceronti – scrive lo scrittore e intellettuale algerino Kamel Daoud – Eugène Ionesco inventa nel 1959, nella sua celebre pièce teatrale “Rhinocéros”, un personaggio refrattario al gregarismo dei suoi simili. “Bérenger resta solo davanti allo specchio. Che fare? Esita un istante, chiedendosi se anche lui debba seguirli. Ma decide di resistere. Resterà un uomo, l’ultimo degli uomini”. Lo spettacolo forgiò a sua volta un termine “generico” che è ancora d’attualità (e oggi ancor di più) per descrivere il crollo nel mimetismo e l’unanimità, se non nella radicalità e nel totalitarismo… insomma tutto ciò che può chiamarsi morte, per rinuncia dell’essere umano alla propria libertà e alla propria differenza. Oggi, il sinonimo contemporaneo della rinocerontite è l’antisemitismo d’atmosfera. L’autore di queste righe preferisce, tuttavia, il termine di “giudeofobia”. Perché questo male secolare è tornato: sembra reinventato dopo gli attacchi di Hamas e la terribile vendetta di Netanyahu. Fra i due, bambini, donne, uomini, in Israele e a Gaza, sono stati massacrati. E attorno, lontano, nel delirio e nell’isteria, lo spettacolo della rinascita di un male antico, quella giudeofobia che oggi si richiama al principio della solidarietà con le vittime. Ci si accanisce allora a confondere giudeofobia e solidarietà in una distorsione impressionante della propria coscienza e a negare questa evidenza: il millenario riflesso giudeofobo si sta riattivando. Si ammanta di un velo di indignazioni nobili, favorite dalle indolenze e dai fallimenti contemporanei in numerosi paesi. Perché se gridare “no” alla guerra disumana contro Gaza e gridare “no” al pogrom di Hamas contro gli israeliani è un dovere etico, umano, lo è anche quello di dire “no” a questa giudeofobia divenuta concomitante con la solidarietà, e urgentemente. Oggi, molti di noi sperimentano questa solitudine dell’ultimo uomo dinanzi alla rinocerontite dei propri simili, attorno a sé. Amici e amiche persi, legami raffreddati, disillusioni e delusioni vissute in questi ultimi tempi nell’incrociare persone che stimavamo per formazione, lucidità, umanità e cultura! Amici stretti che ora vi scagliano addosso la più grossolana teoria del complotto ebraico e analisi sulla comunità ebraica internazionale che fanno venire i brividi. Che vi infliggono una giudeofobia d’atmosfera attraverso la quale credono di esprimere la famosa “solidarietà” verso i palestinesi, quando in realtà mirano soltanto a strumentalizzarli. “Anche tu?”, siamo tentati di gridare esaminando il volto dell’amico. Sì. Dissociare giudeofobia e solidarietà non è più all’ordine del giorno. Oggi il massacro di 400 mila yemeniti fa a malapena alzare le spalle di un “arabo”, liberatore immaginario della Palestina, se non vi si aggiunge un ebreo come assassino (…). Non si può restare lucidi e dire “no” all’islamismo di Hamas (di cui molti hanno sofferto nei paesi cosiddetti arabi) e smettere di trovargli delle scuse decoloniali o religiose, sostenendo allo stesso tempo i palestinesi che ne sono vittime? Non si può dire “no” ai morti di Gaza, ma senza trasformarli negli unici cadaveri degni di indignazione, escludendo tutte le altre tragedie del nostro secolo? Si può essere misurati, restare onesti e non risvegliare l’odio dentro di sé in nome della solidarietà? No. La realtà è che la giudeofobia, mascherata da emozione selettiva, è in buona salute (…). “Anche tu?”, e siamo costernati e, disarmati, ci ritroviamo soli. Come l’ultimo degli uomini. Sì, la giudeofobia è una rinocerontite. La giudeofobia è irrazionale? Sì, in ciò che ha di antico e millenario, di misterioso come ostilità, di antico come caricatura del naso adunco e dell’usura, e di tradizionale come maschera dell’odio in nome dell’amore dei propri simili. Perché l’ebreo è così tanto odiato? A causa di Israele? Prima non c’era Israele. Un secolo fa, tre secoli fa, o alla nascita dell’islam e della cristianità (…). Anche lui!”, racconto a un altro amico. E spiego, costernato, come il nostro amico giustifica l’odio con l’odio, il massacro con la colonizzazione delle terre palestinesi, come identifica l’ebreo con il male, e come dà sfogo a una giudeofobia dormiente, a una giudeofobia d’atmosfera. (Traduzione di Mauro Zanon)

 
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