Biden, ok alle armi a Israele Commento di Nello Del Gatto
Testata: La Stampa Data: 10 dicembre 2023 Pagina: 18 Autore: Nello Del Gatto Titolo: «La rabbia dei Paesi arabi contro il veto Usa all'Onu. Il Medio Oriente esplode»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/12/2023, a pag.18 con il titolo "La rabbia dei Paesi arabi contro il veto Usa all'Onu. Il Medio Oriente esplode" la cronaca di Nello Del Gatto.
Se le mosse di Antonio Guterres, segretario generale dell'Onu, sono assimilabili a quelle di Caino (per come l'ha definito Eli Cohen, ministro degli Esteri israeliano), quelle degli Stati Uniti, che hanno bloccato l'ennesima risoluzione Onu sul cessate il fuoco a Gaza, sono simili, per restare in tema biblico, a quelle del faraone. Questi, durante la storia dell'Esodo, nella narrazione dell'episodio di Mosè e delle dieci piaghe, rifiuta continuamente le richieste del patriarca di lasciare andare il popolo israelita, rispondendo sempre «no», ponendo il suo «diritto di veto».
«L'appello di Guterres - ha detto Cohen - a schierarsi dalla parte di Hamas e a richiedere un cessate il fuoco, disonora la sua posizione e costituisce un segno di Caino all'Onu», un modo per descrivere una mossa degna di vergogna. «L'invocazione dell'articolo 99, dopo che non è stato utilizzato per la guerra in Ucraina o per la guerra in Siria, è un altro esempio della posizione parziale e unilaterale di Guterres», ha detto Cohen, aggiungendo che un cessate il fuoco ora «impedirebbe il collasso» di Hamas. La preoccupazione israeliana è proprio quella: dare respiro ad Hamas in un momento nel quale l'esercito è penetrato a fondo in ogni anfratto della Striscia.
Da quando il conflitto è iniziato, ci sono state sei risoluzioni votate in seno al Consiglio di Sicurezza Onu. Gli Usa ne hanno approvata una sola, presentata da loro il 25 ottobre che, mentre chiedeva una pausa umanitaria, ribadiva il diritto di Israele a difendersi. La risoluzione non passò. Nelle altre, gli americani si sono astenuti in una sola, votando contro nelle altre quattro. Il motivo è sempre lo stesso: in quelle avanzate dai Paesi arabi, manca sempre la condanna ad Hamas, il diritto alla difesa di Israele e spesso lo specifico riferimento alla liberazione di tutti gli ostaggi nelle mani dei gruppi che controllano Gaza. Il Regno Unito, l'unico che si è astenuto, sottolinea che la risoluzione «non condanna le atrocità commesse da Hamas contro civili israeliani il 7 ottobre».
Contro la decisione americana, si sono però scagliati gli Stati arabi. Il più duro è il ministro degli Esteri iraniano Amirabdollahian, per il quale «finché gli Usa sostengono la continuazione della guerra», esiste la possibilità di una «esplosione incontrollabile nella regione». Per l'omanita Sayyid Badr Albusaidi, «l'uso del veto al Consiglio di Sicurezza è un vergognoso insulto alle norme umanitarie. Mi rammarico che gli Stati Uniti debbano sacrificare la vita di civili innocenti per la causa del sionismo». Il presidente turco Erdogan si chiede invece se questa sia giustizia e invoca una riforma del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
«Il presidente ha descritto la posizione americana come aggressiva e immorale, una flagrante violazione di tutti i principi e valori umanitari, e ritiene gli Stati Uniti responsabili dello spargimento di sangue di bambini, donne e anziani nella Striscia di Gaza», è scritto in una nota diffusa dall'ufficio del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas. Anche Hamas ha reagito. «Condanniamo il veto dell'amministrazione Biden. Consideriamo Washington complice dell'uccisione del nostro popolo attraverso il sostegno politico e militare all'occupazione israeliana per continuare la sua guerra genocida contro Gaza».
Ciononostante, gli Stati Uniti vanno avanti per la loro strada, cercando una via diplomatica «per liberare gli ostaggi, aumentare la protezione dei civili e ampliare gli aiuti umanitari». Ieri l'amministrazione Biden ha inoltre approvato la vendita a Israele di 107 milioni di dollari di munizioni ed equipaggiamenti militari bypassando il Congresso.
Il presidente egiziano al-Sisi e quello russo Putin si sono parlati al telefono, impegnandosi a lavorare insieme per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza.
Sul campo, la guerra si fa sempre più difficile e ampia. L'esercito continua a penetrare nell'area di Khan Younis, dalla quale ha chiesto ai civili di sfollare, mentre mantiene alta l'attenzione al nord. I civili scappano dove possono, verso Rafah, dove i militari israeliani hanno disegnato una piccola area "sicura" e nelle strutture come scuole e ospedali. L'Onu è preoccupata perché si sono registrati, solo nella scorsa settimana, almeno 13 attacchi contro o nelle vicinanze delle scuole e 15 attacchi contro o in prossimità di ospedali. Israele insiste che questi spesso vengono usati come basi di lancio per attacchi. I militari hanno mostrato immagini di razzi e colpi di artiglieria partiti da una scuola dell'Unrwa.
Secondo il ministero della Salute palestinese, è salito a 17.700 il bilancio delle vittime e a 48.780 quello dei feriti, mentre Israele ha confermato la morte del soldato Sahar Baruch, 25 anni, già annunciata da Hamas, rapito il 7 ottobre e il cui tentativo di liberazione l'altro ieri ha portato a una feroce battaglia tra miliziani e militari.
Le sirene sono risuonate nel sud di Israele per lanci di razzi. Ma anche nel nord, al confine con il Libano, dove ci sono scambi di artiglieria fra Hezbollah e i militari israeliani. Lo Stato ebraico ha anche colpito alcuni obiettivi del gruppo libanese in Siria. In uno di questi, sono morti quattro affiliati di Hezbollah, tra i quali il figlio del capo delle operazioni militari del gruppo del Paese dei cedri nel sud della Siria. Minacce anche dagli Houthi yemeniti, che hanno comunicato che non faranno passare alcuna nave diretta o legata ad Israele.
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