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Il Giornale Rassegna Stampa
10.12.2023 Il «contesto» foglia di fico antisemita
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 10 dicembre 2023
Pagina: 5
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Il «contesto» foglia di fico antisemita»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 10/12/2023 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Il «contesto» foglia di fico antisemita".

Fiamma Nirenstein
Fiamma Nirenstein
Le rettrici delle università USA che difendono l'antisemitsmo
Le rettrici delle università USA che difendono l'antisemitismo

Ormai tutto il mondo sa, non importa se poi ovviamente le geniali professoresse che dirigono Harvard, Mitt e Penn hanno fatto un passo indietro: per le Università più chic d’America “invocare il genocidio degli ebrei” non è in sé contrario al codice di condotta dei loro atenei, nei cui campus gli slogan “From the river to the sea” risuonano in variazioni fantasiose e tutte nazi-Hamas. Se lo si debba invocare o no, “dipende dal contesto”. Risposta molto interessante specie se data davanti alla Camera americana durante un’inchiesta sull’antisemitismo. Ormai la quotidiana dose di urla, violenze, le prese di posizioni e aggressioni fisiche antisemite (sul cui sfondo ormai per il 50 per cento dei giovani fra i 18 e i 25 anni negli USA la Shoah è un mito e in Inghilterra solo l’11 per cento dei giovani fra i 18 e i 24 anni tengono per Israele e gli altri per Hamas) la verifichiamo ogni giorno senza stupore, l’antisemitismo è di nuovo fra noi sotto forma di odio per Israele, sulla base della ricostruzione fasulla della sua storia e sul suo comportamento e del negazionismo sulla strage del 7 di ottobre. Ma addirittura lo sterminio degli ebrei si giustifica col “contesto”? Quale contesto? Le nostre intellettuali non usano le parole a caso. La cornice è quello che conta: innanzitutto il “contesto” del denaro, per cui la loro istituzione, il loro campus è finanziato a centinaia di milioni di dollari, e bisogna sempre difendere l’istituzione; la retta è solo per chi può, essere antisemiti qui è diverso da esserlo in una miserabile banlieue. Qui i giovani musulmani che si mescolano alla sinistra giovanile sono, in un “contesto” di cultura giovanile che le presidi devono considerare nell’ambito della “libertà di opinione”. E di che si tratta? Innanzitutto, della rabbia furiosa che ormai è considerata legittima, quella degli “oppressi” contro gli “oppressori”. Una furia fisica di cui vedremo espressioni sempre più gravi; una arrabbiatura teorizzata, che ha già portato a parecchie aggressioni e distruzioni, come quelle di black lives matter; si costruisce, in questo contesto, la tua ragione di odiare, aggredire, distruggere perché la società è costruita solo per i cattivi, gli sfruttatori, gli oppressori, i colonialisti. Gli oppressi hanno il dovere di infuriarsi. Come disse Borrell? La strage non avviene in un vuoto. Ha le sue ragioni. La rabbia è contro il razzismo, contro il colonialismo, contro coloro che hanno distrutto l’ambiente, contro i maschi, contro l’occupazione; non importa se i violentatori, gli odiatori dei gay, i dittatori, i razzisti sono dall’altra parte. Gli ebrei sono al top del “contesto” woke desiderato. In più, il “contesto” della tradizione genocida antisemita dai tempi dell’antico Egitto non ti tradisce: prima contro la religione, poi contro la razza, ora contro lo Stato. Giustifica perfino lo stupro omicida a centinaia. Il contesto per gli ebrei non manca mai.

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