Democrazie da difendere senza stancarsi Micol Flammini
Testata: Il Foglio Data: 01 dicembre 2023 Pagina: 1 Autore: Micol Flammini Titolo: «Democrazie da difendere senza stancarsi»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 01/12/2023, a pag. 1, l'analisi di Micol Flammini dal titolo "Democrazie da difendere senza stancarsi".
Micol Flammini
Blinken e Biden: fidarsi di loro solo fino un certo punto
Gerusalemme, dalla nostra inviata. La guerra a Gaza riprenderà. Forse non oggi, non domani. Forse la tregua potrà arrivare fino alle prime ore di lunedì mattina, ma non potrà essere estesa ancora a lungo. Hamas che fa scorta di rifornimenti e li ammassa nei tunnel ha detto ai combattenti di tenersi pronti, sta usando come arma contro Israele gli ostaggi, inizia a mandare liste in ritardo, ad allungare le trattative sostenendo di non sapere più dove siano gli altri rapiti. Sono gli ultimi momenti, si assottigliano le alternative e già giovedì mattina, poco prima delle sette, la tregua sembrava arrivata alla fine. E’ stata estesa all’ultimo, e pochi minuti dopo, alle porte di Gerusalemme due uomini sono scesi da una macchina con un fucile d’assalto e una pistola e hanno iniziato a sparare a delle persone alla fermata dell’autobus, uccidendone tre. Gli attentatori sono stati neutralizzati da due soldati non in servizio e da un civile armato, avevano la macchina piena di munizioni ed erano membri di Hamas. L’organizzazione ha rivendicato l’attentato nelle ore in cui il segretario di stato americano, Antony Blinken, percorreva Israele, la Cisgiordania e andava infine a Dubai per parlare di tregua, ma anche della prossima fase di guerra. La visita però era diversa dalle altre, Blinken è stato accolto prima dal presidente israeliano Isaac Herzog, poi ha incontrato il gabinetto di guerra con il premier Benjamin Netanyahu che ha pronunciato parole chiare: abbiamo giurato che elimineremo Hamas e gli israeliani non rinunceranno a questo obiettivo. E’ vero, la maggioranza degli israeliani crede che lo sradicamento di Hamas sia necessario e non possa essere rimandato. Così Blinken più che nel tentativo di stiracchiare la tregua è arrivato per farsi dire cosa intende fare Israele quando la guerra riprenderà e ha portato la raccomandazione del presidente americano Joe Biden, per il quale questo conflitto ha effetti disastrosi sui sondaggi, di proteggere i civili a Gaza. Il messaggio di Blinken è stato: la pressione internazionale su Israele e sugli Stati Uniti aumenterà se l’intensità dei combattimenti a Gaza non verrà ridotta. I piani dell’esercito sono di concludere in due settimane l’offensiva nella parte settentrionale della Striscia, poi muoversi a sud, dove ci sono circa due milioni di civili, l’obiettivo è di smantellare la zona di Khan Younis, in cui Hamas è ben radicato. Gli Stati Uniti vogliono una guerra diversa, hanno rassicurato che i sostegno continua, ma non vogliono vedere di nuovo le immagini della prima fase dei bombardamenti.Nella parte settentrionale della Striscia intanto, i soldati israeliani sono rimasti in attesa in questi sette giorni di pausa, ma il fatto che alcuni tra gli ostaggi liberati venissero da zone vicine a Gaza city, indica che all’esercito mancano ancora parti cruciali da controllare e quindi l’operazione a nord potrebbe essere più lunga di quanto pronosticato. Blinken oltre al come, è venuto a informarsi sul quanto, e il ministro della Difesa Yoav Gallant gli ha detto che l’intenzione è quella di combattere contro Hamas fino alla sua sconfitta, ma quello che slitta via dalle dichiarazioni pubbliche è che il sostegno americano è indispensabile per portare avanti l’offensiva e non potrà essere eterno, perché questo sostegno, Biden lo sta pagando a caro prezzo e la definizione di “vittoria” di Israele e di “sconfitta” di Hamas risultano ancora troppo vaghe. Secondo l’emittente israeliana Channel 12, Blinken ha insistito sul tempo dicendo che non ci sono mesi a disposizione, ma settimane. I primi segnali che l’estensione della tregua sta arrivando al suo limite non arrivano da Israele, che ha tutto l’interesse a vedere tornare a casa i suoi cittadini e anche il premier Netanyahu sa che con il suo consenso ormai ridotto ai minimi anche politicamente l’obiettivo di liberare gli ostaggi è più potente dell’operazione a Gaza. Ma l’accordo è nato con una durata fisiologica, prevede il ritorno delle donne e dei bambini, e per quanto ci siano soltanto stime di quanti potrebbero essere nelle mani di Hamas, primo o poi finiranno. La possibilità di un rilascio “tutti per tutti” – tutti gli ostaggi per tutti prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane – è un rischio troppo grande per la sicurezza di Israele e confligge con l’obiettivo di sradicare Hamas. Ieri nella zona di Netivot, vicino alla Striscia, il sistema di difesa Iron Dome è entrato in funzione, probabilmente per fermare un attacco. I terroristi della Striscia, consapevoli che presto torneranno i combattimenti, stanno cercando con ogni mezzo di aumentare il ricatto su Israele sia riducendo il numero di ostaggi liberati, sia con gli appelli alla mobilitazione in tutti i territori fuori o dentro alla Striscia di Gaza. Puntano ancora a una guerra di più fronti contro Israele. Il leader di Hamas, Yahya Sinwar, ieri ha fatto recapitare un messaggio ai suoi seguaci: il 7 ottobre era una prova generale.
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