Riconoscere gli antisemiti per quello che sono Analisi di Ravit Hecht, da Israele.net
Testata: israele.net Data: 30 novembre 2023 Pagina: 1 Autore: Ravit Hecht Titolo: «Riconoscere gli antisemiti per quello che sono»
Riconoscere gli antisemiti per quello che sono
Analisi di Ravit Hecht, da Israele.net
Ravit Hecht
Gli ebrei di tutto il mondo stanno subendo un attacco grave e doloroso. L’inizio e l’apice sono stati il massacro e le sadiche violenze perpetrate contro gli abitanti del sud di Israele per mano di Hamas e degli abitanti di Gaza che ad essa si sono uniti. I successivi effetti a catena sono stati la montagna di menzogne e di ignoranza dilagata nei media e nelle università e le manifestazioni cariche di odio che hanno invaso le principali città occidentali con un cocktail di islam fondamentalista e di buon vecchio antisemitismo nel suo ultimo travestimento, spacciato come preoccupazione per i palestinesi. Si consideri per un momento lo slogan diventato così di moda fra i sedicenti liberali umanisti: la Palestina sarà libera dal fiume al mare. Libera da cosa, in effetti? La pulizia etnica mediante carneficina – come quella perpetrata nell’area d’Israele prospiciente la striscia di Gaza quel 7 ottobre in cui intere comunità civili sono state trucidate, donne atrocemente violentate, bambini e anziani rapiti e deportati – non può essere l’auspicio di nessuna persona dotata di umanità. In definitiva questo è ciò che sta alla base della propaganda palestinese anti-Israele che ora prospera in tutto il mondo: sostenere la pulizia etnica degli ebrei di questa regione. Non si tratta di un ritorno alle linee del 1967 o di una cessazione dell’occupazione, ma dell’annientamento del focolare nazionale ebraico e dell’espulsione degli ebrei da questo posto. Hamas ha fatto quello che ha fatto nella maniera più orrenda che si possa immaginare. Ed è proprio questo che predicano i difensori dell’organizzazione, coprendolo con chiacchiere pseudo-intellettuali e ingannevoli discorsi sui diritti umani. Se avessero a cuore i diritti umani sosterrebbero con convinzione la guerra di Israele contro Hamas, un’organizzazione che opprime innanzitutto il proprio stesso popolo. Chi non riconosce che il popolo ebraico è ovunque sotto un attacco razzista; chi passa immediatamente alle ramanzine derisorie di fronte a qualsiasi descrizione di attacchi contro ebrei; chi cerca di giustificare con presunte ragioni soggiacenti gli atroci crimini commessi da Hamas; chi cerca di minimizzare, talvolta persino negare espressamente alcuni o tutti gli orrori di quel sabato: tutti costoro collaborano, consapevolmente o inconsapevolmente, a un’aggressione antisemita. Chi si rifiuta di vedere Hamas per quello che è, un’organizzazione barbarica che ha commesso crimini non solo contro gli ebrei o i sionisti ma contro l’umanità in quanto tale, collabora a un’aggressione antisemita. Chi nega il diritto di una nazione a difendersi dopo un attacco di una crudeltà che non può nemmeno essere espressa a parole, mentre le persone che lo hanno perpetrato giurano che lo ripeteranno alla prima occasione; chi non riesce a vedere la differenza tra il modo in cui si comportano le Forze di Difesa israeliane nella striscia di Gaza e il modo in cui Hamas ha tratta le sue vittime, collabora a un’aggressione antisemita. A volte accade perché costui è proprio antisemita, anche se è un ebreo. L’antisemitismo è male non solo perché colpisce gli ebrei. È male come qualsiasi altro odio razzista. È male quanto l’odio pregiudiziale verso gli arabi o gli ultraortodossi, verso i neri o le persone della comunità LGBTQ. Nella sua forma attuale, l’antisemitismo è anche subdolo e manipolativo: si propone come umanitarismo, come preoccupazione per i deboli, per una qualche idea di giustizia sociale. Gli atti che sono stati e che vengono tuttora perpetrati da Hamas – che tortura i rapiti e le loro famiglie, ma anche il suo stesso popolo cui ha imposto la sua guerra criminale – non hanno e non possono avere nessuna giustificazione e nessun contesto. E quando questi atteggiamenti giungono dall’Occidente sono anche venati di un’inconscia arroganza razzista, quella per cui dai palestinesi non ci aspetta che si comportino come ci si aspetta che si comporti qualsiasi altro essere umano: ripudiare con orrore una sadica carneficina e prendere posizione con forza contro una cultura assassina e barbarica. Chi è costantemente impegnato a puntellare e mantenere questa licenza immorale concessa ai palestinesi come se fossero persone depravate e inferiori, non mostra loro alcun rispetto e non li considera esseri umani uguali.