Ucraina abbandonata dall’Unione Europea Analisi di David Carretta
Testata: Il Foglio Data: 26 novembre 2023 Pagina: 1 Autore: David Carretta Titolo: «Il veto ungherese»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/11/2023, a pag. 1, con il titolo "Il veto ungherese", il commento di David Carretta.
David Carretta
Bruxelles. E’ una missione quasi impossibile quella che Charles Michel farà a Budapest lunedì, ma forse la più importante del suo mandato come presidente del Consiglio europeo: disinnescare la bomba di Viktor Orbán per far saltare in aria il sostegno dell’Unione europea all’Ucraina. Aiuti finanziari, assistenza militare, sanzioni contro la Russia, negoziati per l’adesione: il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre deve prendere all’unanimità decisioni fondamentali per Kyiv. Su ciascuna pesa la minaccia del veto di Orbán, che ha inviato una lettera a Michel per dire che intende bloccare tutto fino a quando non ci sarà una “discussione strategica” e un “consenso” sulla strategia dell’Ue sull’Ucraina. Dal testo, si capisce che ai suoi occhi la vittoria di Kyiv e la sconfitta di Mosca non sono “realisticamente realizzabili”. “Gli sviluppi nella guerra in Ucraina, così come il contesto di sicurezza globale, economico e politico richiedono un periodo di riflessione e un potenziale aggiustamento dei nostri obiettivi e strumenti”, ha scritto Orbán, tirando in ballo anche le elezioni negli Stati Uniti. L’obiettivo di Budapest non è più, come in passato, di usare l’Ucraina come merce di scambio per ottenere una o due concessioni. A Bruxelles, Orbán viene descritto come emotivo, vendicativo, pronto a minare il sistema a pochi mesi dalle elezioni europee. Questa volta potrebbe andare fino in fondo, paralizzando la politica dell’Ue sull’Ucraina. Volodymyr Zelensky ha detto a Michel che l’impatto di un fallimento a dicembre sarà molto negativo sulla società ucraina e il suo morale. Secondo Kyiv, una mancata decisione al Consiglio europeo sugli aiuti finanziari e militari potrebbe condizionare anche le scelte degli Stati Uniti. Tornato dalla visita a Kyiv martedì, Michel si sarebbe convinto che un fallimento potrebbe rivelarsi catastrofico, perché mostrerebbe al mondo l’inizio delle divisioni interne all’Ue, Putin potrebbe interpretarlo come un assegno in bianco e in gioco c’è la sicurezza in Europa. A Budapest Michel vuole capire quale carte potrà giocarsi in una partita che durerà appena tre settimane. Oltre alla discussione strategica sull’Ucraina, Orbán ha altre due richieste. La prima sono i fondi dell’Ue congelati per le violazioni dello stato di diritto. La Commissione ha appena proposto di sbloccare 920 milioni di euro di prefinanziamento del Pnrr, ma è un’inezia rispetto ai 32 miliardi totali per l’Ungheria. La seconda è la testa di Ursula von der Leyen, che Orbán non vuole per un secondo mandato alla Commissione. Le europee giocano contro l’Ucraina. A marzo, sarà più complicato convincere i leader a mettere mano al portafoglio per finanziare Kyiv e ad avviare negoziati per un’adesione ucraina che comporterà sacrifici. Da aprile l’Ue sarà in ibernazione politica per le europee e il rinnovo delle cariche. Nel frattempo i Paesi Bassi potrebbero avere come premier Geert Wilders, alleato di Orbán contro l’Ucraina. In caso di fallimento a dicembre, Michel convocherà un Consiglio europeo straordinario a gennaio.
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