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Informazione Corretta Rassegna Stampa
26.11.2023 L’ ‘antisionismo’ è la forma più letale di antisemitismo esistente
Analisi di Ben Cohen

Testata: Informazione Corretta
Data: 26 novembre 2023
Pagina: 1
Autore: Ben Cohen
Titolo: «L’ ‘antisionismo’ è la forma più letale di antisemitismo esistente»
L’ ‘antisionismo’ è la forma più letale di antisemitismo esistente
Analisi di Ben Cohen

(traduzione di Yehudit Weisz)


La giustizia europea non ha ancora capito la pericolosità dell'antisionismo,  maschera dell'antisemitismo | Focus On Israel

Quasi cinque anni fa, avevo scritto un pezzo per questa rubrica in cui sostenevo che il termine “anti-Sionismo” sarebbe stato reso meglio con “antisionismo”. Il mio pensiero su questo argomento era stato fortemente influenzato da un dibattito simile sull’opportunità di includere un trattino nella parola “antisemitismo”. All’epoca sostenevo che “gli anti-Semiti non sono persone che si oppongono al ‘semitismo’, una parola inesistente, e che non si oppongono nemmeno a una razza di ‘semiti’ poiché innanzitutto nel mondo non esiste una tale razza, ma solo un gruppo linguistico. Se si inserisce il trattino, allora, a rigor di logica, si rafforza l’immagine di sé dell’antisemitismo come spiegazione rivelatrice, liberatoria e convincente del perché il mondo è un posto così marcio. Lascia fuori il trattino e vedrai l’”antisemitismo” per quello che realmente è: una teoria del complotto dannosa per gli ebrei  che porta con sé intenzioni genocide nei loro confronti”.   

Più o meno si può fare lo stesso discorso riguardo all’antisionismo.
Le persone che oggigiorno si definiscono “anti-Sioniste” – dai delinquenti che strappano i manifesti che denunciano la sofferenza degli ostaggi sequestrati da Hamas durante il pogrom del 7 ottobre agli stessi stupratori e assassini di Hamas – non sono contrarie al Sionismo come la maggior parte degli ebrei lo intende, né sono rappresentative delle correnti di opposizione al Sionismo che esistevano all’interno delle comunità ebraiche, già prima della Seconda Guerra Mondiale, le quali sostenevano, su basi tragicamente errate, che uno Stato ebraico sovrano non avrebbe fornito agli ebrei la sicurezza di cui avevano così disperatamente bisogno.

Gli anti-Sionisti del 21° secolo non stanno semplicemente rifiutando l’idea di uno Stato ebraico; dipingono lo Stato ebraico come la radice del male del mondo, dedito all'omicidio di bambini e al bombardamento a tappeto di aree civili mentre persegue il suo obiettivo nefasto di colonizzare la Palestina e di allontanare permanentemente gli arabi indigeni che vi abitano.

Qui non si tratta di  “critica” delle politiche governative di Israele, ma di indignazione per il fatto che gli ebrei siano addirittura nella posizione di poter fare politica! Per illustrare ciò senza alcuna ambiguità è necessario rimuovere il trattino dal termine “anti-Sionismo”, per dimostrare che ciò che viene spinto non è semplicemente un’obiezione al programma dell’Organizzazione Sionista Mondiale, ma una vera e propria teoria del complotto che trasferisce allo Stato ebraico i tradizionali stereotipi antisemiti sugli ebrei.

Come l’antisemitismo, l’“antisionismo” ha un intento genocida.
E sulla scia delle atrocità del 7 ottobre, si può sostenere che si tratti della forma più letale di antisemitismo oggi esistente. La ragione è che, a differenza di altre forme di antisemitismo, l’antisionismo è come una ampia tenda aperta a disposizione di molti. Chiunque è il benvenuto a passeggiare al suo interno purché aderisca a una serie di principi di base: che da nessuna parte tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo dovrebbe esserci un posto chiamato Israele, che chiunque si lamenti dell’antisemitismo è impegnato in uno stratagemma per distogliere l’attenzione dai palestinesi, e che non c’è un solo posto sulla terra – né il Sudan, né l’Ucraina, né il Kurdistan, né la Birmania, né la Cina – dove le persone hanno sofferto come hanno sofferto i palestinesi semplicemente per essere quello che sono. Sottoscrivi questi principi e non importa se sei bianco o nero, asiatico o nativo americano, donna o uomo o qualcuno di genere fluido, giovane o vecchio, gay o etero. Puoi anche essere ebreo, anche se entro parametri rigorosamente definiti che ti imporranno di abbassare la testa per la vergogna ogni volta che viene menzionato Israele. Nessun’altra forma di antisemitismo – l’esempio più ovvio è l’odio verso gli ebrei abbracciato dai suprematisti bianchi e da altri gruppi di estrema destra – è così accessibile.

Anche il fatto che una coalizione arcobaleno stia promuovendo l’antisionismo in questi giorni è una mossa intelligente, poiché crea un insieme di prospettive che rendono molto più difficile discernere l’intento genocida. Al contrario, uno skinhead maschio bianco muscoloso che indossa una svastica e un paio di stivali da combattimento di strada, non presenta lo stesso problema interpretativo. Ma quando i membri di un pubblico senza competenza specifica, guardano le immagini delle manifestazioni pro-Hamas che si sono moltiplicate a livello globale nelle ultime sei settimane, vedendo donne con l’hijab marciare accanto ad attivisti transgender, si possono perdonare se concludono che ciò che è sotto i riflettori è veramente un’alleanza di elettori diversi che si uniscono in nome dei diritti umani – e non di un movimento per l’eliminazione di tutti gli ebrei, ovunque. Tuttavia, come comunità ebraiche, dobbiamo ammettere di non aver sostenuto che l’antisionismo sia una forma insidiosa di odio, ma piuttosto una posizione politica legittima nel quadro del conflitto in Medio Oriente.
Le organizzazioni ebraiche e il governo israeliano sono stati lieti negli ultimi anni dell’ampio sostegno alla definizione operativa di antisemitismo dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA), che include diversi esempi di invettive anti-israeliane.
Tuttavia, i termini “sionismo”, “anti-Sionismo” e “antisionismo” sono tutti assenti dalla definizione, il che significa, per quanto non mi faccia piacere dirlo, che essa è molto debole su questo punto cruciale.
Aggiungendo la precisazione che il sionismo è un movimento nazionale ebraico con varianti di sinistra, di destra e centriste, nonché con aderenti religiosi e laici, la definizione dell’IHRA fungerebbe da contrappeso alle interpretazioni più macabre, ad esempio, che il sionismo sia una forma di razzismo o una cospirazione del potere ebraico.
La frase nella definizione che identifica come antisemita “negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio sostenendo che l’esistenza di uno Stato di Israele è una presa di posizione razzista” potrebbe essere riscritta in:
“Descrivere il sionismo, il movimento nazionale ebraico, come intrinsecamente razzista, e lo Stato di Israele come entità illegittima è una presa di posizione razzista .”

Non è una questione di pedanteria. Se abbiamo imparato qualcosa dai dibattiti sull’antisemitismo negli ultimi due decenni, è che le parole contano e che le definizioni contano, in particolare quando si tratta di applicazione della legge. Nei Paesi in cui non esistono garanzie di libertà di parola, come definito nel Primo Emendamento (e si tratta della maggior parte di essi), è ormai un crimine negare la Shoah o trafficare con meme antisemiti tradizionali. Sostenere l'eliminazione di Israele e costringere gli ebrei ad accettare lo status di minoranza permanente – di seconda classe, nella migliore delle ipotesi – dovrebbe essere visto in una luce simile.
La protezione delle nostre comunità sempre più vulnerabili non chiede nient’altro.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate



takinut3@gmail.com

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