'Non una di meno'. Siamo sicuri? Diario di guerra di Deborah Fait
Testata: Informazione Corretta Data: 26 novembre 2023 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «'Non una di meno'. Siamo sicuri?»
'Non una di meno'. Siamo sicuri?
Diario di guerra di Deborah Fait
Sabato 25 novembre,“ Giornata mondiale contro la violenza sulle donne”, in migliaia marceranno in tutta l’Italia appellandosi al motivo scatenante, l’efferato assassinio di Giulia Cecchettin. Giustissimo ricordare e onorare la memoria di questa povera giovane donna, meno giusto non averlo fatto per tutte le altre decine di donne violentate, sfregiate con l’acido e uccise prima di lei, sia in Italia che altrove, specialmente nei paesi islamici dove vige la sharia. Addirittura ignobile, spregevole, indecente, non aver detto una sola parola di solidarietà e pietà per gli stupri di massa compiuti dai palestinesi sulle donne israeliane il 7 ottobre. Un mese e mezzo di miserabile silenzio, rotto dalle centinaia di manifestazioni di odio contro Israele, quindi anche contro le sue donne stuprate e torturate, evidentemente non considerate degne di essere rispettate. Le migliaia di video girati dagli stessi mostruosi energumeni, le testimonianze dei palestinesi arrestati dimostrano come l’inferno, nelle figure di migliaia di satanisti, sia piombato all’improvviso su un paese democratico, su ragazze e ragazzi che stavano festeggiando ballando felici, su famiglie che stavano svegliandosi nelle loro case per fare colazione e poi dedicarsi al giorno di festa. Ecco alcune testimonianze riportare da Rights Reporter: ” Una testimone ha visto una donna sanguinante dalla schiena, prima piegata e poi tirata su dai combattenti. Un uomo ha tirato i lunghi capelli della donna e l’ha violentata, ha detto la testimone, poi l’ha passata a un altro uomo, che l’ha violentata anche lui prima di spararle alla testa.
“Non si è alzato i pantaloni”, ha detto il testimone. “Le ha sparato mentre era dentro di lei". I sopravvissuti e i testimoni sono stati riluttanti a farsi avanti, dicono gli specialisti. In queste condizioni, i primi soccorritori e gli operatori dell’obitorio sono diventati una fonte fondamentale di informazioni. “Abbiamo visto molte donne con la biancheria intima insanguinata, con ossa rotte, gambe rotte, bacino rotto”, ha detto Shari, un’operatrice volontaria dell’obitorio militare di Shura.. Un paramedico della riserva israeliana, che ha parlato a condizione di anonimato per rispettare il protocollo militare, ha detto di aver trovato i corpi di due ragazze adolescenti nella loro camera da letto con segni di violenza sessuale. “Una era sul letto. Il suo braccio penzolava dalla struttura del letto. Le sue gambe erano nude con lividi e aveva un foro di proiettile nella zona del petto e del collo”, ha detto. “L’altra era sdraiata sul pavimento, a pancia in giù, con le gambe aperte e i pantaloni tirati giù verso le ginocchia. Sulla schiena c’era un liquido che sembrava sperma. Le hanno sparato alla nuca”. Deborah Bauman, ginecologa, ha detto che le donne a volte forniscono testimonianze indirette – dicendo, per esempio, “che hanno sentito che c’è stato uno stupro nella casa di un vicino, o che c’è stata un’adolescente che è stata violentata davanti a sua nonna, in una casa vicina. Parlano indirettamente, ma non sono sicura che non sia successo a loro”. La Bauman è direttrice del Bel Ami Center, che cura le sopravvissute agli stupri presso l’Hadassah Hospital di Gerusalemme. Sta aiutando a preparare gli ospedali ad accogliere donne ed eventualmente uomini se e quando si faranno avanti. Tra questi potrebbero esserci anche gli ostaggi detenuti a Gaza da Hamas e da altri gruppi. Novanta dei circa 240 ostaggi israeliani presi il 7 ottobre sono donne o ragazze. La cugina di Kinneret Stern vendeva gioielli al rave di Nova ed era tra le persone rapite. Mentre la famiglia la cercava, è stato mostrato un video della donna, postato dai suoi rapitori, in un fosso e che implorava per la sua vita. “Questo è uno dei cani ebrei”, dice un uomo. “Qualsiasi uomo qui vedrà cosa le faremo, e noi siamo qui nel campo”. Il video “sottintende l’incubo di cui ogni donna ha paura, di non essere in grado di difendere il proprio corpo”, ha detto Stern. “È un problema che non osiamo nemmeno dire ad alta voce”.
Queste sono solamente alcune delle testimonianze, ma i video girati dai demoni mostrano molto altro, una giovane donna trascinata con le mani legate e i pantaloni sporchi del suo sangue, un'altra mezza nuda messa al centro di un gruppo di spettatori plaudenti a Gaza (fra cui molti bambini) e data alle fiamme mentre tutti intorno ridevano finché non è caduta finalmente morta e in pace. Bambini cui erano stati tagliati pezzi di corpi, da vivi, e poi messi nel forno di casa, carbonizzati. Stupri talmente feroci da rompere il bacino delle povere vittime. Questo inferno mi ha fatto venire in mente le parole di Gamal Nasser, il dittatore egiziano, che allo scoppio della guerra del Kippur (1973) contro Israele aveva raccomandato ai suoi soldati “Ammazzate tutti meno le donne ebree”, Dovevano essere la ricompensa per la soldataglia e i maschi egiziani. Per fortuna perse miseramente la guerra. La pagina Facebook -Israele in Italia- dell’Ambasciata di Israele chiede alle donne dell’associazione: -Non una di meno- : “Farete sentire la vostra voce anche per tutte loro?( le donne israeliane) Sono state violentate. Sono state torturate. Sono state assassinate. I loro corpi sono stati mutilati. Anche loro sono nostre sorelle, nostre figlie, nostre amiche, nostre mogli, nostre madri. “NON UNA DI MENO” Oppure di loro fate a meno? Chi tace è complice.
E sono complici le femministe, gli LGBTQ che urlano come tanti idioti “Palestina libera” e adesso, il nuovo stupido slogan “Abbasso il patriarcato”, senza rendersi conto che in “Palestina” le donne schiavizzate e sfigurate con l’acido dai loro uomini sono la regola, senza pensare che il patriarcato è la norma di vita tra quelle popolazioni. Hanno in odio la democrazia, in special modo quella israeliana perché coinvolge l’odiato popolo ebraico, e esaltano l’oscurantismo delle dittature, soprattutto islamiche, perché evidentemente ne hanno un tornaconto o forse per solidarietà con chi, come loro, odia gli ebrei e lo stato democratico di Israele. Per ricordare le donne israeliane violentate, torturate e ammazzate invito chi legge a firmare questa petizione: https://www.liberation.fr/idees-et-debats/tribunes/pour-la-reconnaissance-dun-feminicide-de-masse-en-israel-le-7-octobre-20231110_EMTPN3H2EBDLJBMLLTZ2SRLY6A/