Oggi lo scambio fatale. L'angoscia e la speranza Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 23 novembre 2023 Pagina: 1 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Oggi lo scambio fatale. L'angoscia e la speranza»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 23/11/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein con il titolo "Oggi lo scambio fatale. L'angoscia e la speranza".
Fiamma Nirenstein
Hai caldo? Hai freddo? Hai sete? Vieni da me, tranquillo, sei in mano sicure, sono israeliano, ti posso prendere in braccio? Posso abbracciarti? Queste frasi, con altre istruzioni, sono scritte su un foglio da imparare a mente, consegnate ai soldati che oggi riceveranno i bambini e le donne dopo 48 giorni di prigionia nelle mani di Hamas. Ambulanze, assistenti sociali, ospedali, psicologi, elicotteri, macchine della croce rossa, soldati sul campo che dovranno accogliendo la tregua badare a che non serva per ulteriori agguati, tutto si prepara all’evento. Fino al porto sicuro dell’incontro con la famiglia. È un’agonia illuminata dalla speranza per chi torna e per chi li accoglie. Ma quanta ansia. I parenti del gruppo che verrà liberato sono stati avvisati un’ora prima del pubblico. Ma è anche per loro, i fortunati, la domanda se davvero Hamas ha intenzione e persino, come ha avvertito furbescamente, la possibilità di consegnare le persone in lista. E poi: in che condizioni arriveranno i prigionieri, i bambini piccolissimi? Saranno malati, scheletriti come lo era Gilad Shalit? Vorranno subito la mamma benché la mamma sia stata uccisa, ed essi lo ignorano? Quanto può esser concesso a un’organizzazione terrorista come Hamas di torturare il popolo di Israele? Eppure nelle ore in cui si preparava per oggi lo scambio della prima tranche dei 50 ostaggi, bambini e donne nelle mani di Hamas con tre volte tanti terroristi, donne e giovani, si è assistito all’ennesima tortura contro Israele, stavolta non fisica come il 7 di ottobre, ma psicologica: i genitori in piazza a Tel Aviv, negli alberghi dove vivono oggi i profughi della strage, hanno aspettato insieme per vedere se il nome dei loro cari è nella lista degli ebrei destinati allo scambio. Verso le 5,30 dal Qatar è arrivato l’annuncio che Hamas avrebbe fornito la lista di tutti e 50 gli ostaggi da restituire tramite corridoi sicuri, trasportati dalla Croce Rossa. Una mamma disperata intervistata ha espresso quello che passava per la mente dei parenti in queste ore: “Mio figlio ha 25 anni, di certo verrà escluso dalla lista, ma credetemi, mio figlio è ancora un bambino anche lui, è il mio bambino”. La tragedia biblica della scelta di questi primi esseri umani che oggi saranno scambiati mentre si svolgono i quattro giorni di tregua previsti, è piena di imprevisti: Sinwar può tendere trappole di ogni genere pur di fare una strage di soldati, sarebbe la sua gloria. Ma in queste ore Israele si prepara a fare uscire dalle due carceri maschili per terroristi, Megiddo e Ofer, e da quello femminile, Ramon, tre prigionieri per ogni liberato israeliano, fino nella prima tranche di 150, divisi in quattro giorni. Sono 300 terroristi che hanno le caratteristiche richieste: non hanno ucciso, sono una ottantina almeno, ma hanno tentato di uccidere; molti saranno liberati non a Gaza, ma a casa loro, nel West Bank, a pochi metri dalle persone cui hanno sparato. Ma Israele ha dato la sua parola: non li arresterà finché non violeranno di nuovo la legge. Tutti tuttavia ricordano che fra i più di mille liberati in cambio di Gilad Shalit, c’era anche Sinwar: giurò che avrebbe liberato tutti i terroristi nelle prigioni. Sinwar qui ottiene anche il tempo di cui ha bisogno per le armi, gli uomini, i nascondigli sotterranei; per sei ore al giorno i droni non potranno volare. L’intenzione di Sinwar è allungare la tregua con altri ostaggi a prezzo più alto via via quando si tratterà dei soldati. Israele ha adesso il compito che Netanyahu ha chiarito nell’annunciare che il carattere democratico e umanitario di Israele impone di non lasciare indietro nessun cittadino, per un bambino poi si paga qualsiasi prezzo: e tuttavia, appena concluso lo scambio tornerà alla guerra, alla distruzione di Hamas. La decisione è quella di passare dal nord della Striscia al sud, dove la rete delle gallerie e la fuga della gente dal nord ha assemblato la prossima sfida.