Gentilissima Signora Fait, dopo aver letto lo splendido (e molto amaro) articolo di Jonathan Yavin “Stai dalla parte di Hamas? O sei antisemita o sei idiota. O entrambe le cose”, vorrei rassicurare l’Autore e tutti gli israeliani che, per quanto mi riguarda, proprio non c’è alcun bisogno che si sforzino di farmi comprendere “il loro orrore” per l’invasione barbarica e la mostruosa congerie di efferatezze che hanno subite il 7 ottobre: sono già abbastanza inorridita e traumatizzata, senza bisogno di essere israeliana né ebrea, e lo sarei di certo anche se non amassi Israele dalla mia prima adolescenza. Se quanto è avvenuto e gli stessi assassini hanno documentato non basta a far inorridire e schierarsi dalla parte degli aggrediti (israeliani e lavoratori e turisti stranieri in territorio israeliano), vi è un grave problema di giustizia e senso di umanità. Non ho neppure bisogno che alcuno perda tempo e preziose energie per spiegarmi che Israele deve difendersi né tantomeno per rassicurarmi che non è animato da spietati propositi di vendetta sui neonati di Israele. Non occorrono somma intelligenza né particolari competenze da analisti politici o strateghi militari per intuire che non si può lasciare a Hamas la decisione su come e quando sferrare nuovi attacchi nobilmente finalizzati all’annientamento di Israele ed allo sterminio della sua popolazione ebraica né l’iniziativa su come utilizzare per il prossimo decennio gli infelici caduti nelle sue mani; né per capire quanto sia impossibile lasciare che Hamas ‘la faccia franca’ senza invitare Hezbollah e chissà quanti altri, Stati inclusi, a tentare anche di peggio. Quanto alla popolazione non combattente di Gaza, non ho alcun dubbio che Israele stia facendo tutto il possibile per evitare di colpirla e sospetto che, perfino dopo l’orrore subito, vi siano ancora israeliani più dispiaciuti per la sofferenza dei civili di Gaza, quantomeno dei bambini, che tutti i funzionari delle Nazioni Unite che invocano un cessate il fuoco che gioverebbe soprattutto ai terroristi. Un forte abbraccio ad Israele ed i più cordiali saluti,
Annalisa Ferramosca
Gentile Annalisa, Il mondo, dai media all’opinione pubblica, è sempre stato contro Israele in tempo di pace, figurarsi in tempo di guerra. In pochi capiscono che questa guerra, non incominciata di Israele, non è solo di difesa contro Hamas ma anche di deterrenza perché Hezbollah capisca che non conviene attaccarci. Infatti persino Nasrallah è molto prudente e declama frasi fatte ma niente di più. Per gli arabi il cessate il fuoco non è altro che la hudna, cioè una tregua che consenta loro di riarmarsi e ricominciare. Quanto alla popolazione di Gaza, Israele ha appena offerto di rifornire di gas l’ospedale, offerta però rifiutata in obbedienza a quanto ha detto il loro capo supremo da Doha “voglio più sangue palestinese”. Ricambio l’abbraccio da Israele con un cordiale shalom
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Cara Deborah, al mondo ci sono le tigri siberiane. Sono poche, sono bellissime. Si difendono, è il caso di dirlo, con le unghie e con i denti, quando un pericolo le minaccia. I cuccioli delle tigri sanno che le loro madri si faranno sbranare pur di proteggerli. Se ce ne sono ancora è perché si sanno difendere dai nemici e poi anche perché ci sono enti e persone (poche) che cercano di salvaguardarle. Al mondo però ci sono anche gli scarafaggi. Sono tanti e sono orribili. Se ne fregano dei loro piccoli: li depositano in un buco e poi chi si è visto si è visto. Tanto la maggior parte di loro sopravvive e poi si riproduce a sua volta nello stesso modo. All' infinito. Ne schiacci uno, ne rinascono cento. Sanno di essere tanti. Ma, per quanto numerosi possono essere, saranno sempre scarafaggi e le tigri, per quanto poche, saranno sempre tigri. È la Natura. Mi scusi per lo sfogo e grazie per le sue cronache dall'amato Israele.
Marialessandra
Cara Marialessandra, La sua metafora calza a pennello. Abbiamo numerosissimi esempi di come la maggior parte dei palestinesi se ne freghi dei suoi figli. Ricordo quando, anni fa, erano tutti al confine con Israele per mandarci aquiloni pieni di fuoco, che avrebbero bruciato ettari dei nostri campi e boschi, e l’aria intorno a loro era piena di fumo nero, irrespirabile. Ebbene le madri e i padri, folli di odio, si portavano dietro i bambini che respiravano tutta quella diossina, ho visto persino un neonato che dormiva in un copertone di un camion inconsapevole del veleno che gli entrava nei piccoli polmoni. Loro sono fatti così. La grande Golda Meir lo aveva capito quando pronunciò la famosa frase “La pace arriverà quando gli arabi ameranno i loro figli più di quanto odino noi.” Un cordiale shalom