Le lezioni di storia di Massimo Giannini lasciano a desiderare
Diario di guerra di Deborah Fait
Massimo Giannini
Leggendo l’inizio dell’articolo di Massimo Giannini uscito su Repubblica ero sicura che prima o poi sarebbe arrivato un “ma…però” ed è stato puntuale. Il ma è arrivato con l’invocazione che Israele non deve vendicarsi, che deve restare umano, che i bambini palestinesi che muoiono sono uguali ai bambini israeliani. Vorrei dire a Giannini che in Israele non è scattato nessun “delirio della colpa collettivo del popolo nemico”, che i morti palestinesi non sono voluti dal governo di Gerusalemme che ha fatto di tutto per evitarlo. Telefonate, volantini, colpi mirati alle sedi dei terroristi che sono dentro le scuole, gli ospedali, le case private. I palestinesi sono ostaggi di Hamas, è di oggi la notizia che uno dei loro capi impediva di uscire da un ospedale a 1000 palestinesi perché fossero colpiti dal fuoco israeliano. Vorrei chiedere a Giannini dove era il mondo che oggi si strappa i capelli per i palestinesi quando Assad ammazzava 400.000 arabi tra cui 30.000 bambini. Dove erano le manifestazioni della brava gente che oggi nelle piazze del mondo intero urla “Israele a morte”? forse che i bambini arabi ammazzati da altri arabi non hanno valore perchè non c’è Israele da condannare? Israele fa quello che è giusto dopo il 7 ottobre, dopo che il primo bambino decapitato, la prima ragazza sventrata, hanno cambiato il mondo. Vorrei dire a Giannini che oggi ero a Tel Aviv, ricoperta di bandiere e delle immagini dei bambini, dei ragazzi e ragazze, dei vecchi ammazzati e presi in ostaggio. Ero nella piazza del Museo dove da 36 giorni si ricordano le vittime, quelle morte e quelle che si spera siano ancora vive. Non ho visto odio, ho visto alcune famiglie ancora in attesa di sapere la fine dei loro cari, famiglie che già li piangono morti, famiglie che ancora sperano, ma non ho visto odio. Sa cosa facevano, Giannini? Raccontavano chi erano i loro cari e cantavano. Sa cosa cantavano? “Shir la Shalom”, la canzone della pace. Non ho visto nessuno urlare contro i palestinesi, non ho visto nessuna mamma strapparsi i capelli, ho visto e sentito sulla mia pelle un dolore immenso, una disperazione silenziosa, una speranza forse vana, ma pur sempre speranza, per qualcuno, di riavere a casa il figlio, il neonato, la mamma, i nonni. Questo è Israele! Questo è Israele che da 80 anni cerca la pace con i palestinesi e in cambio ha sempre ricevuto NO e terrorismo e morte! Non c’entrano Ben Gvir e Smotrich, quelli sono passeggeri e adesso sono anche ininfluenti perché sanno che, finita la guerra, andranno a casa. La cosa importante è che il popolo di Israele ha il cuore grande e generoso. A differenza di tutta la masnada di odiatori che invade le piazze da Oriente a Occidente, urlando e berciando, gli ebrei restano la luce in questo mondo terribile che vuole la loro estinzione. Mi faccia una cortesia, signor Giannini, se dovesse scrivere un altro articolo su quanto sta succedendo dopo il massacro di Hamas il 7 ottobre, e dovesse citare il governo di Israele, le ricordo che la capitale è Gerusalemme, non Tel Aviv.
Deborah Fait