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Il Giornale Rassegna Stampa
03.11.2023 Hezbollah infiamma il fronte. Attese le parole di Nasrallah: il Medio Oriente può esplodere
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 03 novembre 2023
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Hezbollah infiamma il fronte. Attese le parole di Nasrallah: il Medio Oriente può esplodere»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 03/11/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein con il titolo "Hezbollah infiamma il fronte. Attese le parole di Nasrallah: il Medio Oriente può esplodere".

Fiamma Nirenstein, Autore presso Fondazione Luigi Einaudi
Fiamma Nirenstein

Oggi giornata di possibile allargamento della guerra che Israele deve combattere contro chi ha giurato di distruggerla. Il grande fuoco, ieri, nella sera buia di Kiriat Shmone, sul confine del Libano, causato da un missile di Nasrallah, è la degna quinta del teatro preparato dagli Hezbollah. IL capo degli Hezbollah, che dall’inizio della guerra Hamas aspetta all’angolo del comune giuramento di distruggere Israele, oggi parla. Avvolto nel mistero del suo turbante che ne fa l’Ayatollah incaricato dalla gerarchia sciita iraniana che lo mantiene, lo arma, lo rende tanto importante, dirà se intende aprire il suo fronte contro Israele. Fa paura? Ci prova con decisione, ieri gli obiettivi dei suoi missili sono stati una ventina su posizioni di Israele lungo il confine; l’IDF ha risposto fino a tarda notte. I suoi più di 50 “martiri” fatti in questi giorni dall’esercito israeliano nel rispondere agli attacchi, Nasrallah in una lettera scritta a mano li ha già denominati “martiri sulla via di Gerusalemme”. Hamas, mentre l’esercito d’Israele avanza ed è ormai coi soldati dentro la città maggiore, guarda a Nord. Gli hezbollah fino non hanno usato i migliori i circa 200mila, che negli anni tramite la strada siriana l’Iran gli ha fornito. Si sono tenuti bassi utilizzando soprattutto missili Kornet contro i soldati allineati lungo il confine. Poi, da domenica, è cominciato lo sfoggio, un drone israeliano è stato abbattuto con un missile terra aria, gli attacchi si sono moltiplicati, e questi e altri tipi di armi hanno distrutto mura; i cittadini sono stati evacuati dalle città del nord ormai da giorni. L’esercito ha risposto purtroppo nello scambio a fuoco sono stati colpiti per caso anche due pastori libanesi, oltre a una cellula che stava lanciando un missile.

Che cosa dirà Nasrallah? Non solo il pubblico, ma anche i coprotagonisti sono molto numerosi e importanti. Il capo di Stato maggiore israeliano Herzi Halevi ha ripetuto il suo consiglio a tenersi fuori dallo scontro, pena gravi conseguenze. Netanyahu aveva già spiegato che una scelta sbagliata porterebbe all’intero Libano un disastro, l’uso simile a quello di Hamas di scudi umani già disegnò nel 2006 la sconfitta degli hezbollah in un territorio disastrato. Due notizie conducono il conflitto in uno scenario internazionale che può investire il mondo. La prima è quella di un accordo fra la Compagnia militare privata Wagner e Hezbollah: secondo il Wall Street Journal, il gruppo paramilitare starebbe fornendo un sistema di difesa aerea agli Hezbollah. La Wagner ha già i suoi uomini in Siria, già a fianco di un altro abominevole tiranno, Assad. La Russia naturalmente è dietro a tutto ciò. L’altra importante notizia rispetto alla possibilità della dimensione che potrebbe prendere la questione libanese l’ha data l’IDF: una milizia iraniana ha raggiunto il sud del Libano. È il gruppo “Imam Hussein”, anch’ essa fino ad ora impegnato in Siria. Russia e Iran così trovano qui un altro interesse comune oltre a quello per cui gli Ayatollah forniscono droni a Putin contro l’Ucraina. Nasrallah cerca insieme a Hamas la distruzione dello Stato d’’Israele, e cerca la primogenitura in questo compito. Deve tuttavia valutare alcune possibilità: a lui, che vanta un rapporto politico con lo scenario pluralistico del Libano sostenendo di farne gli interessi, sarebbe difficile sostenere una situazione in cui con una sua guerra di nuovo rovina il Libano intero, come nel 2006.  In secondo luogo, la sua sete di sangue, certo pari a quella di Hamas, non ha, dopo il prudente sgombero dei civili israeliani di tutto il nord, dove avventarsi per una strategia di terrore civile. Comunque l’ordine finale e dell’Iran. E ciò a cui anche l’Iran sta certo pensando bene, è il “don’t” di Biden che oggi si concretizza plasticamente con l’arrivo in Israele del Segretario di Stato Antony Blinken, giusto in tempo per ascoltare il suo discorso. Sullo sfondo le due portaerei e le armi americane dedicate alla difesa d’Israele. E anche la battaglia leonina che i soldati metro per metro stanno dando dentro Gaza: siamo in Medioriente. La regola è: chi è forte, secondo la cultura islamista, deve essere rispettato, il debole mangiato.

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