Quanti alibi per Hamas dalle università occidentali Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 02 novembre 2023 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «'Decolonizzazione in azione'. Dalle università occidentali quanti alibi per Hamas»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 02/11/2023, a pag. 1, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo " 'Decolonizzazione in azione'. Dalle università occidentali quanti alibi per Hamas".
Giulio Meotti
Roma. “La divisione tra ‘dominanti’ e ‘dominati’ si concretizza oggi a Gaza, agli occhi di pezzi importanti del ceto accademico e intellettuale occidentale” racconta il settimanale Point in un dossier. Anche L’Express scrive: “Politologi, sociologi, avvocati… Questi ‘utili idioti’ di Hamas”. Persino Fatah è più cauta nelle sue dichiarazioni su Hamas di Houria Bouteldja, leader degli “indigeni” della Repubblica francese e dirigente dell’Istituto del mondo arabo. Ha assicurato agli assassini del 7 ottobre la sua “fraternità militante”. Françoise Vergès, accademica decorata della Legion d’onore, 70 anni, definita da Libération la teorica della nuova decolonizzazione francese, ha salutato la “lotta legittima per la liberazione” dei palestinesi. François Burgat, islamologo di rango ed ex direttore della ricerca del Cnrs francese, ha scritto: “Resistere a un occupante è legittimo”. “Cosa pensavate che significasse la decolonizzazione?”, si domanda Najma Sharif, scrittrice somalo-americana. “La decolonizzazione non è una metafora”, continua Mahvish Ahmad della London School of Economics. “I palestinesi… si stanno ribellando contro i colonizzatori”, dice Tariq Ali della New Left Review. Intanto, sull’Atlantic, il celebre storico Simon Sebag Montefiore scrive: “L’attacco di Hamas somiglia a un’incursione mongola medievale finalizzata al massacro e ai trofei umani. Eppure, dal 7 ottobre, accademici occidentali hanno negato o addirittura celebrato gli omicidi da parte di una setta terroristica che ha un programma di genocidio antiebraico”. Come possono le persone istruite giustificare e abbracciare tale disumanità, si domanda Sebag Montefiore. “Gran parte della giustificazione per l’uccisione di civili si basa su un’ideologia alla moda, la ‘decolonizzazione’. Mi sono sempre interrogato sugli intellettuali di sinistra che sostenevano Stalin, e su quei simpatizzanti aristocratici e attivisti pacifisti che scusavano Hitler. Gli apologeti di Hamas e i negatori delle atrocità di oggi appartengono alla stessa tradizione ma in modo peggiore: hanno abbondanti prove del massacro di anziani, adolescenti e bambini, ma a differenza di quegli sciocchi degli anni 30, che lentamente sono arrivati alla verità, non hanno cambiato di un briciolo le loro opinioni”. Le idee hanno conseguenze. L’approvazione della decolonizzazione come narrazione, teoria e pratica arriva dai vertici delle università. Nel 2019, Ed Byrne, preside del King’s College di Londra, si impegnò a “decolonizzare il curriculum”. Universities UK, che rappresenta 142 università del Regno Unito, ha abbracciato pienamente l’agenda della decolonizzazione. L’Università di Leicester ha addirittura abbandonato i suoi moduli di lingua inglese e letteratura medievale nel 2021. Il Centro per gli studi coloniali sugli indigeni e sui coloni dell’Università del Kent è ancora più espressamente politico. Anche in Canada è tutto un elogio di Hamas. La York Federation of Students si è distinta con una dichiarazione in cui ha sfacciatamente applaudito i massacri del 7 ottobre come un “atto di resistenza”. Più di 120 docenti di Antropologia provenienti da tutte le principali università del Canada hanno firmato una dichiarazione che inquadra la violenza palestinese come una giusta reazione al “genocidio” e al “colonialismo” israeliani. Il dipartimento di studi di Genere della Queen’s University continua ad avere una dichiarazione di “solidarietà” sul suo sito web che trascura completamente gli attacchi del 7 ottobre e afferma che è colonialista riferirsi a Hamas come “terroristi”. Hanno iniziato a decolonizzare Newton, Darwin, Austen, Hume, Verdi e Puccini e sono finiti a fare da megafono alle Brigate Ezzedin al Qassam.
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