Antonello Guerrera
Niall Ferguson
LONDRA -Niall Ferguson, 59 anni, storico scozzese, ha visto domenica la caccia all’ebreo in Daghestan? E le stelle di David apparse sulle case degli ebrei francesi?
«I pogrom sono tornati in molte forme, come quello di Hamas il 7 ottobre scorso. Purtroppo non mi sorprende che l’antisemitismo sia riemerso violentemente.
L’islamismo antisemita unisce elementi dell’estrema sinistra e dell’estrema destra. Da storico, oggi vedo tutti i sintomi delle patologie del XX secolo. Tra queste, il ritorno di ideologie estreme, tra cui l’antisemitismo: la più letale, perché portò all’Olocausto».
L’Occidente è consapevole dei pericoli di cui lei parla?
«La minaccia posta da Hamas e altri terroristi implica un possibile secondo Olocausto. Ciò si riflette anche nelle frasi antisemite ripetute impunemente in Occidente, durante le manifestazioni pro-Palestina».
Nelle stesse manifestazioni, si chiede però anche uno Stato per la Palestina, invocato da tutti i leader.
«Con i recenti Accordi di Abramo, iniziativa soprattutto economica per dare più opportunità ai palestinesi e sottrarli alla spirale dell’estremismo, per la prima volta in 50 anni abbiamo visto le premesse di un vero, pacificomodus vivendi non solo tra Israele e l’Egitto, ma anche con altri stati arabi come quelli del Golfo. Se ora gli Accordi sono tornati in bilico, èperché i politici palestinesi, dall’Olp all’Anp fino ai gruppi estremisti, non hanno mai davvero perseguito una coesistenza pacifica con Israele. Purtroppo, i palestinesi sono vittime dei loro stessi leader».
Anche i coloni israeliani però sono accusati di estremismo, vedi le ultime rappresaglie in Cisgiordania, stigmatizzate con forza persino dal presidente americano Biden.
«Non condivido quelle azioni dei coloni. Purtroppo, però, l’Olocausto avvenne anche perché gli ebrei non reagirono ai continui attacchi e alle campagne antisemite del XX secolo.
Detto questo, non sono così pessimista: credo che una soluzione a due Stati sia ancora possibile, anche perché lo status quo è insostenibile».
Come?
«Può passare solo attraverso gliAccordi di Abramo, un po’ come successo per la pace in Irlanda del Nord, con lo sviluppo economico di Belfast ma anche della Repubblica d’Irlanda, sotto l’egida dell’Ue».
Non pensa che gli Accordi di Abramo siano moribondi, dopo il massacro del 7 ottobre?
«No. Ma li rallenteranno di uno o due anni. I sauditi e gli Emirati arabi hanno ancora molto interesse nel normalizzare le relazioni con Israele. Sanno che il petrolio non durerà per sempre, e che l’unica superpotenza tecnologica del Medio Oriente è lo Stato ebraico. Ma soprattutto, è l’unica strada possibile per la stabilità nella regione e tagliare fuori l’Iran. Teheran è il vero nemico della pace nell’area. Eppure, Joe Biden e l’amministrazione Usa hanno commesso molti errori».
Quali?
«Serve maggiore deterrenza controTeheran. Invece, Biden pensa solo a evitare ogni tipo di escalation. Ma così finirà per macchiarsi diappeasement . Biden ha creduto poco nella strategia degli Accordi di Abramo. Al contrario, ha provato a resuscitare l’accordo con l’Iran sul nucleare. Questa è una delle principali cause degli eventi catastrofici cui abbiamo assistito di recente in Medio Oriente».
Ci stiamo avviando verso una “cascata di conflitti”, come lei ha teorizzato tempo fa?
«Siamo di fronte a un asse tra Russia, Iran, Cina e Corea del Nord. Poi ci sono due grandi guerre in corso, in Ucraina e a Gaza. Una terza, a Taiwan, è una possibilità: se la Cina decidesse di attaccare, gli Usa sarebbero costretti su tre fronti. È una situazione molto complicata: Pechino è l’avversario più potente, perlomeno economicamente, che gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare nella loro Storia. Molto più dell’Urss».
L’asse democratico mondiale è sotto minaccia esistenziale oggi?
«La situazione è pericolosa come 90 anni fa. Ma abbiamo ancora un po’ di tempo per evitare un altro 1939».
«Se gli Usa si rimettono in carreggiata dal punto di vista fiscale, militare e soprattutto se applicano una forte deterrenza con Russia, Iran e Cina. Altrimenti, la Terza Guerra Mondiale sarà sempre più vicina».
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