sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
28.10.2023 Intanto la politica in Israele
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 28 ottobre 2023
Pagina: 1
Autore: Micol Flammini
Titolo: «Lapid raccoglie pomodori e segna la strada della ripartenza: Israele come un grande kibbutz»
Riprendiamo dal FOGLIO  di oggi, 28/10/2023, a pag. 1, con il titolo 'Lapid raccoglie pomodori e segna la strada della ripartenza: Israele come un grande kibbutz', l'analisi di Micol Flammini.

Micol Flammini | Festival Economia Trento 2023
Micol Flammini

Yair Lapid | Prime Minister's Office
Yair Lapid

Roma. I missili che ieri sono stati lanciati contro Israele hanno ricordato a tutti i cittadini che Hamas va avanti e ha reso la Striscia di Gaza un pericolo costante, incessante. Unità è la parola d’ordine, e tutti sono chiamati, nonostante le differenze, a ignorare le crepe. Gli israeliani lo hanno fatto subito, la politica ci ha messo un po’ di più. Yair Lapid è uno dei leader più importanti dell’opposizione israeliana, dopo l’attacco di Hamas era stato invitato dal premier Benjamin Netanyahu a entrare nel governo. Lapid ha trascorso gli ultimi anni della sua carriera politica a cercare di affermarsi come alternativa a Netanyahu, a opporsi ai partiti di estrema destra con cui il premier ha formato l’ultima sgangherata maggioranza, accettare l’invito a unirsi a tutti i suoi rivali politici deve essergli sembrato insincero e rischioso. Non l’ha pensata così l’altro oppositore di Netanyahu, Benny Gantz, l’ex ministro della Difesa che invece è entrato nel governo e ha chiesto scusa a tutti i cittadini per quanto accaduto il 7 ottobre. Netanyahu, Gantz e Lapid sono le tre facce della politica israeliana, e il lavoro di tutti e tre sarà analizzato in ogni dettaglio quando Israele, passata la crisi, cercherà le colpe. Dopo giorni di silenzio, Lapid ha capito che questi non sono i giorni dell’opposizione in Israele e ha cercato il modo di essere utile al governo pur non facendone parte. A guardare i sondaggi, Israele, che finora ha sempre continuato a votare il Likud di Netanyahu come primo partito, è alla ricerca di un nuovo leader, cerca risolutori e Lapid si è sempre confermato un tessitore, molto abile a creare alleanze, a trovare punti in comune e programmi fatti di compromessi e obiettivi. Dopo aver preso la decisione di rimanere fuori dal governo, ha capito che però in questo momento Israele ha bisogno di collaborazione. Ha stilato un piano in otto punti per riavviare il sistema istituzionale: “Non siamo qui per criticare, ma per aiutare”, ha detto Lapid. Secondo il leader di Yesh Atid, il governo non è ancora tornato in sé, ha bisogno di una guida per prestare aiuto agli sfollati, alle famiglie degli ostaggi, ai sopravvissuti, ai riservisti e ai loro parenti. La prima cosa da fare, ha detto il politico, è migliorare la comunicazione, nominare un portavoce che aggiorni quotidianamente gli israeliani. Per gli sfollati, tutti coloro che sono stati portati via dal confine con la Striscia e con il Libano per ragioni di sicurezza hanno bisogno di un programma di assistenza dettagliato. Le imprese hanno bisogno di rassicurazioni economiche. Le famiglie degli ostaggi, ma anche quelle dei riservisti e i riservisti stessi, hanno bisogno invece di supporto psicologico. E’ un paese intero in stato di necessità, in cui è facile che l’attivismo di un politico venga preso per campagna elettorale anticipata, e la decisione di Lapid di rimanere all’esterno e dare consigli non è immune alle critiche. Lapid è un giornalista poi arrivato alla politica, ricalcando la stessa parabola di suo padre, che ha descritto come un sopravvissuto all’Olocausto che ha sempre portato dietro il peso del dolore, ma con una passione intensa per la vita e la panna montata. Lapid ha perso sua sorella Michal quando era ragazzo e ha raccontato che dopo quell’incidente la sua vita è cambiata, si è fermata, è ricominciata completamente diversa, e per suo padre deve essere stato lo stesso. Quando a sua figlia invece è stato diagnosticato l’autismo, ha sentito la vita fermarsi ancora una volta, poi è ricominciata, totalmente diversa. Il 7 ottobre è il momento in cui la vita si è fermata per tutta Israele, e per chi è ricominciata, sta ricominciando, è stravolta, diversa, c’è tutta una nuova israelianità da ricostruire a partire da quel giorno: “Sarebbe un insulto per il nostro popolo se nei prossimi anni non costruissimo un mondo migliore di prima. Questa è la missione della nostra vita”. Nel frattempo Lapid si è messo a fare quello che c’è da fare, si è messo a raccogliere i pomodori perché manca chi li raccolga, si è messo a portarli al mercato, perché manca chi li porti. Dice che Israele funziona come una comunità, come un grande kibbutz.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT